Da decenni la Puglia e il Salento nascondono un tesoro molto speciale: il tartufo. Questa presenza è rimasta a lungo sconosciuta o sottovalutata in loco, nonostante fosse nota a tartufai provenienti da tutta Italia già dagli anni Settanta. La scoperta della ricchezza tartufigena nel territorio salentino si deve a un evento fortuito durante un controllo di polizia nelle campagne intorno a Otranto. Oggi il momento è maturo per sfruttare al meglio questa risorsa che può arricchire in vari modi la regione.
La scoperta del tartufo salentino, un caso fortuito
Negli anni Novanta un ex agente di polizia, Aldo Borgia, mentre effettuava un controllo di routine nelle aree rurali di Otranto, si accorse per caso che i boschi locali erano ricchi di tartufi. All’epoca a livello nazionale era risaputo che il tartufo poteva nascere anche al sud, ma questa realtà non era considerata seriamente dalle comunità locali del Salento. Secondo Borgia, probabilmente pochi abitanti della zona ne erano a conoscenza o perlomeno non ci avevano mai creduto a fondo. Venivano invece da altre regioni, come Umbria, Lazio, Toscana, e perfino Calabria o Campania, cercatori notturni con i loro cani addestrati a trovare questo prezioso fungo ipogeo. In quel periodo gli abitanti della zona sembravano ignari di avere a disposizione un prodotto così speciale nelle proprie terre.
Un interesse rinnovato per il tartufo locale
Quell’imprevista scoperta segnò l’inizio di un interesse nuovo verso una risorsa naturale locale rimasta relegata all’ombra. Alcuni tartufai pugliesi, come Giuseppe Lolli di Corigliano d’Otranto e Dario Viva di Cerfignano, cominciarono a intensificare l’attività di ricerca e raccolta nel territorio salentino.
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La valorizzazione e la necessità di avviare una filiera tartufigena
La presenza di tutte le nove varietà di tartufo italiane nelle diverse aree della Puglia – dal Gargano al Salento – rappresenta una potenzialità concreta. Antonella Brancadoro, direttrice dell’Associazione Città del Tartufo, ha sottolineato come la presenza delle varietà da sola non basti se non si mette in campo una volontà concreta di valorizzazione. Serve una nuova generazione di tartufai che affronti corsi specifici per ottenere il patentino valido in tutta Italia, così da poter operare regolarmente e, soprattutto, si può anche pensare ad attività imprenditoriali attorno a questo settore.
Il tartufo potrebbe diventare un elemento di sviluppo economico e turistico importante della regione. Visti i terreni, i boschi e le pinete del Salento, che custodiscono diverse tipologie di tartufo, è possibile costruire intorno a questa produzione una rete che coinvolga la gastronomia locale, attirando visitatori curiosi e appassionati di questo pregiato prodotto naturale.
Brancadoro fa notare che non basta la produzione abbondante per valorizzare davvero il tartufo. Bisogna anche investire nella promozione e nel sostegno da parte delle istituzioni locali. La regione Puglia potrebbe soddisfare la domanda anche di altri mercati italiani, ma manca ancora una strategia che metta al centro questo patrimonio.
Il ruolo della formazione e dell’imprenditorialità
La creazione di una filiera organizzata e il supporto formativo per i nuovi tartufai costituiscono i presupposti fondamentali per il rilancio del settore.
Le varietà di tartufo e le zone di raccolta in puglia
Nel Salento e in altre parti della Puglia è possibile raccogliere diversi tipi di tartufo a seconda della stagione. Il tartufo nero estivo si può cercare in vari periodi caldi, mentre l’uncinato è più diffuso in autunno. Nelle pinete locali si trova il bianchetto o marzuolo, fragranza e aspetto diversi dai tartufi invernali. Nei Monti Dauni invece si può trovare il tartufo bianco, apprezzato per il suo aroma intenso.
Altre varietà come il brumale, il tartufo nero pregiato e il macrosporum compongono un quadro varietale completo. Secondo l’Associazione Città del Tartufo, la composizione del suolo, le condizioni ambientali e i climi differenziati distribuiti lungo il “tacco” della penisola favoriscono una biodiversità tartufigena unica. Questo rende la Puglia una regione con un vantaggio naturale notevole per lo sviluppo di questa cultura.
Diversità ambientale e biodiversità tartufigena
La varietà climatica e pedologica costituisce un fattore chiave per la presenza di molte specie di tartufo nel territorio pugliese.
Giurdignano fest e il ruolo delle istituzioni per il rilancio
Giurdignano Fest, arrivato alla sua seconda edizione dopo quella del 2024, rappresenta un evento chiave per rafforzare l’identità del territorio come “Città del Tartufo”. Oltre a Giurdignano, anche Caprarica ha partecipato nel 2025, coinvolgendo le comunità locali e i produttori. La manifestazione ha avuto momenti di confronto diretto con esponenti della regione, come gli assessori Delli Noci, Pentassuglia, Lopane e Leo. La presenza degli assessorati all’Agricoltura, Sviluppo economico, Turismo e Formazione testimonia un approccio più coordinato verso il rilancio del tartufo pugliese.
Tra i partecipanti al festival c’erano esperti nazionali come Gianluca Gregori e Antonio Degiacomi, che hanno sottolineato l’importanza di un lavoro congiunto. L’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia ha richiamato i comuni a un ruolo più attivo nella valorizzazione delle tartufaie regionali. Ha parlato chiaro: il successo dipende dalla collaborazione tra enti pubblici e produttori, con l’appoggio della regione.
Pentassuglia ha ribadito la disponibilità a proporre soluzioni e ascoltare proposte sul piano normativo per favorire lo sviluppo delle attività tartufigene. Ha ricordato come il territorio possa vincere questa sfida solo se si costruisce una rete di cooperazione tra tutti gli attori coinvolti.
Verso un rilancio coordinato e strategico
La strada intrapresa dopo decenni di silenzio potrebbe fare della Puglia e del Salento un punto di riferimento nel panorama nazionale per la raccolta e la promozione del tartufo, con ricadute positive sull’economia locale e sull’attrattiva turistica.