Lavori di riqualificazione a Gela portano alla luce sei tombe arcaiche con corredi funerari

Lavori di riqualificazione a Gela portano alla luce sei tombe arcaiche con corredi funerari

A Gela, in provincia di Caltanissetta, durante i lavori all’orto Pasqualello sono state scoperte sei tombe arcaiche con corredi funerari e lastre architettoniche riutilizzate, rivelando aspetti della società antica.
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Durante i lavori di riqualificazione dell'orto Pasqualello a Gela (Caltanissetta) sono state scoperte sei tombe arcaiche risalenti al V-VI secolo a.C., con corredi funerari e particolari elementi costruttivi che offrono nuove informazioni sulla storia e la società antica della città. - Gaeta.it

Nel corso degli interventi di riqualificazione urbana a Gela, in provincia di Caltanissetta, è venuta alla luce una scoperta archeologica di rilievo: sei tombe arcaiche, datate tra il V e il VI secolo a.C., sono state portate alla luce durante gli scavi dell’orto Pasqualello. L’area, interessata da archeologia preventiva sotto la supervisione della soprintendenza ai beni culturali locale, ha rivelato corredi funerari e particolari elementi costruttivi che offrono nuove informazioni sul passato antico della città siciliana.

Il rinvenimento delle tombe durante i lavori di riqualificazione dell’orto pasqualello

Nel dicembre 2024, durante i lavori di ammodernamento e sistemazione dell’orto Pasqualello a Gela, sono emerse sei tombe di epoca arcaica. Il ritrovamento è avvenuto nel corso di indagini archeologiche preventive disposte dalla soprintendenza ai beni culturali di Caltanissetta, secondo la normativa che tutela il territorio da possibili danni a reperti storici durante i lavori pubblici. Le tombe, con corredi associati, appartengono a due individui adulti e due bambini già identificati, mentre le altre due restano sotto studio per una classificazione più precisa.

Caratteristiche particolari delle tombe

Le sepolture presentano una particolarità costruttiva: sulle tombe sono state ritrovate lastre ricavate da elementi architettonici decorativi, noti come “kalypter egemon”. Si tratta di frammenti presumibilmente provenienti da templi antichi, riadoperati come coperture tombali. Questo tipo di uso testimonia l’importanza del luogo e riflette pratiche funerarie inconsuete nella necropoli. La tecnologia e le modalità di sepoltura suggeriscono una popolazione con solide radici culturali e una certa ricchezza, almeno nel contesto locale.

Gli archeologi hanno mostrato particolare interesse per la tomba numero 1, dove sono stati trovati due piccoli contenitori in ceramica usati per riti funebri. Qui il corpo umano originario è stato rimosso in tempi remoti, ma il corredo è rimasto intatto. Si ipotizza che un evento ambientale come una colata di fango o argilla abbia sigillato la tomba, proteggendo gli oggetti contenuti e fissando così la scena della sepoltura in modo eccezionale.

Le indagini sugli oggetti ritrovati e la possibile organizzazione sociale degli antichi geloi

Il contesto archeologico intorno alle tombe offre indizi sulle abitudini della comunità di Gela in età arcaica. Gli oggetti raccolti includono anfore e un cratere, utili per comprendere la funzione dell’area e le pratiche rituali o quotidiane legate allo spazio. Questi reperti rinvenuti in un’incisione su roccia tenera fanno pensare che la zona fosse frequentata sia per cerimonie funerarie che per attività domestiche.

Gli esperti avanzano l’ipotesi che gli individui sepolti potessero appartenere allo stesso nucleo familiare. La collocazione delle tombe e la presenza di corredi speciali confermerebbe questa idea, ma ulteriori scavi dovranno fornire dati più definitivi. La necropoli, un tempo estesa e complessa, continua a restituire dettagli sulle dinamiche sociali, sulle relazioni tra individui e forse anche sulle gerarchie esistenti nella società antica.

Il contesto storico di Gela

Le tombe scoperte a Gela si inseriscono in uno scenario più ampio di colonizzazione greca in Sicilia. Gela stessa era una colonia fondata nel corso del VII secolo a.C., con una forte influenza culturale e commerciale. Le sepolture recentemente trovate aiutano a ricostruire le abitudini funerarie, i rituali e gli strumenti di vita, fornendo un quadro più definito di come viveva e organizzava la propria esistenza la popolazione dell’epoca.

Il valore storico e l’impegno per la tutela dei beni culturali a Gela

La scoperta ha suscitato l’attenzione delle istituzioni locali e degli esperti di beni culturali. Daniela Vullo, soprintendente ai beni culturali di Caltanissetta, ha sottolineato l’importanza di proseguire con i lavori di riqualificazione conservando e valorizzando i reperti archeologici emersi. L’assessore ai beni culturali della Regione Sicilia, Francesco Paolo Scarpinato, ha confermato l’impegno del governo regionale nel collaborare con il comune di Gela per tutelare il patrimonio.

Questo ritrovamento conferma il ruolo cruciale di Gela nel contesto storico mediterraneo. La città ha rappresentato per secoli un punto di incontro tra culture diverse, custode di una storia ancora da ricostruire in tutte le sue sfaccettature. Ogni elemento riportato alla luce si somma a precedenti ritrovamenti, componendo un quadro più dettagliato della vita antica, unite alla natura e al commercio.

Le indagini proseguiranno con l’obiettivo di chiarire l’organizzazione della necropoli e la composizione sociale di Gela in quel periodo. L’esperienza al Pasqualello dimostra come il patrimonio archeologico possa convivere con lo sviluppo urbanistico, mantenendo viva la memoria storica in una città che continua a riservare sorprese dal passato.

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