L'aps interviene sul recupero dei buoni pasto: il dibattito acceso tra sindacati e azienda

L’aps interviene sul recupero dei buoni pasto: il dibattito acceso tra sindacati e azienda

L’APSS avvia il recupero retroattivo dei buoni pasto, suscitando proteste sindacali per le tempistiche inadeguate e la mancanza di dialogo, mentre emergono problematiche legate all’uso improprio dei buoni.
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L'aps interviene sul recupero dei buoni pasto: il dibattito acceso tra sindacati e azienda - Gaeta.it

L’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari ha avviato un’iniziativa controversa per il recupero retroattivo degli importi dei buoni pasto utilizzati in modo inadeguato dal personale. Questa azione, anticipata da una circolare di dicembre firmata dalla responsabile del personale Paola Ciurletti, ha suscitato reazioni forti, in particolare da parte dei sindacati. Le preoccupazioni si concentrano sul tempo limitato concesso per utilizzare questi buoni, motivo di tensione tra le due parti.

La questione del recupero dei buoni pasto

A metà gennaio, il sindacato Cisl Funzione Pubblica ha espresso contrarietà rispetto alla decisione dell’APSS di recuperare le somme per l’errato utilizzo dei buoni pasto. Secondo il sindacato, il termine di un’ora per l’utilizzo del buono è ritenuto inadeguato. Infatti, ciascun dipendente ha la possibilità di utilizzare il buono un’ora prima di iniziare il turno di lavoro o un’ora dopo la registrazione dell’uscita. Questo approccio rappresenta una sfida notevole per molti, in particolare per i pendolari, che trovano difficile allineare i propri tempi di lavoro e le esigenze familiari con la durata limitata per l’uso del buono.

La situazione si complica ulteriormente per chi lavora nei pressi di strutture come l’ospedale S. Chiara di Trento, dove il tempo per pranzare in un locale può scorrere rapidamente, rendendo impossibile rispettare la finestra di un’ora stabilita. Questo sistema è stato definito insoddisfacente da vari lavoratori, i quali si trovano spesso a dover rinunciare all’uso del buono o a dover “regalare” minuti all’azienda, un aspetto sottolineato da Giuseppe Pallanch, segretario provinciale della Cisl Fp.

Le reazioni dei sindacati e l’assenza di dialogo

Giuseppe Pallanch ha denunciato la mancanza di risposta da parte dell’APSS riguardo le preoccupazioni espresse dal sindacato. Nonostante la gratitudine espressa dai dirigenti in occasione dell’emergenza Covid-19, il trattamento riservato ai lavoratori ora sembra contrastare con quell’apprezzamento. Pallanch ha messo in evidenza come la sanità trentina sia confrontata con sfide ben più urgenti, come la carenza di personale o la necessità di attrezzature e materiali adeguati, necessari per garantire un servizio sanitario di qualità, fondamento dell’autonomia provinciale.

Questa situazione non solo alimenta frustrazione all’interno del personale sanitario, ma pone anche interrogativi su come l’APSS possa rivedere le sue politiche e riconoscere il contributo dei propri dipendenti, specialmente in tempi difficili e durante le emergenze sanitarie. La protesta arriva in un momento in cui la sanità ha bisogno di coesione e riconoscimento del lavoro svolto.

Doppio utilizzo dei buoni pasto: un’ulteriore complessità

Oltre alle questioni già menzionate, ci sono anche casi in cui i buoni pasto sono stati utilizzati in maniera impropria, nonostante il personale avesse anche usufruito del servizio mensa. In questi casi specifici, il sindacato Cisl Fp concorda sull’opinione dell’APSS, considerandola in violazione dell’intesa che regola l’uso dei buoni. La problematica del “doppio utilizzo nello stesso giorno” mette in luce l’importanza di definire chiaramente le politiche relative ai buoni pasto, in modo che non ci siano ambiguità o confusioni.

Questa situazione richiede un’interazione fruttuosa tra i rappresentanti sindacali e la direzione dell’APSS, per garantire un equilibrio che tuteli sia i diritti dei lavoratori sia le necessità organizzative dell’azienda. Concentrare gli sforzi su queste problematiche potrebbe portare a una maggiore soddisfazione tra il personale e a una gestione più equa delle risorse. La tensione attuale non fa bene a nessuna delle parti coinvolte, e un dialogo aperto potrebbe risultare vantaggioso per il futuro della sanità provinciale.

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