Palermo ha vissuto un lento cambiamento nel modo in cui i suoi abitanti si percepiscono come comunità. Tra quelle strade, un tempo attraversate da valori condivisi e da un senso di appartenenza, oggi sembra essersi affievolita quella stessa identità collettiva. La riflessione arriva da un magistrato palermitano che ha trascorso la sua vita professionale in quella città e che osserva con attenzione le trasformazioni sociali e culturali del capoluogo siciliano. Il suo sguardo si concentra soprattutto sul rapporto fra le generazioni e sull’atteggiamento verso la mafia, tema che resta centrale nel dibattito cittadino.
Una città che ha smarrito il senso di comunità
Il magistrato nato e cresciuto a Palermo nota che, col passare degli anni, la città ha perso quasi del tutto quell’identità che rendeva i suoi abitanti parte di una stessa comunità. Questa frattura non riguarda solo una perdita di coesione sociale ma si riflette nella mancanza di valori e bisogni condivisi. La maggioranza delle persone non si sente più legata a un progetto comune che possa concretizzarsi in un vivere quotidiano che rispecchia regole uguali per tutti. Le sfide di Palermo, che sono molteplici, sembrano aver contribuito a questo disorientamento. Un tempo, si poteva almeno contare sulla solidarietà delle coscienze, oggi invece prevale un senso di estraneità fra cittadini che abitano lo stesso luogo, giustappunto.
L’indifferenza degli anni passati verso la mafia
Racconta l’esperienza personale vissuta in giovane età, quando la mafia rappresentava un fenomeno grave quanto oggi, ma non suscitava la stessa attenzione e consapevolezza. A quindici o sedici anni l’indifferenza era totale, quasi naturale. La criminalità organizzata si viveva come un dato di fatto inevitabile, senza la percezione della sua portata distruttiva. Questa situazione è stata comune a molte generazioni passate, che hanno guardato al fenomeno mafioso con distacco o ignoranza, contribuendo involontariamente al suo radicamento profondo sul territorio. Non si trattava solo di mancata opposizione ma di una normalizzazione che impediva di vedere la mafia come problema urgente da contrastare.
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I giovani di oggi consapevoli e critici verso la mafia
Oggi, invece, i giovani, come i figli del magistrato, mostrano una visione radicalmente diversa. Questi ragazzi, intorno ai venti anni, conoscono bene i rischi che comporta la presenza mafiosa e non accettano la sua influenza come un fatto normale. Questa nuova generazione ha cominciato a rifiutare il consenso che in passato ha alimentato la mafia rendendola così potente. È un cambiamento significativo che offre uno spiraglio di speranza. Anche se i risultati giudiziari degli ultimi anni non sono del tutto soddisfacenti, questo atteggiamento critico e consapevole rappresenta una base su cui può costruirsi un futuro meno condizionato dall’organizzazione criminale.
Il consenso come linfa vitale della mafia
Un punto centrale dell’analisi è il ruolo del consenso sociale nella crescita e nel mantenimento della mafia. Diversamente da altre forme di criminalità, la mafia si distingue proprio perchè riesce a farsi accettare o tollerare da una parte della società. Questo consenso è stato spesso dato dalle generazioni passate quasi per scontato. Il magistrato sottolinea che senza il sostegno più o meno esplicito, la mafia non potrebbe esercitare il suo potere e controllo. La consapevolezza e la rinuncia a questa accettazione da parte dei giovani di oggi rappresentano un cambiamento cruciale nel modo di concepire la convivenza con il fenomeno mafioso.
Ottimismo guardando al futuro di palermo
Nonostante le difficoltà giudiziarie e la forza ancora visibile dell’organizzazione mafiosa, la percezione che i giovani non concedano più quel consenso sembra alimentare un sentimento di ottimismo. L’idea è che se questa nuova generazione continuerà a crescere senza legarsi al potere mafioso, a lungo termine sarà più difficile per la criminalità radicarsi e imporsi nella società. Non si tratta di un processo rapido, niente vittorie immediate quindi, ma è un percorso che cambia radicalmente le condizioni alla base della presenza mafiosa. La speranza è che, quando saranno i giovani a guidare la città, il patto sociale che ha permesso alla mafia di prosperare sarà spezzato in maniera sostanziale.