La psicologia scolastica resta un tema aperto da più di trent’anni in Italia. Nonostante le varie iniziative regionali, manca ancora un modello unificato a livello nazionale che possa rispondere in modo adeguato alle esigenze degli studenti. Recenti discussioni in occasione di un convegno svoltosi alla Reggia di Caserta hanno evidenziato la necessità di rafforzare il ruolo di questa disciplina nelle scuole, soprattutto alla luce della crescente difficoltà vissuta dai giovani negli ultimi anni.
L’assenza di un coordinamento nazionale sulla psicologia scolastica
Da circa 35 anni si parla della necessità di inserire servizi di psicologia all’interno delle scuole italiane. Sul territorio ci sono esperienze diffuse, ma quasi sempre limitate a realtà locali senza un coordinamento che le unisca in un disegno organico. Il ministero dell’istruzione, pur mostrando un certo interesse, non ha ancora definito una strategia chiara e condivisa.
Sergio Salvatore, presidente dell’associazione italiana di psicologia , ha sottolineato durante il convegno alla Reggia di Caserta come la questione sia rimasta ferma a un livello interlocutorio, senza esiti definitivi a scala nazionale. L’interlocuzione con il governo e le istituzioni va intensificata per dare forma a interventi strutturali.
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Questo ritardo pesa soprattutto sulle scuole che, non potendo contare su un sostegno stabile di figure psicologiche specializzate, rischiano di gestire solo in modo emergenziale le problematiche emotive e sociali degli studenti. Il rischio è che gli interventi restino limitati a tamponare la crisi anziché prevenirla o intervenire sul lungo termine.
L’urgenza dettata dall’aumento del disagio giovanile post pandemia
L’impatto della pandemia da covid-19 ha fatto esplodere diverse difficoltà nei giovani, amplificando disturbi d’ansia, depressione, isolamento e altre forme di disagio psicologico. Questi dati, ormai evidenti a livello nazionale e internazionale, hanno cambiato l’approccio delle istituzioni verso il tema.
Salvatore si è detto più ottimista rispetto al passato proprio per questa ragione. L’aumento dei problemi ha spinto finalmente a un interesse concreto che, se ben indirizzato, può tradursi in iniziative più strutturate.
Non si tratta solo di affrontare le emergenze ma di valorizzare la funzione della psicologia come elemento fondamentale nel migliorare il clima scolastico e le capacità di apprendimento. La sfida è far sì che il sostegno psicologico diventi un servizio stabile e integrato nel percorso educativo.
In pratica, si vuole evitare di limitarsi a riparare le conseguenze del disagio e puntare invece a prevenire situazioni di crisi, lavorando sulle cause prima che diventino ostacoli seri per ragazzi e ragazze.
Le linee guida per un intervento efficace su giovani e ambiente scolastico
Per rendere operativi questi obiettivi, bisogna concentrare l’attenzione su alcune direttrici fondamentali. Il primo passo è sostenere le strutture dove i giovani vivono e crescono, a partire dalle scuole ma includendo famiglie e agenzie educative.
Nel contesto italiano, secondo Salvatore, c’è bisogno anche di una trasformazione culturale: il paese deve pensarsi come un luogo che favorisce le opportunità per ragazzi e ragazze, con politiche che vanno oltre la semplice gestione del problema.
Questa prospettiva implica cambiare il modo in cui vengono considerati i giovani. Non più come soggetti da correggere o uniformare a uno standard, ma come attori attivi e portatori di bisogni e potenzialità.
Le scuole e le istituzioni dovrebbero creare spazi autentici per l’espressione e la partecipazione. Coinvolgere gli studenti nei processi decisionali, offrire occasioni di impegno e sperimentazione diretta aiuta a rafforzare il senso di responsabilità e il benessere complessivo.
Potenziamento dei servizi di consulenza psicologica e sociale
Un’estensione rilevante riguarda la creazione e il potenziamento di servizi di consulenza psicologica e sociale, accessibili non solo alle scuole ma anche agli atenei universitari. Questi servizi devono andare oltre il semplice ascolto e fornire supporti concreti per il benessere dei giovani, evitando di limitarsi a risposte episodiche.
Il ruolo delle istituzioni e le prospettive future
Il coinvolgimento del ministero dell’istruzione e di altre istituzioni pubbliche sarà cruciale per mettere in piedi una rete stabile di psicologia scolastica a livello nazionale. La volontà c’è, ma al momento le azioni restano frammentarie.
Iniziative regionali forniscono alcune buone pratiche da cui partire, ma serve un salto di scala per garantire uniformità e continuità di azione. Questo passa per investimenti dedicati, formazione mirata degli operatori e una legislazione che riconosca alla psicologia scolastica un ruolo imprescindibile.
Quando le scuole riusciranno a integrare la psicologia come parte essenziale del loro sistema educativo, il modo in cui si affrontano il disagio e l’apprendimento subirà un cambiamento importante. Sarà possibile agire in modo più efficace sulle difficoltà giovanili, senza aspettare che diventino problemi gravi.
Il confronto tra esperti, dirigenti scolastici e istituzioni continuerà a essere determinante per sciogliere gli ultimi nodi e trasformare le promesse in interventi concreti. Le giovani menti italiane meritano un supporto che vada oltre le emergenze e sostenga davvero la loro crescita.