Dopo un lungo viaggio tra pericoli e violenze, solomon, eritreo di 29 anni, è arrivato in italia grazie a un’evacuazione umanitaria organizzata il 25 giugno scorso. La sua vicenda, seguita da vicino dalla comunità di sant’egidio, racconta le difficoltà affrontate da migliaia di migranti costretti a scappare da situazioni di guerra e oppressione. Solomon è riuscito a entrare in italia in modo legale e sicuro, spezzando la catena dei trafficanti che avevano segnato il suo percorso in libia.
Il viaggio di solomon tra eritrea, etiopia e sudan fino alla libia
Solomon è scappato dall’eritrea nel 2017 per evitare il servizio militare obbligatorio e la repressione del regime. Dopo aver attraversato l’etiopia, si è trasferito in sudan insieme a moglie e figlio neonato. Qui la situazione si è fatta difficile e ha dovuto affidarsi a un trafficante per raggiungere la libia. Nel paese nordafricano è stato venduto come una merce da altri gruppi criminali che gestiscono il traffico di migranti. Per avere la possibilità di muoversi ha versato riscatti molto elevati. A tripoli solomon è stato costretto a una forma di detenzione “in casa” per evitare le retate delle milizie locali che spesso arrestano migranti e rifugiati.
Attività di solomon nella comunità a tripoli
Nel corso di quei mesi si è impegnato per la propria comunità organizzando corsi di alfabetizzazione e inglese in didattica a distanza. Queste lezioni avevano come obiettivo quello di dare nuove possibilità ai bambini nati durante il viaggio, che non potevano partecipare a scuole tradizionali. L’iniziativa utilizzava gli smartphone dei genitori per superare le limitazioni imposte dalle autorità e dai gruppi armati. La storia di solomon, raccontata da avvenire e raccolta dalla comunità di sant’egidio, ha portato il caso all’attenzione di organismi internazionali come l’UNHCR, che ha collaborato per organizzare un corridoio umanitario fino all’arrivo in italia.
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Le condizioni dei migranti a tripoli e i rischi del viaggio verso l’Italia
Solomon oggi è sicuro a roma, ma racconta una realtà molto diversa per chi resta. I migranti continuano ad arrivare in libia soprattutto via sudan ed egitto, nonostante i rischi crescenti legati a conflitti e controlli. Chi parte per queste rotte ha davanti a sé un itinerario pericoloso, segnato da violenze, mancanza di cibo e acqua. Le milizie che operano in libia spesso minacciano, arrestano e sfruttano gli africani in cerca di protezione. Molti finiscono per sparire senza lasciare traccia mentre altri affrontano condizioni di vita impossibili.
Le tante persone intrappolate in libia cercano di sopravvivere con lavori precari ma spesso senza ricevere il salario o assistenza. La paura di essere denunciati alle autorità impedisce molte denunce formali. Oltre ai libici, anche trafficanti provenienti da eritrea, etiopia, sudan e ciad partecipano al controllo e allo sfruttamento. Solomon ricorda che migliaia di eritrei sono ancora prigionieri in città come kufra e sebha o scomparsi in mare senza alcuna notizia alle famiglie rimaste in africa. Il costo per salire su un’imbarcazione diretta all’italia varia tra i tremila e cinquemila dollari e il tentativo spesso si conclude con tragedie o respingimenti.
La comunità eritrea a tripoli e il suo supporto
Tra le attività promosse dalla comunità dei rifugiati eritrei a tripoli ci sono progetti che puntano a offrire sostegno psicologico e culturale a chi ha subito traumi durante il viaggio. Solomon, insieme a due colleghe, ha iniziato a condurre incontri via zoom per aiutare gli altri rifugiati attraverso consulenze gratuite. Le sessioni si concentrano sulla consapevolezza psicologica e vengono tenute da tre insegnanti volontari che si alternano in lezioni bisettimanali.
In passato, la comunità ha anche organizzato corsi di mental coaching per cambiare la visione nei confronti del futuro. Per sei mesi sono stati proposti laboratori di scrittura teatrale e cinematografica. Infine, è nato un gruppo di lettura con libri donati da membri della diaspora eritrea. Ogni venerdì si incontrano per discutere i testi e a volte partecipano anche gli autori stessi. Queste iniziative rappresentano un tentativo di costruire un senso di normalità e resilienza in un contesto altrimenti dominato dalla precarietà e dal pericolo.
Il ricongiungimento familiare e la sfida ancora aperta per solomon
Solomon ora si trova a roma, ma il pensiero è rivolto sempre alla famiglia rimasta in etiopia. La situazione nella regione resta complicata per gli eritrei — con conflitti e discriminazioni ancora presenti. Il desiderio più grande è ricongiungersi ai propri cari e mettere fine all’incertezza che ha segnato gli ultimi anni.
L’arrivo in italia tramite l’evacuazione umanitaria e la mediazione della comunità di sant’egidio hanno aperto a solomon una strada diversa, lontana dai pericoli del traffico clandestino. La sua esperienza è un esempio concreto di come percorsi legali e sicuri per i rifugiati siano possibili solo con un impegno chiaro delle istituzioni. Anche l’aiuto dei media ha contribuito a portare alla luce situazioni spesso invisibili. Solomon ha superato molte prove, restando vivo nonostante gli ostacoli e i momenti di disperazione. Ora si ritrova in italia, in attesa di ricostruire la propria vita.