La fabbrica Stm di Agrate Brianza, in provincia di Monza Brianza, è al centro di una mobilitazione sindacale per il piano industriale previsto dal gruppo. Circa 800 lavoratori hanno aderito allo sciopero indetto dalla Rsu, organizzando un presidio davanti ai tornelli per manifestare il loro dissenso. Il segretario generale della Fiom-Cgil della Brianza, Pietro Occhiuto, ha commentato duramente la situazione, sottolineando la determinazione dei dipendenti a difendere il sito.
lo sciopero e la mobilitazione dei lavoratori di Stm
L’azione di protesta dei dipendenti Stm si è concretizzata con uno sciopero che ha visto l’adesione compatta di 800 persone. Il presidio davanti all’ingresso dell’azienda ha rappresentato un momento di forte coesione tra lavoratori e lavoratrici, che si oppongono al piano industriale ritenuto inaccettabile. La scelta di fermare le attività e di manifestare in modo visibile è un segnale chiaro che la fabbrica non intende subire passivamente tagli o modifiche che mettano a rischio posti di lavoro o compromettano la produttività.
L’iniziativa è stata annunciata e supportata dalla rappresentanza sindacale unitaria, che ha voluto mettere in evidenza come la fabbrica di Agrate rappresenti un sito storico e strategico per il gruppo e per il territorio. I lavoratori partecipanti hanno espresso la propria volontà di opporsi a un piano che, a loro avviso, ridurrebbe l’attività produttiva e indebolirebbe le competenze interne accumulate nel tempo.
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le critiche al piano industriale secondo la Fiom-Cgil Brianza
Pietro Occhiuto, segretario generale Fiom-Cgil della Brianza, ha definito il piano industriale “inaccettabile”. Il sindacalista ha spiegato che il progetto presentato non tutela i posti di lavoro, manca di una visione a lungo termine e non valorizza le capacità tecniche e professionali dei lavoratori. Per Occhiuto, si tratta di un piano che rischia di ridimensionare un sito cruciale, senza fornire garanzie sul futuro di Agrate.
Nel suo intervento, il sindacalista ha ribadito che la Fiom ha già sollevato le proprie preoccupazioni nelle sedi istituzionali competenti, senza ricevere risposte soddisfacenti. Ora la protesta passa “dalla fabbrica”, con un messaggio forte rivolto sia all’azienda sia alle autorità pubbliche. La richiesta principale consiste nella revisione del piano industriale, che dovrebbe essere discusso pubblicamente alla presenza di tutte le parti coinvolte.
Le richieste sindacali e la posizione nei confronti di governo e azienda
La Fiom, attraverso la voce di Occhiuto, chiede al governo e alla direzione di Stm di prendersi le proprie responsabilità. Secondo il sindacalista, non basta osservare passivamente la situazione, ma servono decisioni “coraggiose” e un programma concreto che porti investimenti sul sito di Agrate. L’obiettivo è mantenere e potenziare la capacità produttiva e industriale, proteggendo al tempo stesso l’occupazione.
Il sindacato insiste perché la proposta economica sia riscritta e orientata verso una prospettiva sostenibile e duratura, che tenga conto delle reali competenze presenti in fabbrica e del valore del territorio. Finché non arriverà una proposta diversa, le mobilitazioni continueranno, con un impegno ancora più forte e deciso da parte dei lavoratori.
Lo sciopero come segnale di protesta e difesa della dignità
Il segretario Fiom della Brianza ha sottolineato che lo sciopero non rappresenta solo un blocco delle attività produttive, ma un vero e proprio segnale rivolto a chi governa e dirige l’azienda. Da ora in poi chi non ascolterà le istanze dei lavoratori, dovrà fare i conti con una resistenza netta e consapevole. La protesta è motivata dalla consapevolezza del valore del lavoro svolto e dalla necessità di difendere non solo i posti di lavoro ma anche la storia e il ruolo strategico di Agrate Brianza nel panorama industriale italiano.
A Agrate la protesta è la testimonianza che una parte consistente dei dipendenti non accetta passività, ma pretende dialogo e soluzioni concrete. Lo sciopero costituisce un punto di partenza per una mobilitazione più ampia, pronta a trasformarsi in una voce influente nelle future scelte aziendali e istituzionali.