La serata del 20 maggio al teatro Parioli Costanzo di Roma ha ospitato la messa in scena di Senza parole, spettacolo teatrale nato dentro la casa circondariale Sanquirico di Monza. L’opera, realizzata con la partecipazione dei detenuti e la compagnia Geniattori, ha conquistato il premio Maurizio Costanzo nelle carceri tra 26 proposte concorrenti. Questo riconoscimento valorizza l’arte come mezzo di espressione e riscatto nelle prigioni italiane.
Dalla casa circondariale sanquirico alla scena teatrale romana
Il progetto nasce nel carcere di Monza dove un gruppo di detenuti ha scritto la sceneggiatura di Senza parole insieme alla compagnia Geniattori, guidata dall’attore e regista Mauro Sironi. La commistione fra formazione teatrale e vissuto reale ha prodotto una storia intensa, scelta fra decine di candidature per il suo messaggio diretto. La giuria, presieduta da Pino Strabioli, ha valutato l’opera per la chiarezza e la capacità di trasmettere emozioni senza ricorrere alle parole.
Un debutto romano per un pubblico più ampio
Il debutto romano ha permesso a questi struggenti racconti di arrivare a un pubblico più ampio; sul palco Sironi ha interpretato la voce narrante. Il testo mette in scena dieci detenuti che si muovono dietro una cornice, dando forma a undici quadri fissi. Questi momenti raccontano la giornata dentro il carcere, dagli ingressi con le foto segnaletiche ai piccoli gesti della vita comunitaria.
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Undici quadri per restituire la giornata tipo dei detenuti
La struttura teatrale si articola in scene mute che scandiscono le ore della giornata, seguendo i ritmi di vita dei carcerati. Attraverso i gesti si raccontano appuntamenti fissi come i pasti, le ore di lavoro o le attività ricreative. Vengono evocati momenti di riflessione e preghiera, così come quelli di doloroso confronto con se stessi e con gli altri.
Emozioni senza parole
Il racconto non ricorda soltanto la routine quotidiana, ma si sofferma sulle emozioni che attraversano chi vive quella realtà. La scena riproduce in modo essenziale e privo di parole la sofferenza e la speranza che convivono nella detenzione. È un’opera che nasce da un luogo difficile e lo trae in scena con la forza di immagini visive e silenzi carichi di significato.
Il premio maurizio costanzo oltre lo spettacolo
Il premio assegnato a Senza parole fa parte di un’iniziativa lanciata dall’associazione Maurizio Costanzo, nata nel 2024. L’intento è favorire la creatività nelle carceri come strumento di espressione personale e di riscatto sociale. Il progetto riflette la volontà di ricordare il giornalista scomparso nel 2023, che aveva sempre mostrato attenzione verso le tematiche penitenziarie.
Un messaggio di dignità e speranza
Si tratta di un riconoscimento che non valorizza solo la produzione artistica, ma porta con sé un messaggio di dignità e speranza. Il teatro diventa così motore per dare voce a una realtà spesso dimenticata, offrendo ai detenuti occasioni di confronto e crescita. Lo spettacolo e il premio vanno incontro a una realtà complessa, senza abbellimenti o spettacolarizzazioni.
Sostenitori, ospiti e ricadute sociali dell’evento
L’iniziativa ha ricevuto il supporto di importanti realtà come Intesa SanPaolo, Nuovo Imaie e Fondazione Lottomatica. Grazie a questi contributi, alla compagnia vincitrice viene assegnato un premio in denaro, incentivo concreto per continuare l’esperienza teatrale in carcere.
Partecipazione di personalità del mondo televisivo e culturale
La serata ha visto la partecipazione di personalità del mondo della televisione e della cultura, tra cui Maria De Filippi, Pino Strabioli e Giobbe Covatta. Anche figure note nel campo del giornalismo e della politica, come Massimo Giletti e Francesco Rutelli, hanno assistito allo spettacolo. La presenza di questi ospiti sottolinea l’importanza dell’evento e contribuisce a far emergere temi poco trattati nei circuiti mediatici tradizionali.
Il successo dello spettacolo nel cuore di Roma apre a nuove possibilità di diffusione e attenzione verso progetti simili, alimentando una rete che valorizzi l’arte come mezzo di inclusione e di racconto sociale anche dentro le mura carcerarie.