Il dibattito interno alla Chiesa cattolica su come si vive la prospettiva di diventare papa assume spesso toni diversi rispetto alla politica. L’arcivescovo López Romero ha espresso con chiarezza il suo punto di vista su questo tema delicato e poco discusso, delineando la differenza culturale e attitudinale tra ecclesiastici e politici quando si tratta di candidarsi a una posizione di potere.
Il rifiuto dell’ambizione personale nel percorso verso il soglio pontificio
López Romero ha spiegato che nella Chiesa cattolica la nomina al soglio pontificio non è qualcosa da cercare o ambire attivamente. Ha sottolineato che accettare l’incarico è un atto di servizio che si compie solo se la comunità ecclesiastica lo richiede. L’idea di aspirare al ruolo di papa, a suo dire, è inesistente nell’ambiente dei cardinali e dei vescovi, anche se molti esterni fanno fatica a crederlo. Nel suo discorso, l’arcivescovo ha voluto eliminare ogni equivoco collegando il rifiuto di coltivare ambizioni personali a una forma di umiltà e responsabilità che caratterizza l’elezione pontificia. Ha detto con ironia che, “se dovesse essere lui a ricevere la chiamata, dire ‘no’ non sarebbe un’opzione.”
Un modello differente rispetto alla politica
Questa posizione è in netto contrasto con quanto accade nella sfera politica tradizionale, dove gli aspiranti leader si candidano in modo esplicito, presentandosi con milioni di promesse e programmi. Nella chiesa, invece, la figura del successore di Pietro si crea per scelta collettiva e non per domanda personale. La messa a disposizione è passiva e risponde a un senso del dovere più che a una domanda pubblica. Lo stesso López Romero ha usato questo esempio per evidenziare come la chiesa si manterrebbe in equilibrio evitando giochi di potere e gare ambiziose.
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Una cultura ecclesiastica che rifiuta la competizione per il potere
L’arcivescovo ha fatto notare a più riprese come dentro la struttura ecclesiastica regni un atteggiamento differente rispetto al mondo politico. I candidati politici spesso si presentano con campagne pubbliche, cercano consenso e fanno di tutto per conquistare voti o appoggi. Nel caso pontificio, invece, non si registrano candidature aperte o ricerche di visibilità. Il conclave è un meccanismo riservato e basato sul discernimento, un voto fatto a porte chiuse del collegio dei cardinali.
Il potere come servizio e non come prestigio
Questa distinzione mostra anche il diverso rapporto con il potere, visto nella chiesa come servizio umile e necessario a tutta la comunità. Non è un mezzo per ottenere prestigio o controllo. Nel suo discorso, López Romero ha rimarcato questo punto per spiegare che la Chiesa si distingue proprio perché non dà spazio a meccanismi di lobbying o ambizioni personali sfrenate. Il ministro religioso rimane un punto di riferimento spirituale e non un uomo politico.
Il contrasto con la politica si riflette nella percezione dell’opinione pubblica. Spesso si pensa che nella chiesa serva ambizione per arrivare ai vertici ma, dalle parole dell’arcivescovo, emerge una realtà diversa: l’elemento spirituale e la chiamata al servizio sono al centro di questa scelta. Chi ricopre tali ruoli lo fa consapevolmente, senza cercare attivamente la carica. L’arcivescovo ha voluto mandare un segnale chiaro: “la leadership ecclesiastica nasce dalla responsabilità, non dall’ambizione.”
Il peso del servizio come unica vera motivazione per un papa futuro
Secondo López Romero, chi assume la guida della Chiesa lo fa per un invito esterno, un tipo di incarico che richiede abbandonare ogni progetto personale e accettare un servizio al di sopra delle proprie volontà. Ha ricordato che questa presa di responsabilità richiama l’idea di un mandato che non si può rifiutare, anche se non espresso formalmente in termini giuridici. Questa posizione umile e di servizio determina le modalità di elezione e comporta un rapporto con le responsabilità fondato su valori più che su ambizioni.
Servizio come forza morale
Il concetto di servizio in questo contesto assume un peso molto concreto. Non è un segno di debolezza ma di forza morale. Chi viene scelto per guidare la chiesa deve mettere da parte ogni naturale inclinazione al potere personale e rispondere solo a una chiamata che viene dall’esterno. Questo tipo di responsabilità si riflette nei suoi impegni e nella sua condotta pubblica.
López Romero ha voluto ribadire questo aspetto anche davanti a chi mantiene sospetti sul meccanismo di elezione pontificio. Ha distribuito in modo chiaro i ruoli: la scelta non nasce da volontà individuali ma da una decisione collettiva – guidata da una logica spirituale e precisa. La rinuncia a cercare la carica è parte del codice degli ecclesiastici, perché tra loro non esiste competizione apparente per diventare papa.
Una visione diversa dal modello politico per le leadership religiose
Il confronto tra il modo in cui la Chiesa e la politica gestiscono l’accesso al potere emerge come il tema centrale nei discorsi di López Romero. La politica si muove tra candidati che cercano consensi, promettono cambiamenti e dichiarano apertamente il proprio interesse a guidare una comunità o uno stato. Al contrario, la chiesa segue un processo creativo che si basa su un criterio distinto, una via interna che sottrae la leadership a giochi di interesse personale.
Una linea di demarcazione importante
Questa differenza segna anche una linea di demarcazione importante nella natura stessa dei ruoli. Le leadership pubbliche sono spesso legate a logiche di consenso, popolarità o interesse. I ruoli nel clero rispondono a necessità di guida spirituale, una chiamata a un impegno più alto. L’arcivescovo ha evidenziato come non ci sia spazio per manifestazioni di ambizione esplicita tra i cardinali o le figure che potrebbero aspirare al soglio pontificio.
Con queste parole López Romero ha aperto uno sguardo su come funzionano gli equilibri di potere nella Chiesa cattolica oggi, un sistema che si regge sulla funzione spirituale e vuole evitare le dinamiche legate alla ricerca personale di potere. Un approccio che fa della rinuncia all’ambizione personale il fondamento per accettare ruoli di comando.