Soccorso nell’abisso di paperino: marco massola ferito a 170 metri di profondità, operazioni complesse e rischiose

Soccorso nell’abisso di paperino: marco massola ferito a 170 metri di profondità, operazioni complesse e rischiose

Il soccorso speleologico mobilita decine di esperti da varie regioni per recuperare Marco Massola, rimasto ferito a 170 metri nell’Abisso di Paperino tra Cuneo e il confine ligure.
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Nel luglio scorso, lo speleologo Marco Massola è rimasto bloccato a 170 metri di profondità nella difficile grotta di Paperino a causa di un crollo. Un'imponente operazione di soccorso speleologico, con decine di esperti, è in corso per il suo recupero in condizioni ambientali estreme. - Gaeta.it

L’incidente nello scorso luglio nella grotta di Paperino ha mobilitato squadre di soccorso speleologico da varie regioni italiane. Marco Massola, speleologo esperto piemontese di 63 anni, è rimasto bloccato a circa 170 metri sottoterra dopo un crollo di roccia che lo ha colpito alla testa. L’operazione di recupero continua da ore in un ambiente difficile che richiede cautela e tecniche specializzate. Le condizioni della cavità e il ferito spingono i soccorritori a lavorare in condizioni al limite.

La grotta di paperino e la natura dell’operazione di soccorso speleologico

L’Abisso di Paperino si situa a quota 1.870 metri tra Ormea, provincia di Cuneo, e il confine ligure. È una cavità verticale di circa due chilometri, composta da pozzi profondi, strettoie e meandri che si aggrovigliano in ambienti complessi. Qui passaggi molto stretti obbligano a interventi di disostruzione prima che si possa far avanzare una barella. I soccorritori stanno usando pistoni ad aria, palloncini gonfiabili e, solo se strettamente necessario, micro cariche per spostare massi senza compromettere la sicurezza.

La conformazione del sistema speleologico fa dell’abisso uno dei più difficili da esplorare nelle Alpi occidentali. Spedizioni in questi ambienti richiedono esperti con conoscenze approfondite e materiali tecnici adeguati. Questi elementi complicano l’uscita di un infortunato grave, allungando i tempi e aumentando i rischi operativi per chi interviene.

L’incidente: cosa è successo a marco massola durante l’esplorazione

Domenica 20 luglio, dopo circa 30 minuti dall’ingresso nella grotta, un blocco di roccia si è staccato causando un colpo alla testa di marco massola. Il casco ha mitigato il danno, evitando conseguenze più gravi, ma non ha impedito al ferito di rimanere immobilizzato. Massola è rimasto cosciente ma non ha potuto proseguire né uscire autonomamente. La sua posizione a 170 metri di profondità e il dolore intenso hanno bloccato ogni possibilità di movimento.

I compagni di spedizione, tra cui la moglie e diversi amici speleologi, hanno subito allertato il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico. Appena arrivati i soccorritori, hanno lasciato la grotta per non ostacolare le operazioni di recupero. Da quel momento si è attivata una macchina di salvataggio con decine di esperti e tecnici, chiamati a gestire una situazione a rischio elevato e in condizioni ambientali ostili.

La risposta del soccorso alpino e la sfida tecnica per il recupero

Il corpo nazionale soccorso alpino e speleologico ha coinvolto diverse squadre specializzate provenienti dalla Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto. L’afflusso di rinforzi testimonia la difficoltà del salvataggio. In gioco ci sono sia la sicurezza di marco massola, sia l’incolumità degli operatori impegnati.

I tecnici hanno dovuto rimuovere ostacoli naturali e allargare passaggi stretti prima di proseguire con la barella. In certi punti, per permettere il passaggio, hanno dovuto modificare la roccia con strumenti pneumatici. La presenza di micro cariche esplosive è stata valutata per liberare detriti pericolosi, senza però mettere a repentaglio la stabilità delle pareti.

Nel luogo dove si trova massola è stata allestita una tenda riscaldata per evitare problemi legati a umidità e freddo. Un medico specialista in ambienti sotterranei ha raggiunto il ferito con apparecchiature diagnostiche portatili per monitorarne le condizioni e somministrare cure avanzate sul posto.

Marco massola, un veterano dello speleismo piemontese con una lunga esperienza

Marco Massola, 63 anni, è un tecnico alla Suzuki di Robassomero e figura nota nell’ambiente speleologico piemontese. Padre di famiglia e guida per molti all’interno della comunità speleologica, è da sempre considerato un esperto preparato e attento. Ha ricoperto anche incarichi importanti quali la responsabilità della commissione speleologica del CAI di Lanzo.

Il suo nome è legato a numerose esplorazioni in cavità alpine impegnative. Nonostante l’esperienza, l’incidente dimostra come certi rischi siano sempre presenti nelle esplorazioni ipogee. Anche i più accurati e attrezzati non possono evitare eventi imprevedibili come il crollo avvenuto nell’Abisso di Paperino.

Il clima fuori dalla grotta e la speranza che accompagna le ore di soccorso

All’esterno, amici, colleghi e familiari di marco massola attendono con preoccupazione aggiornamenti sull’operazione. Il lavoro dei soccorritori si svolge senza pause, in condizioni proibitive fatte di buio, strettoie e superfici irregolari. Gli operatori si alternano tra turni affaticanti, consapevoli che ogni errore potrebbe essere fatale sia per il ferito sia per la squadra.

Il salvataggio prosegue, ma potrebbe durare molte ore ancora. Ogni metro recuperato all’interno della grotta rappresenta una sfida contro la natura dell’ambiente e il tempo che passa. Al momento, massola è cosciente e riceve assistenza medica continua. Oltre cento addetti rimangono impegnati nel riportarlo in superficie, nella speranza che l’operazione si concluda senza ulteriori complicazioni. La montagna resta silenziosa mentre si combatte questa battaglia dentro la terra.

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