Il territorio italiano è caratterizzato da vaste zone definite come “aree fragili” o “aree interne”, che coprono circa il 60% della superficie nazionale e ospitano poco più di un quinto della popolazione. Questi territori risentono di un isolamento crescente che tocca aspetti come l’accesso ai servizi fondamentali, la mobilità e le opportunità economiche. La Strategia Nazionale per le Aree Interne è stata concepita proprio per affrontare queste sfide, puntando a migliorare la raggiungibilità dei servizi essenziali. L’attenzione si concentra anche su nuove forme di sviluppo, come il turismo sostenibile, per contrastare lo spopolamento e rinvigorire le comunità locali.
La definizione e la mappa delle aree interne in italia
Le aree interne si individuano in base alla distanza in termini di tempo dai cosiddetti “comuni polo”, cioè quelli dotati di infrastrutture chiave come ospedali con pronto soccorso, scuole superiori complete e collegamenti di trasporto. Nell’ambito della Snai, queste aree vengono classificate in diverse categorie che partono dalle cosiddette “aree di cintura” fino ad arrivare alle “ultra-periferiche”, dove il tempo di percorrenza supera i 75 minuti.
L’Atlante delle Aree Interne, preparato dall’Agenzia per la Coesione Territoriale, individua quasi 2.000 comuni sparsi in 72 aree-progetto. Il ciclo di programmazione 2021-2027 prevede interventi in territori che ospitano oltre due milioni di persone. Questa classificazione conferma come l’accesso ai servizi in molte zone non sia soltanto una questione di distanza geografica, ma rappresenti una criticità strutturale che contribuisce a determinare un’ampia serie di problematiche sociali ed economiche.
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Isolamento causato da problemi di mobilità e servizi
Gli ostacoli legati alla mobilità e alla presenza ridotta di servizi pubblici, come i trasporti, aggravano il senso di isolamento. Nel tempo questo si traduce in una perdita di attrattività per le aree interne, che influisce soprattutto sui giovani e rende difficile trattenere o attirare nuovi residenti.
Lo spopolamento e l’invecchiamento demografico nelle aree fragili
Un fenomeno che emerge con particolare evidenza riguarda la diminuzione della popolazione nelle aree interne, con alcune zone dell’entroterra, per esempio nelle regioni umbra e marchigiana, che hanno visto crollare il numero dei residenti di oltre il 9% tra il 2011 e il 2021. Nei comuni montani, questa flessione è ancora più marcata.
Parallelamente la struttura demografica mostra un progressivo squilibrio: gli over 65 superano in numero i giovani sotto i 30 anni. Questo rappresenta un serio problema per la tenuta delle comunità locali. Il calo dei giovani riduce la forza lavoro e mina la vitalità sociale. Chi abita queste aree affronta la chiusura di attività commerciali e servizi, con ricadute negative sul tessuto relazionale e sulle opportunità quotidiane. La crisi demografica ha ricadute economiche e sociali silenziose ma tangibili.
Il declino dei servizi pubblici e le sue conseguenze
Ad aggravare la situazione contribuisce la riduzione delle corse di trasporto pubblico e la chiusura di presidi sanitari e scolastici, che rende difficoltoso l’accesso ai servizi principali. Le condizioni di isolamento scoraggiano chi dovrebbe rimanere o investire, alimentando un circolo vizioso di declino difficile da interrompere.
Strategie per valorizzare le aree interne tra turismo e innovazione sociale
Oltre ai criteri geografici adottati, dovrebbero intervenire analisi più mirate per valorizzare carattere e potenzialità specifiche dei territori. È cruciale costruire partenariati che coinvolgano Stato e imprese locali, ampliando i settori trainanti. Il turismo è un esempio chiaro di come si possano creare nuove opportunità, favorendo una distribuzione più equilibrata del flusso turistico.
Un’attenzione particolare va alla destagionalizzazione, che può indirizzare turisti dalle città d’arte verso borghi e territori interni in periodi meno affollati. Il Ministero del Turismo ha inserito nei suoi programmi il potenziamento di questa offerta, riconoscendo la possibilità di sostenere le economie locali e di mantenere vive le comunità. Nelle aree del centro Italia segnate da una crisi produttiva, ma ricche di tradizioni in agricoltura e artigianato, il turismo può diventare una leva concreta.
Accesso ai fondi europei e nazionali per lo sviluppo
Il miglior accesso a fondi europei o nazionali rappresenta un altro nodo importante. Molte piccole realtà faticano a ottenere credito, ma i finanziamenti pubblici possono servire a far nascere o sviluppare attività turistico-culturali e a rafforzare le filiere tradizionali. Superare questa barriera economica è fondamentale per sbloccare risorse locali e offrire nuove prospettive.
Il turismo alternativo come strumento per fermare l’emigrazione giovanile
Le aree interne offrono una base naturale e culturale adatta a un turismo che esca dai percorsi di massa. Cammini, itinerari naturalistici, esperienze gastronomiche e visite culturali sono già presenti, ma necessitano di un sostegno maggiore per ampliare la loro attrattività.
Questo tipo di turismo, oltre a portare risorse dirette, può offrire nuove occasioni di lavoro e formazione per i giovani, contribuendo a ridurre l’esodo verso centri urbani più grandi. Le ricchezze ambientali e storiche locali rappresentano un punto di forza che, se valorizzato con continuità, può imprimere un cambio di passo alle zone interne.
Progettare iniziative per un rilancio sostenibile
La sfida rimane quella di progettare iniziative mirate, che superino interventi episodici o frammentari, e costruiscano basi solide per un rilancio sostenibile. In questo modo l’Italia interna non sarebbe più vista come un territorio in fuga, ma come uno spazio capace di accogliere e attrarre risorse ed energie nuove.