La protesta degli studenti della politecnica delle marche contro la privatizzazione e la precarietà universitaria

La protesta degli studenti della politecnica delle marche contro la privatizzazione e la precarietà universitaria

Sabrina Brizzola, presidente del consiglio studentesco della Politecnica delle Marche, denuncia precarietà, tagli ai finanziamenti e trasformazione degli atenei in imprese, evidenziando impatti su diritto allo studio e salute mentale.
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Sabrina Brizzola, presidente del consiglio studentesco della Politecnica delle Marche, denuncia la trasformazione delle università in imprese for profit, i tagli ai finanziamenti, il precariato, le difficoltà psicologiche degli studenti e solleva dubbi etici sui legami accademia-industria bellica. - Gaeta.it

Un intervento acceso ha aperto l’anno accademico alla politecnica delle marche. Sabrina Brizzola, presidente del consiglio studentesco, ha richiamato attenzione sui temi che toccano da vicino la vita degli studenti. Precarietà, tagli al finanziamento, diritto allo studio e trasformazione delle università in imprese sono al centro del suo discorso, rivolto a docenti, istituzioni e colleghi.

La trasformazione degli atenei in imprese e le critiche al modello for profit

Brizzola ha sollevato la questione della trasformazione degli atenei da luoghi dedicati al sapere in aziende attente quasi esclusivamente a redditività e produttività. Secondo lei, questo modello di fatto cambia la natura stessa dell’università, che passa dall’essere un punto di crescita culturale a un “prodotto accademico” pensato per il mercato.

Il modello for profit e le sue conseguenze

La critica riguarda anche l’espansione dei modelli for profit, con corsi sempre più frequentati in modalità telematica. Questi ultimi, secondo Brizzola, sacrifarono la qualità della didattica e riducono le possibilità di confronto e crescita reale degli studenti. Il taglio dei costi e la priorità data ai margini di guadagno creano un’università più debole dal punto di vista culturale e formativo.

Il discorso mette in luce un problema che non si limita alla politecnica delle marche ma coinvolge l’intero sistema universitario italiano, segnato da scelte politiche e amministrative che privilegiano le logiche di mercato più delle esigenze di studenti e professori.

L’apertura di nuovi corsi e la riforma del numero chiuso nella regione marche

La rappresentante studentesca si è soffermata sull’approvazione recente da parte della regione marche di nuovi corsi di medicina, chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria offerti dalla link campus university. Questa apertura è vista con scetticismo e preoccupazione, soprattutto in relazione al modello di riferimento dell’università privata appena citato.

Sulla riforma del numero chiuso prevista dal ministero dell’università, Brizzola riconosce che non venga eliminato ma solo posticipato di alcuni mesi. Per gli studenti questo significa una competizione più lunga, che prolunga uno stato di incertezza e stress legato alla selezione. La misura non risolve il problema dell’accesso limitato a facoltà molto richieste, lasciando intatti i nodi della questione.

Le ripercussioni del numero chiuso

Il numero chiuso rimane quindi una spada di Damocle per molti studenti, con ricadute profonde non solo sugli esiti accademici ma anche sull’organizzazione della vita personale e le prospettive future.

I tagli al fondo di finanziamento ordinario e le conseguenze sul diritto allo studio e la ricerca

Un punto centrale dell’intervento riguarda i tagli al fondo di finanziamento ordinario, che riducono i fondi a disposizione delle università per far funzionare servizi essenziali e sostenere la ricerca scientifica. Brizzola denuncia un rischio concreto: l’aumento delle tasse universitarie oppure la diminuzione dei servizi offerti.

Questa situazione colpisce in modo particolare gli studenti più fragili, che potrebbero perdere borse di studio se non riescono a raggiungere i crediti formativi necessari per mantenerle. Brizzola invita a immaginare chi deve lasciare la città dove studia per impossibilità economica o chi, tra gli studenti internazionali, si trova bloccato da burocrazia e difficoltà nell’ottenere il supporto economico previsto.

Anche la ricerca risente di questi vincoli finanziari, con un aumento del precariato tra i ricercatori e scarsità di risorse dedicate. Il quadro dipinto mostra una università in difficoltà e sotto pressione, incapace di garantire quei servizi di base e opportunità fondamentali per una formazione completa.

Le difficoltà psicologiche degli studenti e la richiesta di attenzione da parte degli atenei

Brizzola sottolinea il lato umano della questione, invitando professori e amministrazioni a considerare gli studenti come persone, non solo come numeri o matricole. La pressione sulle prestazioni e l’incertezza sul futuro pesano sulla condizione psicologica di molti giovani.

Vi sono studenti che affrontano ansia e paure legate agli esami e alla propria carriera accademica, chi si domanda se potrà finire gli studi, chi affronta difficoltà anche solo quotidiane. Secondo la presidente del consiglio studentesco, le università dovrebbero offrire supporto adeguato a chi si trova in queste condizioni.

Salute mentale e meritocrazia

Il tema della salute mentale viene così posto in primo piano in un contesto in cui la meritocrazia e la competitività spesso schiacciano chi non riesce a reggere il ritmo imposto.

L’università e la questione dei legami con l’industria bellica: il caso palestina

Ultima parte del discorso ha riguardato un tema che travalica l’ambito strettamente accademico. Brizzola ha chiesto una riflessione sul ruolo di alcuni atenei italiani rispetto al conflitto in palestina. Con gli eventi a Gaza che vedono bombardamenti di scuole, ospedali e università, si solleva il dubbio sulla coerenza di alcuni accordi firmati dalle università italiane con aziende produttrici di armamenti.

La presidente degli studenti ha parlato di boicottaggio, toccando un tema controverso che negli ambienti accademici spesso resta un tabù. Il collegamento tra ricerca, finanza e interessi bellici chiama in causa le responsabilità morali e politiche delle istituzioni universitarie.

La responsabilità delle università nel contesto geopolitico

Questa testimonianza invita a un dibattito aperto su quale debba essere il ruolo dell’università nel mondo contemporaneo, soprattutto in relazione a questioni di pace e diritti umani.

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