La prima metà del 2025 segna un periodo delicato per le banche europee. Fattori come il taglio dei tassi d’interesse, le crescenti tensioni geopolitiche e l’imposizione di dazi da parte degli Stati Uniti influenzano i risultati finanziari degli istituti di credito. Questi elementi mettono sotto esame la tenuta del ciclo positivo nei guadagni e l’andamento degli indici azionari dedicati al comparto bancario europeo. Ecco uno sguardo approfondito alle dinamiche in corso.
Effetti del taglio dei tassi sulle banche europee
Nei primi sei mesi del 2025 le banche europee hanno dovuto fare i conti con la scelta delle banche centrali di ridurre i tassi di interesse dopo un periodo prolungato di rialzi. Questo cambiamento ha impattato in modo diretto i margini di interesse degli istituti, tradizionalmente una delle principali fonti di ricavo. Con tassi più bassi, il guadagno sul denaro prestato si è ridotto, spingendo molte banche a cercare nuove fonti.
Nuove strategie per compensare il calo dei margini
Per far fronte a questa contrazione, gli istituti hanno aumentato l’attività legata al trading e al settore delle commissioni. Quindi, si è assistito a un aumento delle operazioni sui mercati finanziari e all’offerta di servizi accessori rispetto al passato. Questa strategia ha consentito di bilanciare, almeno parzialmente, la perdita di margini dovuta al contesto dei tassi. Nonostante ciò, il rischio di un rallentamento nella crescita degli utili resta concreto, specie se i tassi dovessero rimanere bassi a lungo.
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Rischi legati alle tensioni geopolitiche e ai dazi americani
Il quadro geopolitico globale si è complicato nel corso del 2025, con crescenti attriti fra Unione europea, Stati Uniti e altre grandi potenze. Le tensioni internazionali si riflettono nel settore bancario con un aumento dell’incertezza sugli scambi internazionali e sui flussi commerciali. Le banche sono infatti sensibili agli scenari di rischio politico perché questi influenzano la domanda di servizi finanziari legati al commercio e agli investimenti esteri.
Impatto dei dazi sul credito bancario
In questa cornice, le misure protezionistiche degli Stati Uniti, come i dazi imposti su certi prodotti europei, rappresentano un ulteriore ostacolo. I dazi non solo colpiscono alcune aziende, ma creano effetti a catena sul credito bancario con una minore propensione all’investimento e al credito da parte delle imprese clienti. Alcuni analisti di Bloomberg Intelligence hanno segnalato come queste tensioni possano innescare “un’inversione di tendenza nel ciclo positivo degli utili” per le banche coinvolte. Se questa previsione si dovesse confermare, l’attuale rally dell’indice Stoxx 600 Bank potrebbe registrare una brusca frenata.
Solidità patrimoniale e strategie aziendali dei gruppi bancari
Nonostante le sfide, le banche europee si presentano con una struttura patrimoniale robusta. Il coefficiente CET1 medio supera il 14%, un dato che indica un buon livello di capitale disponibile a copertura dei rischi. Questo margine serve a far fronte sia a perdite potenziali legate a crediti difficili sia a eventuali shock di mercato.
Inoltre, diverse banche hanno avviato operazioni di fusione e acquisizione in più Paesi europei, nel tentativo di rafforzare la propria posizione competitiva e riorganizzare le risorse. Queste operazioni mirano a beneficiare di economie di scala, aprendo la strada a un consolidamento del mercato bancario.
Strategie di buyback per sostenere i titoli azionari
Un altro strumento importante è il riacquisto di azioni proprie. Le banche, approfittando di valori azionari spesso convenienti, hanno aumentato le operazioni di buyback per sostenere i prezzi dei titoli e distribuire valore agli azionisti. Questo approccio contribuisce a mantenere stabile l’andamento dei listini, nonostante le variabili esterne.
Opportunità dai depositi e prospettive per la crescita del credito
Le banche europee gestiscono depositi per oltre 13mila miliardi di euro. Questa massa di risorse rappresenta un patrimonio rilevante su cui costruire nuovi prodotti e attività. Oltre alla gestione tradizionale dei depositi, infatti, gli istituti puntano ad accrescere i prestiti bancari nel prossimo futuro.
Con un contesto di tassi più bassi, la concessione di mutui e finanziamenti aziendali dovrebbe aumentare. Lo sappiamo, questo flusso di credito è essenziale per sostenere consumi e investimenti nell’economia reale. Nei piani delle banche rientra anche una maggiore attenzione al wealth management, ovvero la gestione patrimoniale dei clienti private, usufruendo delle risorse a disposizione per diversificare i servizi e incrementare i ricavi extra.
Tuttavia, la domanda di credito dipenderà dall’andamento generale dell’economia europea e dagli sviluppi politici, fattori difficili da prevedere con certezza nel medio termine.
L’evoluzione del primo semestre del 2025 mostra un settore bancario europeo sotto pressione ma con elementi di difesa importanti. La combinazione tra contesto macroeconomico incerto e strategie di rafforzamento patrimoniale determinerà il prossimo andamento del comparto. Gli occhi restano puntati sull’impatto degli eventi geopolitici e sulle mosse delle banche centrali nei prossimi mesi.