La produzione agricola mondiale rischia un calo fino al 35% entro il 2050 tra clima e geopolitica

La produzione agricola mondiale rischia un calo fino al 35% entro il 2050 tra clima e geopolitica

La produzione agricola mondiale è a rischio per cambiamenti climatici estremi, conflitti geopolitici e dipendenza da poche colture come il riso, con impatti gravi su India, Bangladesh e Indonesia; servono innovazione e diversificazione.
La Produzione Agricola Mondial La Produzione Agricola Mondial
Lo studio di Bcg e Quantis evidenzia la fragilità della produzione agricola globale, minacciata da cambiamenti climatici, conflitti e dipendenza da poche colture, e propone innovazione, diversificazione e finanziamenti per rendere le filiere agroalimentari più resilienti. - Gaeta.it

La tenuta della produzione agricola mondiale nel prossimo trentennio appare sempre più fragile, spinta da una serie di fattori intrecciati. I cambiamenti climatici estremi, conflitti geopolitici e la limitata diversificazione delle colture in pochi paesi mettono a rischio gran parte del cibo globale. Un nuovo studio della società di consulenza Bcg consulting group, in collaborazione con Quantis, analizza le cause di questo possibile declino e traccia una strada per proteggere le filiere agroalimentari.

Fragilità della produzione agricola dipendente da poche colture

Secondo il report “Building Resilience in Agrifood Supply Chains“, ben il 65% della produzione agricola e circa il 70% dell’apporto calorico mondiale dipendono da solo quindici colture. Questa concentrazione delle risorse rende i sistemi agricoli molto vulnerabili agli shock climatici e geopolitici. Un segnale di rischio evidente, perché la perdita o il calo nella resa di poche colture potrebbe compromettere l’intera catena di alimentazione globale.

Il riso, che copre il 22% delle calorie consumate al mondo, è un esempio significativo. La produzione di riso è stimata diminuire del 9% entro il 2050, ma tra i primi cinque produttori si prevede un calo del 18%. Il danno più grave colpirà India, Bangladesh e Indonesia, responsabili del 40% della produzione mondiale. Questi paesi rischiano una contrazione economica diretta, con un impatto storico sui piccoli agricoltori, i quali potrebbero vedere diminuire i propri margini fino al 30-40%.

Impatti climatici e geopolitici sulle economie agricole

I cali produttivi non derivano da un solo fattore. L’aumento di eventi meteorologici estremi riduce le rese agricole e porta a cambiamenti negli ecosistemi locali. L’instabilità politica su scala globale interferisce con i flussi commerciali, le risorse e la sicurezza alimentare.

Nel caso del riso, per esempio, le condizioni climatiche alterate si combinano con tensioni regionali che influenzano le esportazioni e la distribuzione interna. I piccoli agricoltori sono i più esposti, perché dipendono da raccolti regolari senza mezzi adeguati per affrontare crisi improvvise, perdendo rappresentanza economica e sicurezza sociale. In India e Bangladesh, il calo della produttività si riflette in un peggioramento dell’economia rurale, mettendo a rischio milioni di persone.

Strategie per rendere le filiere agroalimentari resilienti

Dallo studio emerge una proposta di cambiamento urgente nelle pratiche agricole e nella gestione delle filiere alimentari. La resilienza ai futuri shock passa da vari pilastri concreti. Prima di tutto, spingere l’innovazione genetica per creare varietà di colture più resistenti a siccità, inondazioni e temperature estreme. Questi sviluppi aiutano a salvaguardare la produzione anche in condizioni avverse.

Proseguendo, la diversificazione delle colture rappresenta una difesa efficace contro la dipendenza eccessiva da pochi prodotti. Molti paesi dovrebbero ampliare il loro ventaglio produttivo per ridurre i rischi sistemici. La diffusione dell’agricoltura rigenerativa è un’altra soluzione: tecniche che proteggono il suolo, preservano la biodiversità e migliorano la gestione delle acque, fondamentali per la sopravvivenza agricola.

Tecnologie e conservazione

Infine, l’adozione di tecnologie di conservazione post-raccolta potrebbe diminuire gli sprechi di cibo, aumentando la disponibilità senza pressioni aggiunte sulle coltivazioni.

Il ruolo del finanziamento e delle partnership nelle filiere

La transizione verso modelli agricoli più robusti richiede risorse economiche e stabilità delle relazioni tra i diversi attori lungo la filiera. Lo studio indica la necessità di aprire nuovi canali di finanziamento, per permettere agli agricoltori, in particolare i piccoli, di investire in tecnologie e pratiche innovative senza rischiare perdite catastrofiche.

Parallelamente occorre costruire rapporti solidi e duraturi tra le imprese agricole e i fornitori, sia locali sia globali. Tali alleanze favoriscono una maggiore trasparenza, controllo sulle materie prime, tracciabilità e rispetto di criteri ambientali e sociali. Questo crea catene dell’offerta più affidabili anche in momenti di crisi e riduce la volatilità dei mercati.

Lo studio conferma quanto la produzione agricola globale sia a un punto critico. Le soluzioni esistono, ma si devono attuare con rapidità e decisione per evitare cali drastici e danni economici o umani che si propagherebbero oltre i campi e i confini nazionali.

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