La sicurezza nei luoghi di lavoro passa anche attraverso la formazione e l’educazione sin dalla prima infanzia. A Bologna, durante il convegno “Cultura della sicurezza e prevenzione partecipata”, il tema è stato affrontato sottolineando l’importanza di una cultura della prevenzione che parte proprio dalla scuola e dall’università. Il segretario generale di Snals-Confsal, Elvira Serafini, ha ribadito come la formazione rappresenti la chiave per ridurre incidenti e rischi sul lavoro, partendo da una base educativa ben solida.
Il ruolo chiave della scuola e dell’università nella formazione alla sicurezza
Secondo Elvira Serafini, la formazione sulla sicurezza non può limitarsi ai luoghi di lavoro, ma deve essere un percorso che inizia con la scuola dell’infanzia e prosegue fino all’università. Il primo contatto con il concetto di sicurezza deve avvenire in un contesto dove si educano le nuove generazioni a riconoscere e gestire i rischi. L’attenzione sull’istruzione è fondamentale perché lì si gettano le basi del futuro, preparare gli studenti a comprendere l’importanza di prevenire situazioni pericolose deve diventare una prassi quotidiana.
Durante l’incontro a Bologna, è emerso che la scuola svolge un ruolo di primo piano nella costruzione di una mentalità orientata alla sicurezza. Non si tratta solo di rispettare norme, ma di far sviluppare i cittadini di domani con consapevolezza rispetto ai pericoli e alle soluzioni possibili. Il sistema educativo dovrebbe quindi integrare in modo strutturale temi legati alla prevenzione; non solo nei programmi didattici, ma anche nella cultura della comunità scolastica.
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La sicurezza come responsabilità condivisa
Serafini ha spiegato che educare alla sicurezza significa dotare chiunque di strumenti intellettuali e pratici per riconoscere i rischi e affrontarli senza allarmismi, ma con le giuste precauzioni. La sicurezza va letta come una forma di responsabilità che ogni cittadino deve assumere, e per riuscirci serve una cultura ben radicata, formata di conoscenze e pratiche condivise.
Lo sguardo rivolto al rischio deve sempre includere la ricerca di soluzioni efficaci, in modo da non subire passivamente le conseguenze di eventuali incidenti. Formare la mente perché sappia valutare i pericoli e attuare strategie di prevenzione è un compito che deve essere affidato già dal primo ciclo di istruzione. La prevenzione partecipata, tema del convegno, evidenzia come la collaborazione tra istituzioni, sindacati e scuole possa concretizzare un modello di sicurezza applicabile anche in ambito lavorativo.
Formazione continua per ridurre mortalità e infortuni sul lavoro
Il rischio di mortalità negli ambienti di lavoro resta una sfida urgente. Nel 2025, il tema della sicurezza è più presente che mai nel dibattito pubblico, ma per invertire la tendenza non bastano controlli e normative: serve iniziare dall’educazione. La prevenzione si plasma quando le persone conoscono i rischi, li rispettano e applicano le buone pratiche ogni giorno, prima di tutto nel contesto scolastico.
La formazione continua, che parte dall’infanzia e arriva fino alla vita lavorativa, consente di creare cittadini consapevoli, capaci di mettere in pratica le regole di sicurezza secondo il contesto specifico. Il sindacato Snals-Confsal, attraverso il suo segretario generale, sottolinea l’esigenza di investire tempo e risorse per sviluppare progetti educativi con questo obiettivo.
Non a caso, il convegno a Bologna ha riunito diversi punti di vista, indicando un percorso condiviso dove la scuola è protagonista. Una maggiore diffusione di una cultura della sicurezza può contribuire a diminuire infortuni e decessi sul lavoro, oggi ancora troppo frequenti. Nel 2025, l’attenzione resta alta su come educare alla prevenzione diventi parte integrante del sistema educativo nazionale.