Nel 2024, la qualità della vita nelle grandi città d’Italia rivela un quadro preoccupante: i centri metropolitani, tradizionalmente simbolo di prosperità e opportunità, mostrano un trend discendente, influenzato da fattori economici e sociali. Mentre il Sud sembra guadagnare terreno, le aree del Centro-Nord faticano sotto il peso di affitti elevati e costi della vita in aumento.
Un’analisi approfondita delle grandi città italiane
La fotografia della qualità della vita nelle aree metropolitane italiane per il 2024 non è delle migliori. Tra le città che si distinguono, Bologna e Milano si confermano come le migliori, sebbene entrambe abbiano registrato una perdita di posizioni nelle classifiche. Bologna, storicamente in cima, scende di sette posizioni pur rimanendo tra le prime dieci città. Milano, pur mantenendo il primato nella categoria «Affari e lavoro» e il terzo posto in «Ambiente e servizi», cala di quattro posizioni, raggiungendo il dodicesimo posto.
Il resto delle città metropolitane italiane fatica a tenere il passo. Firenze, scivolata dalla sesta alla trentaseiesima posizione, guadagna comunque un importante riconoscimento, risultando al primo posto nell’indice della qualità della vita delle donne. Cagliari si colloca al quarantaduesimo posto, perdendo ventuno posizioni, mentre Venezia e Genova seguono a breve distanza, rispettivamente al quarantaseiesimo e cinquantaquattresimo posto.
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Torino, una volta considerata un fulcro industriale, scende drasticamente al cinquantottesimo posto, seguita da Roma, che chiude la classifica delle principali città con un cinquantesimo nono posto. Nel Mezzogiorno, Catania, Messina e Palermo occupano posizioni inferiori, con Napoli penultima in questa classifica, a conferma di un divario sempre più marcato tra Nord e Sud del paese. Bari emerge come l’area del Sud con migliori prestazioni, pur posizionandosi al sessantacinquesimo posto, al di sotto di Roma.
Cause della flessione nella qualità della vita
Diversi fattori contribuiscono a questa flessione nelle grandi città del Centro-Nord. Un elemento chiave è la variazione del Pil pro capite, che negli ultimi anni ha visto crescite più significative nel Sud Italia. Palermo, Reggio Calabria e Messina mostrano un incremento percentuale che supera quello di Milano, che pur rimanendo al vertice del Pil pro capite, fa registrare una crescita del 2%, rispetto al 3,9% di Palermo.
Gaetano Fausto Esposito, direttore del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne, sottolinea come il Sud stia registrando tassi di crescita più elevati, aprendo interrogativi su come questi cambiamenti possano influenzare le disuguaglianze esistenti. Nonostante ciò, Esposito sostiene che le aree metropolitane continuano a concentrare una significativa quota della produzione economica italiana, con il 41% del Pil nazionale generato da 14 territori, di cui il 20% proviene da Roma e Milano. Il settore terziario, in particolare, svolge un ruolo cruciale nell’economia di queste grandi città, con una forte spinta dal turismo.
Il fenomeno degli affitti elevati e la perdita di residenti
Il costo della vita, e in particolare gli affitti, sta influenzando significativamente la qualità della vita nelle aree urbane. A Roma, per esempio, il costo di un appartamento di 100 metri quadrati in una zona semi-centrale consuma l’81% del reddito medio. Questo confronto è impietoso se considerato insieme ai dati di Trapani e Chieti, dove questa percentuale si attesta al 13%. Le statistiche relative al numero di stipendi necessari per acquistare un bilocale mostrano un altro divario evidente: a Roma, ci vogliono 164,8 stipendi, mentre a Avellino ne bastano 33,4.
Questa situazione ha portato a un esodo di residenti dalle grandi città, con Milano e Bologna come le uniche eccezioni. Nella scia di un tasso medio di popolazione in calo dello 0,37%, città come Venezia, Palermo e Firenze hanno visto un decremento più netto, rispettivamente dell’1%, dello 0,8% e dello 0,7%. La crescente inflazione e i costi elevati degli affitti rappresentano una combinazione insostenibile per molti cittadini, alimentando così il fenomeno della migrazione verso territori percepiti come più accessibili e favorevoli.