La guerra tra Russia e Ucraina entra in una nuova fase di escalation con la minaccia di un attacco simultaneo da parte di Mosca che coinvolgerebbe duemila droni kamikaze. Questo piano punta a saturare le difese aeree ucraine e colpire obiettivi strategici e civili in modo massiccio. L’allarme arriva da fonti ufficiali tedesche, confermando la crescente pressione sul fronte orientale. Parallelamente la tensione politica si riflette oltre il campo di battaglia, con l’Europa alle prese con episodi di propaganda e disinformazione riconducibili al Cremlino.
La minaccia dei droni kamikaze nella strategia militare russa
Il generale Christian Freuding, responsabile del centro situazionale sul conflitto ucraino presso il ministero della difesa tedesco, ha rivelato un piano russo che prevede l’impiego di duemila droni kamikaze in un attacco coordinato. Questi velivoli a pilotaggio remoto sarebbero lanciati simultaneamente per colpire bersagli militari e infrastrutture civili sul suolo ucraino. L’obiettivo è mettere sotto pressione e oltrepassare le linee di difesa aerea di Kiev, già provate da mesi di scontri.
Costi e strategia militare
Un ordine di tale portata non ha precedenti in questo conflitto e richiede una capacità logistica rilevante. Ogni drone ha un costo stimato tra i 30.000 e i 50.000 dollari, molto inferiore rispetto all’impiego di un missile di difesa come il Patriot, che supera facilmente i 5 milioni a singolo lancio. La differenza di costi rende questa strategia economicamente conveniente per la Russia, secondo gli analisti militari.
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Un attacco così massiccio, anche se non impeccabile, rischia di travolgere i sistemi antiaerei convenzionali di Kiev mettendo a dura prova la capacità ucraina di proteggere le infrastrutture vitali. La tattica punta a una saturazione dei radar e una dispersione delle risorse, con lo scopo finale di indebolire la resistenza e giungere a guadagni territoriali o risultati strategici definiti.
La propaganda russa in europa e le tensioni politiche interne
L’attività russa sul campo di battaglia si riflette in un’azione parallela nel contesto politico europeo, dove la Commissione europea ha denunciato la diffusione di campagne di disinformazione orchestrate da Mosca. Recentemente è stata respinta una mozione di sfiducia contro la presidente Ursula von der Leyen, la quale stessa aveva segnalato la presenza di interferenze russe alle spalle dell’iniziativa firmata da gruppi di estrema destra.
Thomas Regnier, portavoce della commissione, ha spiegato che verifiche indipendenti hanno confermato l’origine russa di molti contenuti informativi utilizzati per tentare di destabilizzare l’Unione europea dall’interno. “L’attacco politico ha l’obiettivo di seminare sfiducia e divisioni.”
La mozione, presentata dal deputato romeno Gheorghe Piperea, è stata bocciata a luglio dal parlamento europeo. Von der Leyen ha sottolineato come questa operazione rifletta una più ampia strategia del Cremlino che mira a influenzare opinioni pubbliche e decisioni politiche nel continente attraverso la diffusione di notizie false e manipolate.
Le tensioni nel parlamento europeo
Le trattative congelate tra trump, putin e il ruolo dell’ucraina
Sul fronte diplomatico i contatti tra Donald Trump e Vladimir Putin rimangono in una fase di stallo. Dopo un colloquio telefonico a inizio luglio, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito i toni pragmatici ma ha escluso incontri ravvicinati a breve termine. Le condizioni per un dialogo concreto tra le parti non si sono dunque concretizzate.
Nel frattempo l’Ucraina ha avanzato una nuova proposta di pace, senza ricevere risposta ufficiale da Mosca. Il paese mira a trovare intese per fermare le ostilità ma la situazione sul terreno frena qualsiasi apertura diplomatica.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha confermato le manovre russe di consolidamento di postazioni conquistate. Le truppe di Mosca proseguono avanzamenti a piccoli gruppi, cercando di mantenere i guadagni territoriali in una fase di combattimenti ancora molto intensi e incerti.
Equilibrio fragile nella regione
La partita rimane aperta, con un equilibrio ancora fragile tra forze militari e tentativi politici che coinvolgono attori globali. I prossimi mesi potrebbero segnare cambiamenti sostanziali nella gestione del conflitto.