Il tema della sicurezza digitale si impone come questione centrale, non soltanto per l’evoluzione rapida delle tecnologie informatiche, ma anche per la necessità di costruire una cultura diffusa che tuteli ogni cittadino. Emilio Gisondi, amministratore delegato di Tinexta Defence, ha approfondito questa questione durante l’intervento alla trasmissione radiofonica “Due di Denari” di Radio 24, in occasione del Festival dell’Economia di Trento. Qui emerge l’urgenza di superare il gap tra innovazione tecnologica e preparazione sociale, un aspetto spesso trascurato.
La sicurezza digitale tra velocità tecnologica e carenze nella difesa
Le tecnologie digitali avanzano con una rapidità che le misure di protezione faticano a seguire. Emilio Gisondi ha evidenziato come il principale problema non sia solo tecnologico ma culturale. Le misure di cyber security spesso restano indietro, incapaci di prevenire efficacemente gli attacchi più recenti, perché chi dovrebbe saper intervenire si trova a operare con risorse e competenze insufficienti. Questo crea situazioni di vulnerabilità che possono colpire ogni singolo cittadino, non solo le aziende o la pubblica amministrazione.
Il problema si aggrava poiché molti non sono ancora consapevoli di poter essere vittime di crimini informatici più o meno sofisticati. La rapidità con cui evolvono minacce come il ransomware dimostra quanto il sistema della sicurezza, anche a livello giudiziario, non si sia adeguato alle nuove sfide digitali. Queste minacce, grazie all’uso di criptovalute, complicano moltissimo le indagini degli inquirenti, causando difficoltà a rintracciare i colpevoli.
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Formazione e consapevolezza come pilastri della difesa digitale
Gisondi ha sottolineato la necessità di un impegno diffuso sulla formazione in materia di sicurezza digitale. Non deve essere un ambito riservato a specialisti o a chi già si ritiene vulnerabile. Al contrario, ogni cittadino deve acquisire consapevolezza dei rischi e delle modalità con cui possono verificarsi attacchi informatici. L’educazione digitale dovrebbe quindi entrare nelle attività quotidiane, a scuola come in azienda, per raggiungere anche chi, magari, non si occupa direttamente di tecnologia.
La mancanza di competenze è evidente anche nel campo giudiziario, dove gli operatori faticano a districarsi tra le complicazioni tecniche degli attacchi informatici. Questa lacuna rallenta le indagini e aumenta i tempi di risoluzione dei casi. Per questo la formazione diventa cruciale non solo per la prevenzione, ma anche per assicurare una risposta efficace da parte delle autorità competenti.
La protezione delle informazioni: oltre i dati classificati
Durante il panel “Spie, spioni, hacker” nel corso dello stesso Festival dell’Economia, Gisondi ha ampliato il discorso alla protezione delle informazioni cosiddette sensibili. Non si tratta più solo di dati segreti o classificati, ma di una quantità crescente di informazioni che transitano quotidianamente nelle caselle email di funzionari pubblici e dipendenti di imprese private. Questi dati possono riguardare strategie aziendali, informazioni personali o finanziarie, che se esposte possono causare danni significativi.
A tutela di questi dati, le misure tecniche come la crittografia giocano un ruolo importante. Diventa però necessario accompagnare questi strumenti con una crescente consapevolezza sull’uso corretto delle informazioni e sui rischi connessi alla loro gestione. Il rafforzamento della sicurezza digitale non può prescindere da una cultura diffusa che spinga ogni persona a proteggere dati e comunicazioni con attenzione costante.