L’evento “i viaggi del gusto e del sapere” ha raggiunto la sua terza tappa nel Parco nazionale del Vesuvio. Questa iniziativa unisce cultura, territorio e gastronomia. Dopo Cetara e Vico Equense, la manifestazione ha portato a Napoli e nei suoi dintorni un percorso dove i prodotti locali diventano protagonisti sia nella natura che a tavola.
L’incontro tra territorio e cultura nella masseria dello sbirro
Il 2025 ha visto un nuovo appuntamento all’interno di questo progetto ideato da Giuseppe Giorgio, giornalista e critico enogastronomico, e Pasquale Casillo, titolare del locale “Ieri, Oggi, Domani”. La scelta della Masseria dello Sbirro, situata proprio nel cuore del Parco del Vesuvio, ha offerto un ambiente autentico e ricco di storia. Quel luogo è noto per le sue coltivazioni, in particolare per i vigneti con varietà autoctone come il Caprettone e il Piedirosso. Qui sono cresciuti anche i famosi Pomodorini del Piennolo del Vesuvio DOP, esposti tra i filari e le terrazze che si affacciano sul paesaggio circostante.
Dettagli dell’evento e protagonisti
A condurre la giornata è stata Cristina Leardi, presidente del Consorzio di Tutela del Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP, con la collaborazione del marito Carlo Cozzolino. Leardi ha illustrato le caratteristiche di questo prodotto tutelato, la sua storia e le tecniche di coltivazione che lo rendono unico. Il professor Vincenzo Peretti, docente all’Università Federico II, ha arricchito l’evento con approfondimenti dedicati agli aspetti botanici e culturali. Le sue spiegazioni, accompagnate da altri esperti presenti, hanno offerto ai partecipanti un quadro ben dettagliato del legame tra la terra vesuviana e i suoi frutti.
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Il percorso sensoriale e gastronomico tra i prodotti vesuviani
La giornata è culminata con un pranzo sostanzioso e simbolico, ospitato nella trattoria della masseria. Qui il cibo ha preso il ruolo di narratore, trasformando i prodotti dell’orto in piatti capaci di raccontare quel pezzo di territorio. Lo chef Antonio Castellano ha curato la preparazione delle portate, mentre il pizzaiolo Marco Bustelli ha firmato una proposta speciale che ha richiamato sapori tradizionali e stagionali. Il menù ha rispecchiato fedelmente quanto osservato nei campi, offendo una vera esperienza di continuità tra natura e tavola.
Ospiti e partecipanti
Tra i commensali, oltre al professor Peretti, figuravano personalità come Antonio Limone, ex direttore dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, e l’ingegnere Pino Coletti, alla guida di Authentico, piattaforma impegnata nella difesa del vero made in Italy. Erano presenti anche rappresentanti della Masseria e cronisti e giornalisti specializzati, pronti a raccontare quel momento di condivisione gastronomica.
I piatti protagonisti e i vini locali che hanno accompagnato il pranzo
Il percorso culinario ha preso forma in una serie di creazioni capaci di mettere in risalto ognuno degli ingredienti visti nei vigneti e nei campi. Il PasCuotto, un impasto tra pasta e pizza, è stato impreziosito dal Pomodorino del Piennolo del Vesuvio DOP, origano raccolto in montagna e olio extravergine firmato dall’azienda ospite. I Mezzanelli di Gragnano sono stati serviti in una variante decisamente rustica, lo scarpariello, con protagonista ancora il pomodorino vesuviano.
L’incontro con la tradizione ha proseguito con una burrata accompagnata da un gazpacho fatto con lo stesso pomodorino, pesca bianca e fresella, un affascinante intreccio di sapori. La ricotta di cestino è arrivata con una confettura di Piennolo, per esaltare il contrasto tra dolce e salato. Il momento finale ha visto il “Dolce pomodoro”, ideato da mon Art: una cheesecake allo yogurt greco abbinata a gelée di ciliegia, ganache alle spezie e torta alla nocciola. Questo dolce ha richiamato sia gli aromi che i colori dei prodotti vesuviani.
I vini della masseria
I vini della Masseria, scelti per accompagnare il pranzo, hanno completato l’esperienza. Il Caprettone e il Piedirosso hanno dato corpo e struttura ai sapori, mentre il Lacryma Christi ha offerto freschezza e un finale armonioso. L’abbinamento tra cibo e vino ha creato un racconto culinario coerente con le terre intorno al «Vesuvio», valorizzando la biodiversità locale e il lavoro di chi coltiva questi prodotti ogni giorno.