L’attenzione verso i diritti delle persone con disabilità fa un passo avanti con la recente legislazione e gli strumenti messi in campo dall’Inps. Il tema principale riguarda l’inserimento lavorativo, riconosciuto come un elemento centrale per l’autonomia e la dignità di chi vive con disabilità. La combinazione di semplificazioni burocratiche e innovazioni tecnologiche promette di modificare concretamente il rapporto tra lavoro, servizi pubblici e persone con disabilità sul territorio nazionale, in particolare attraverso il progetto SISDa.
Il ruolo centrale del lavoro per l’autonomia delle persone con disabilità
Valeria Vittimberga, direttore generale dell’Inps, ha sottolineato come la nuova normativa punti a dare rilievo al diritto al lavoro per chi ha una disabilità. Il lavoro non è solo una fonte di reddito, ma un mezzo per aumentare la partecipazione sociale e la dignità delle persone. Questo principio guida l’insieme delle azioni che stanno coinvolgendo l’Inps e altri enti pubblici nella direzione di un sistema più inclusivo e meno dispersivo.
Le riforme in atto hanno l’obiettivo di semplificare le procedure di accesso alle misure di sostegno e orientamento, eliminando frammentazioni che finora hanno reso difficoltoso l’accesso ai servizi. L’approccio include strumenti come l’analisi multidimensionale per valutare i bisogni specifici di ogni persona e il cosiddetto “progetto di vita”, un piano personalizzato che accompagna l’individuo nel percorso verso il lavoro, dalla formazione alla ricerca attiva fino all’inserimento. Per costruire queste soluzioni l’Inps lavora a stretto contatto con ministeri, associazioni di categoria e realtà locali.
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Sisda, il sistema digitale integrato per la disabilità che cambia il rapporto con i servizi
Il progetto SISDa rappresenta la vera novità nella gestione dei dati e dei servizi dedicati alle persone con disabilità. Grazie al coordinamento tra Inps, ministero del Lavoro e ministero della Salute, questo nuovo sistema consentirà di raccogliere e condividere in modo sicuro tutte le informazioni rilevanti riguardanti i cittadini disabili, garantendo una maggiore trasparenza e velocità nel fornire risposte.
SISDa punta a superare le vecchie barriere burocratiche, creando un sistema integrato che collega diverse istituzioni e operatori. Così sarà più facile accompagnare l’individuo, tenendo sempre al centro le sue esigenze specifiche, e si potrà costruire un’offerta di servizi più personalizzata. Già si vede come possa diventare un modello per gestire i percorsi di inclusione non solo nel lavoro, ma anche nell’accesso alle tutele sanitarie e sociali.
L’uso della tecnologia in questo contesto diventa strumento concreto per ridurre tempi e complessità, senza sacrificare la sicurezza e la privacy degli utenti. La digitalizzazione apre quindi possibilità nuove per aiutare chi ha disabilità a orientarsi e a partecipare appieno alla vita economica e sociale.
Il disability manager: figura chiave nell’accompagnamento al lavoro
Un elemento essenziale introdotto dalla legge 62 del 2024 riguarda la figura del disability manager. Questa nuova figura professionale svolgerà un ruolo di orientamento e supporto durante tutte le fasi dell’inserimento lavorativo della persona con disabilità. Dall’incontro iniziale con le aziende, fino al monitoraggio delle opportunità offerte dal territorio, il disability manager agirà come mediatore tra la persona e il mondo del lavoro.
La collaborazione con sistemi digitali come SISDa e Siisl permetterà al disability manager di accedere a dati aggiornati e certificati, utili per costruire percorsi di lavoro personalizzati. Questo aiuta a superare quegli ostacoli che spesso bloccano l’accesso e la permanenza nel lavoro di persone con disabilità.
Questa figura, prevista dalle recenti norme, si integra in una strategia più ampia che vuole creare una rete di protezione e di opportunità in grado di attivare tutti i soggetti coinvolti, dai servizi sanitari alle imprese. In particolare, il disability manager potrà certificare competenze e seguire costantemente le esigenze di chi lavora, adattando tempi e modalità.
Inps e la rete di soggetti per un’inclusione più concreta e capillare
L’impegno dell’Inps non si limita a mettere a disposizione nuove tecnologie o a delineare figure professionali. Il direttore generale ha riportato come l’istituto stia lavorando per mettere insieme tutte le realtà che si occupano di disabilità, dal ministero della Salute fino alle asl e alle agenzie regionali.
Il portale Sisda, in particolare, sarà il punto di accesso per valutazioni mediche di base, analisi multidimensionali e la gestione del progetto di vita, coinvolgendo operatori sanitari e sociali, insieme a enti locali e associazioni. Questo coinvolgimento aiuta a evitare sovrapposizioni o discontinuità nell’erogazione dei servizi.
La presenza di enti come la Fondazione consulenti del lavoro, menzionata da Vittimberga, potrebbe offrire un collegamento con le aziende e favorire l’inserimento lavorativo concreto, agendo come ponte tra realtà diverse. Il sistema così si propone come un esempio di collaborazione istituzionale attiva, in cui la tecnologia rappresenta una risorsa a disposizione di tutti i soggetti che vogliono portare avanti l’inclusione.
Sfide e numeri sul campo: un sistema di inclusione ancora in costruzione
Nonostante il quadro normativo e le nuove tecnologie, i dati mostrano come la legge 68, che regola l’inserimento obbligatorio delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, non stia producendo risultati pienamente soddisfacenti. La marginalità resta alta e molte aziende non riescono a mettere in pratica una reale inclusione.
Per questo motivo, la legge punta molto sul ruolo dei disability manager come facilitatori effettivi. Il loro compito sarà anche quello di farsi carico della personalizzazione del progetto di vita di ogni persona, accompagnandola fin dalla fase di ricerca del lavoro e prima dell’assunzione.
L’Inps, con la creazione del portale SISDa e l’interoperabilità con sistemi come Siisl, entrando nella gestione delle informazioni multidisciplinari, intende rispondere a questa sfida. Rendere più semplice, coordinato e trasparente l’accesso ai servizi potrebbe sostenere un’inclusione concreta, a partire dalla dimensione lavorativa, che resta il nodo cruciale per riconoscere pari opportunità.
In questo quadro, il coordinamento tra ministeri, istituti, servizi sanitari e terzo settore diventa indispensabile per dare risposte pratiche e meno dispersive. Lo sviluppo di questa rete è in corso, ma sa già rappresentare un cambiamento rispetto a modelli precedenti, aperto a un coinvolgimento più efficace di tutti gli attori interessati.