La sardegna boccia la modifica al disciplinare del pecorino romano dop per le razze ovine autoctone

La sardegna boccia la modifica al disciplinare del pecorino romano dop per le razze ovine autoctone

La giunta regionale della Sardegna respinge la modifica al disciplinare del pecorino romano dop per tutelare le razze ovine autoctone, sostenendo allevamenti tradizionali, biodiversità e identità territoriale.
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La giunta regionale della Sardegna ha respinto la modifica al disciplinare del pecorino romano dop, escludendo razze ovine autoctone, per tutelare allevamenti tradizionali, biodiversità e identità locale. - Gaeta.it

La giunta regionale della Sardegna ha respinto la proposta di modifica al disciplinare di produzione del pecorino romano dop, presentata dal consorzio di tutela e già approvata con qualche polemica nel dicembre scorso. La decisione arriva dopo l’audizione dell’assessore all’agricoltura gian franco satta e si basa sulla mancata inclusione delle razze ovine autoctone tradizionali tra quelle ammesse per il latte destinato alla produzione del formaggio. Il rifiuto sottolinea il contrasto con le strategie regionali a tutela degli allevamenti tradizionali, della biodiversità e della sostenibilità ambientale.

La posizione della giunta regionale e il rispetto delle tradizioni zootecniche

La giunta regionale sarda ha espresso un chiaro disaccordo rispetto al nuovo disciplinare del pecorino romano dop proprio per la scelta di escludere dall’elenco ufficiale alcune razze ovine tipiche. In particolare, la delibera non riconosce come ammesse le razze autoctone impiegate storicamente nella produzione del latte per questo formaggio. Secondo una nota ufficiale, questa omissione non rispetta le politiche regionali, che tutelano in maniera netta i sistemi di allevamento tradizionali e puntano al mantenimento della biodiversità nella zootecnia isolana.

L’intervento dell’assessorato all’agricoltura

L’assessorato all’agricoltura, guidato da gian franco satta, ha evidenziato come la scelta di non includere le razze locali vada a discapito delle realtà agricole presenti da decenni sull’isola e contribuisca alla perdita di un patrimonio genetico prezioso. La decisione sarda riflette un’interessata volontà di difendere gli allevatori e i pastori che per anni hanno lavorato con queste ovini, tutelando gli ecosistemi in cui vivono e il paesaggio rurale.

La mobilitazione delle organizzazioni agricole e l’appello per le razze autoctone

La posizione della Sardegna ha trovato sostegno dalle organizzazioni agricole rappresentate da agrinsieme sardegna, un coordinamento che include cia, confagricoltura, copagri, oltre alle cooperative agroalimentari agci agrital, fedagri confcooperative e legacoop agroalimentare. Questi soggetti hanno più volte richiamato l’attenzione su quanto sia essenziale mantenere nel disciplinare le razze ovine autoctone per salvaguardare l’identità dei prodotti locali e il reddito delle aziende agricole.

Il commento di daniele caddeo

Daniele caddeo, presidente di agrinsieme, ha commentato favorevolmente la decisione della giunta regionale, sottolineando che essa si allinea con le battaglie condotte recentemente sia in Sardegna sia a livello nazionale, coinvolgendo anche il ministero dell’agricoltura. Caddeo ha ricordato l’importanza di far riconoscere il valore delle razze native per rafforzare la qualità del latte utilizzato e mantenere saldo il legame tra allevatori e territorio.

Secondo gli agricoltori, investire nelle razze autoctone significa anche conservare la biodiversità che caratterizza i pascoli isolani e sostenere un modello di allevamento che rispetta l’ambiente. Una scelta che, sempre secondo agrinsieme, dovrebbe risultare evidente per tutti gli operatori del comparto, di fronte alle sfide del mercato globale.

Le razze ovine tradizionali legate al pecorino romano dop

Il disciplinare di produzione del pecorino romano dop riguarda territori specifici che comprendono la Sardegna, il Lazio e la provincia di Grosseto. In queste aree si allevano diverse razze ovine tradizionali utilizzate per produrre il latte da cui nasce il formaggio. Le principali sono la pecora sarda e la nera di arbus, tipiche dell’isola; la comisana e la massese presenti tra la Sardegna e il Lazio; e la vissana, la sopravissana e quella dell’amiata, proprie principalmente dell’area laziale e toscana.

L’inclusione di queste razze nel disciplinare rappresenta il riconoscimento di un legame storico ed economico con quei territori e con le pratiche tradizionali di allevamento. Esse rappresentano non solo una ricchezza genetica, ma anche un elemento chiave per garantire caratteristiche organolettiche specifiche al pecorino romano dop.

L’esclusione di alcune di queste razze lascia dubbi sulla capacità del nuovo disciplinare di valorizzare correttamente il prodotto e di salvaguardare l’intero sistema produttivo isolano. La decisione della giunta sarda dimostra la volontà di non rinunciare alla propria identità agricola e alla conservazione di una tradizione che coinvolge migliaia di allevatori sull’isola.

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