L’assemblea generale di confindustria alto adriatico ha formalizzato oggi la nomina di dieci nuovi rappresentanti nel consiglio generale, riconfermando contemporaneamente i collegi dei probiviri e dei revisori contabili. La giornata ha fornito occasione al presidente michelangelo agrusti per un’ampia riflessione sulle sfide che affrontano le imprese sia a livello locale, sia nazionale, con particolare attenzione alle criticità che frenano la crescita e la competitività, come il costo dell’energia e la crisi dell’Ilva.
Nomine e riconferme nell’assemblea generale
L’assemblea di oggi ha ratificato la proposta dello scorso consiglio di presidenza, che prevedeva la presenza di dieci nuovi rappresentanti nel consiglio generale di confindustria alto adriatico. Contestualmente, sono stati confermati, senza modifiche, i membri dei collegi dei probiviri e dei revisori contabili. Questi ultimi hanno il compito di vigilare sulla correttezza delle procedure interne e sulla condizione finanziaria dell’associazione.
L’impostazione dell’assemblea, oltre agli adempimenti statutari, ha posto le basi per discutere lo stato del sistema industriale, preso in modo concreto, senza giri di parole. In particolare, il presidente agrusti ha sottolineato come si debbano affrontare problemi reali che pesano sulle imprese, con una particolare attenzione alle condizioni che riguardano il territorio alto adriatico e più in generale l’intero sistema industriale italiano.
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L’impatto del costo dell’energia sulla competitività delle imprese italiane
Nel suo intervento, michelangelo agrusti ha evidenziato la questione energetica come una delle più stringenti per il sistema produttivo nazionale, definendola come un “dazio interno” che il paese si impone da solo e che sotto molti punti di vista mette in difficoltà le imprese italiane. I prezzi elevati dell’energia, ha spiegato, rendono più difficile sostenere una competizione pari con paesi europei come Germania, Francia e Spagna, dove il costo di questa voce risulta meno gravoso.
L’argomento è centrale perché, di fronte a un mercato globale, il rincaro energetico influisce direttamente sulla produzione, sui margini di guadagno e quindi sulla capacità di investimento e innovazione. L’aumento dei costi coinvolge le aziende nei settori più energivori, tra cui l’industria metalmeccanica e siderurgica, che rappresentano una fetta significativa del tessuto produttivo del nord-est. Agrusti ha insistito sulla necessità di individuare strumenti che tutelino le imprese italiane, riducano il peso di queste spese e rendano possibile un confronto più equo con gli altri competitor europei.
La crisi dell’Ilva e la proposta di rinazionalizzazione
Un passaggio rilevante del discorso ha riguardato la situazione dell’Ilva, impianto strategico nell’ambito siderurgico nazionale, che secondo agrusti attraversa una fase critica. Ha chiesto esplicitamente una rinazionalizzazione dell’azienda con l’obiettivo di riportare la produzione sotto il controllo diretto dello stato italiano.
Il presidente di confindustria alto adriatico ha argomentato che senza una siderurgia nazionale solida e funzionante non sarà possibile sostenere il riarmo, uno scenario che l’Italia deve considerare alla luce delle attuali sfide politiche e geopolitiche. Inoltre, ha richiamato l’importanza di mantenere un settore siderurgico nazionale competitivo per supportare anche la cantieristica, settore cruciale di esportazione e occupazione in aree come il nord-est.
Aree produttive come “zone militari invalicabili”
Inoltre, agrusti ha avanzato una proposta che va oltre: definire alcune aree produttive, tra cui gli impianti per la produzione di energia e di acciaio, come “zone militari invalicabili”. Secondo lui queste aree devono essere messe al riparo da interferenze esterne, politiche o di mercato, per garantire la loro stabilità e continue attività a favore dell’interesse nazionale.
Il progetto ghana come modello per affrontare la carenza di manodopera
Tra le criticità affrontate dall’assemblea c’è anche la carenza di manodopera, un problema che riguarda molte imprese, italiane e alto adriatiche in particolare. La confindustria locale ha avviato il progetto ghana che punta su integrazione e formazione per inserire lavoratori stranieri nel tessuto produttivo.
Questa iniziativa, nata come una risposta concreta ai bisogni delle aziende, si basa su un percorso formativo mirato per facilitare l’inserimento lavorativo e l’adattamento culturale. Agrusti ne ha parlato come di una “scommessa vinta” che adesso ha spinto a esportare il modello in altre regioni d’Italia.
Visita del ministro del ghana a pordenone
A conferma dell’interesse verso questo progetto, è prevista a Pordenone la visita del ministro dell’agricoltura e della pesca del Ghana. L’incontro offrirà l’occasione di discutere nuove collaborazioni e possibili sviluppi di questa esperienza, che, partendo da un’esigenza locale, potrebbe diventare un esempio per altre zone del paese alle prese con la mancanza di personale qualificato.
L’assemblea ha dunque rappresentato una tappa importante non solo per definire incarichi e rappresentanze, ma anche per ribadire le emergenze dell’industria italiana, senza tralasciare idee e soluzioni concrete che provano a far fronte a difficoltà crescenti.