La tensione tra Stati Uniti e Unione europea sui dazi ha rischiato di trasformarsi in una vera e propria guerra commerciale, con potenziali effetti devastanti per l’economia italiana. La mediazione di Giorgia Meloni ha giocato un ruolo centrale nel deflettere lo scontro che sembrava ormai imminente. Nei giorni caldi di maggio 2025 la posta in gioco ha coinvolto direttamente Roma, vista la rilevanza dell’export verso gli States, e gli sviluppi di questa vicenda hanno riacceso il dibattito sulle strategie italiane e comunitarie nelle relazioni economiche transatlantiche.
La minaccia di dazi al 50% e le conseguenze sull’export italiano
La mini-crisi è esplosa venerdì scorso, quando Donald Trump ha annunciato l’introduzione di dazi doganali al 50% sui beni europei, a partire dal primo giugno. Questo incremento delle tariffe avrebbe colpito duramente il Made in Italy, molto esposto al mercato statunitense. Roma rappresenta il secondo esportatore verso gli States dopo Berlino, e le nuove tariffe avrebbero aggravato i costi per le imprese italiane e spinto all’impennata i prezzi al consumatore americano. Alcuni prodotti come il parmigiano reggiano, esportato a circa 15 dollari al chilogrammo e rivenduto negli Usa a quasi 47 dollari, rischiavano di diventare ancor meno competitivi. L’effetto immediato si è tradotto in un clima di panico nei mercati e preoccupazioni a Palazzo Chigi, situazione che spingeva a cercare una soluzione rapida e a scongiurare un’escalation dannosa.
Il ruolo di giorgia meloni come intermediaria nelle trattative con trump e von der leyen
Preoccupata per le ricadute economiche e politiche, Giorgia Meloni ha deciso di intervenire direttamente, sfruttando quel che ha definito il suo rapporto “privilegiato” con Donald Trump. Nei giorni precedenti all’annuncio del tycoon, Meloni aveva già avuto più contatti con lui, in particolare per discutere della guerra in Ucraina e degli eventuali negoziati che avrebbero potuto coinvolgere il Vaticano. Venerdì, consapevole del vicolo cieco in cui le trattative sui dazi si erano impantanate, Meloni ha scelto di chiamare Washington per sondare il terreno. Durante la telefonata con Trump, la premier italiana ha ascoltato le frustrazioni del presidente statunitense, che lamentava l’immobilismo della burocrazia Ue e il difficile coordinamento dei 27 Stati membri. Meloni ha quindi sottolineato che l’export verso gli Usa non solo giova all’italia ma genera margini rilevanti anche per il mercato americano, mettendo in chiaro che colpire con dazi del 50% avrebbe gravi ripercussioni per entrambi.
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La strategia di comunicazione e il dialogo tra von der leyen e la casa bianca
Dopo l’intervento di Meloni la telefonata decisiva tra la presidente della commissione europea Ursula von der Leyen e la Casa Bianca è arrivata domenica sera, con quasi due giorni di distanza dall’ultimo contatto diretto tra Meloni e Trump. Nel frattempo Palazzo Chigi ha scelto di non mantenere attivi i contatti diretti con Trump per evitare ripercussioni negative sull’accordo che si stava delineando. La chiamata di von der Leyen ha avuto esito positivo, con Trump che ha temporaneamente rinunciato alla strada dei dazi massicci, rimandando ogni decisione al 9 luglio. Pur mantenendo l’obiettivo di una riduzione totale o almeno a valori molto bassi dei dazi, Bruxelles ha posto come riferimento un’ipotesi di tariffa massima al 10%, confrontandosi con la proposta Usa-Gb e cercando un compromesso accettabile per tutti. Il negoziato resta delicato e incerto, segnato da pressioni esterne e da divergenze interne all’italia, dove la Lega continua a richiedere una linea indipendente, in contrasto con le competenze europee che regolano le trattative commerciali.
I progressi del negoziato e le nuove proposta dell’unione europea
Il commissario europeo al commercio Maros Sefcovic ha ripreso prontamente i contatti coi contrapparti americani, dando segnale di una volontà di proseguire in modo concreto e determinato. La dialettica diplomatico-commerciale ha conosciuto una svolta dopo le minacce pesanti del tycoon: Sefcovic ha chiesto un ritorno al rispetto reciproco e ha rilanciato con una proposta condivisa da Bruxelles. L’Ue continua a puntare su un accordo che azzeri i dazi per i prodotti industriali più rilevanti, in particolare le automobili, che rappresentano un settore strategico per entrambi i mercati. La proposta resta aperta e offre una base per future intese, pur consapevoli della difficile convivenza con la politica commerciale “America First” dominata ancora dall’influenza trumpiana.
La partita sull’imposizione o meno delle tariffe doganali resta aperta. Le mosse diplomatiche di Meloni e le trattative tra Bruxelles e Washington lasciano intravedere una tregua temporanea; il prossimo step atteso nel mese di luglio definirà con maggiore chiarezza la direzione finale. Nel frattempo, il clima di incertezza condiziona le strategie delle imprese italiane e il confronto politico nazionale, dove emergono tensioni sul ruolo da svolgere nei negoziati più ampi sia con l’Unione sia con gli Stati Uniti.