La vicenda giudiziaria legata alla morte di Chiara Poggi torna sotto i riflettori con nuove dichiarazioni diffuse questa mattina a Rai1, nella trasmissione Storie Italiane. Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, ha espresso una posizione netta sulla presunta colpevolezza di Alberto Stasi, ribadendo che entrambi i protagonisti del caso restano innocenti. Le sue osservazioni puntano a sottolineare la mancanza di verifiche fondamentali nelle indagini e a mettere in dubbio alcune versioni in aula. Il punto centrale riguarda soprattutto la modalità con cui Stasi avrebbe agito quella mattina.
Dubbi sulle indagini svolte e la versione di alberto stasi
Secondo Lovati, le ricostruzioni ufficiali non hanno ancora chiarito punti cruciali. Il legale ha sottolineato che la testimonianza raccolta da Alberto Stasi poco dopo il fatto, quella rilasciata nei giorni di sommarie informazioni testimoniali, non corrisponde ai dati emersi in seguito. Il racconto di Stasi riporta che lui, dopo una telefonata senza risposta a Chiara, si sarebbe diretto a casa sua. Non trovando nessuno ad aprire il portone, avrebbe scavalcato l’inferriata della villetta in via Poggi. Una volta dentro, Stasi avrebbe visto quella che non era un cadavere, ma una persona probabilmente ancora in vita, quindi sarebbe uscito ed avrebbe chiamato i carabinieri. Però, a detta di Lovati, questa chiamata appare priva di logica, senza un nesso chiaro con la situazione.
Mancanza di verifiche fondamentali nelle indagini
Questa discrepanza, secondo il legale, richiedeva un controllo più approfondito ma non è mai stato fatto. Sarebbe stato utile realizzare un esperimento giudiziale per verificare le affermazioni di Stasi, portandolo sul posto nel pomeriggio per capire esattamente dove avrebbe scavalcato. Un’azione di questo tipo avrebbe permesso di rilevare impronte o individuare tracce che confermassero o smentissero la sua versione. In assenza di questo controllo, molte domande restano aperte e le piste investigative si sono chiuse prematuramente.
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L’importanza delle prove materiali: scarpe pulite e mancanza di impronte
Lovati ha prestato particolare attenzione alle condizioni delle scarpe di Stasi in quella giornata fatale. Queste erano pulite, aspetto che per lui significa, in modo logico e diretto, che il giovane non è salito nell’abitazione, quindi non è entrato come aveva descritto. Quel dettaglio ha un peso notevole nelle ricostruzioni degli eventi, perché contraddice la narrazione ufficiale e fa immaginare un coinvolgimento diverso di quello finora ipotizzato.
Il legale ha inoltre sottolineato come la presenza o meno di impronte digitali o di calzature sulla scena avrebbe potuto aprire strade di indagine differenti. In presenza di una bugia, non sempre c’è volontà di nascondere un reato, ma può essere il segnale di elementi rimasti nascosti o di testimonianze pilotate. Questo aspetto è cruciale per non interrompere indagini che in realtà potrebbero aiutare a definire una verità più vicina ai fatti reali.
Scarpe pulite come indicatore di innocenza
La pulizia delle scarpe rappresenta quindi un elemento chiave nelle contestazioni di Lovati e mette in discussione alcuni passaggi delle indagini ufficiali.
La convinzione di lovati: un sicario dietro la morte di chiara poggi
Dalla parole del legale emerge una convinzione molto chiara: il responsabile della morte di Chiara Poggi non è alcuno dei due indagati principali presi in esame finora, ma un terzo, un sicario. Lovati ha fatto una distinzione netta tra il ruolo delle persone coinvolte, indicando che la pista dell’assassino professionale non è stata sufficientemente esplorata dalle autorità.
Questa posizione, espressa senza titubanza, pone l’attenzione su limiti più ampi nel lavoro investigativo e suggerisce di rivedere le dinamiche della vicenda, in particolare le responsabilità e le prove concrete. L’avvocato ha sottolineato di parlare da cittadino oltre che da difensore, rimarcando così quanto la sua opinione si basi anche su dubbi legati al metodo investigativo più che a tatticismi legali.
Vicenda ancora aperta e controversa
Lo svolgersi degli eventi e le dichiarazioni riportate oggi riflettono il clima complesso di uno dei casi più discussi negli ultimi anni in Italia. Le contestazioni sulle prove e sui ricostruzioni lasciano aperte diverse strade che, senza approfondimenti adeguati, rischiano di non chiarire mai del tutto cosa sia accaduto davvero nella villetta di Garlasco nel 2007.