La mostra "non ora" a napoli esplora il tempo tra arte, filosofia e cultura meridionale

La mostra “non ora” a napoli esplora il tempo tra arte, filosofia e cultura meridionale

La mostra “Non Ora” di Grazia Famiglietti a Napoli, nell’Acquedotto Augusteo del Serino, esplora il tempo tra arte, filosofia e cultura napoletana, unendo passato e presente in un’esperienza immersiva.
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La mostra "Non Ora" di Grazia Famiglietti, ospitata nell'Acquedotto Augusteo del Serino a Napoli, esplora il tempo attraverso arte, filosofia e cultura locale, creando un dialogo tra passato, presente e futuro in uno spazio storico e simbolico. - Gaeta.it

La mostra “Non Ora” di Grazia Famiglietti, aperta a Napoli dal prossimo 8 maggio, propone un viaggio intenso tra le molte sfaccettature del tempo. L’esposizione, ospitata nell’Acquedotto Augusteo del Serino, intreccia riflessioni filosofiche, linguaggi visivi e suggestioni antropologiche, guardando in particolare alla percezione tipica del sud Italia del futuro come un presente sospeso. L’arte dell’artista irpina, adottata da Napoli, fa dialogare arte e filosofia in un luogo carico di storia e memorie millenarie.

L’acquedotto augusteo del serino come spazio simbolico per riflettere sul tempo

La scelta della sede per la mostra non è casuale. L’Acquedotto Augusteo del Serino, costruito nel I secolo d.C., racconta di flussi e resistenze, di un tempo che si manifesta nella sua doppia natura: fluido e immutabile insieme. L’acqua scorre incessante, segno tangibile del trascorrere, mentre le antiche strutture murarie rimangono ferme, testimonianze materiali di epoche diverse. Questa convivenza di elementi opposti si fa simbolo perfetto per le opere di Famiglietti, che trasformano lo spazio in un crocevia di pensieri sul tempo.

L’acquedotto si presenta quindi come un archivio materiale del tempo, con le sue stratificazioni di calcite che raccontano secoli di manutenzioni e interventi. L’oro, impiegato dall’artista nelle sue tele, si lega idealmente a queste stratificazioni, rappresentando un elemento incorruttibile e fuori dal tempo. Il luogo, facilitato dall’associazione VerginiSanità che ne cura la gestione, diventa così un ambiente dove il passato si incrocia con il presente, offrendo ai visitatori una dimensione sospesa, quasi fuori dal tempo.

Il linguaggio visivo di grazia famiglietti tra ciclicità e lineare

Famiglietti utilizza tecniche tradizionali come oli, acrilici e pigmenti, combinandoli con materiali preziosi come l’oro per indagare concetti temporali. Le sue tele si confrontano con idee filosofiche antiche, da Nietzsche a Eraclito, in particolare con la contrapposizione tra il tempo ciclico e quello lineare. Questo dialogo si riflette nelle scelte visive, dove linee precise e tratti definiti si alternano a forme più aperte e mutevoli, creando una tensione tra stabilità e movimento.

La tele si fanno anche spazio per interpretare il Kairós, l’attimo perfetto e irripetibile, e l’utopia, intesa come forza che spinge verso il futuro. Al centro emergono anche riferimenti letterari, come il labirinto borgesiano, simbolo delle infinite biforcazioni e possibilità temporali. L’artista riesce a tradurre questi concetti complessi in immagini capaci di stimolare riflessioni profonde, senza perdersi nell’astratto.

La cultura napoletana e il rapporto unico con il tempo futuro

Un elemento distintivo della mostra è il richiamo alla lingua e alla cultura napoletana, considerate custodi di un modo peculiarissimo di vivere il tempo. Nel sud, il futuro non è visto come un momento a venire definito e puntuale, ma come un presente sospeso, una dimensione in cui qualcosa resta sempre aperto e in attesa. Questo approccio si riflette nel linguaggio, nei modi di dire, nelle consuetudini quotidiane.

La curatrice Benedetta Bottino sottolinea come sia proprio questa specificità culturale a rendere il luogo dell’Acquedotto Augusteo perfetto per la mostra. La storia del territorio, la stratificazione delle culture e la resistenza nel tempo si fondono con le opere di Famiglietti in un percorso che invita a guardare il tempo non solo come successione di eventi, ma come esperienza da vivere e interpretare. La mostra diventa così una occasione per una riflessione comune, capace di connettere passato, presente e futuro in una visione unica.

Il simbolismo del tempo nelle opere e nello spazio

Le immagini di Famiglietti vengono messe in dialogo con le caratteristiche fisiche e storiche dell’acquedotto. La precisione lineare del flusso d’acqua si riflette nei tratti ben definiti delle tele, mentre la ciclicità degli interventi di manutenzione sul monumento si rispecchia nel tema dell’eterno ritorno presente nei lavori. I cunicoli dell’acquedotto richiamano idealmente il labirinto, metafora potente del tempo che si biforca e si ripiega su se stesso.

Questi elementi, così intrecciati, creano un vero e proprio simbolismo temporale che rende la mostra “Non Ora” una esperienza immersiva. I visitatori sono accompagnati a camminare letteralmente tra le stratificazioni del passato, mentre le opere li invitano a sorseggiare un tempo più liquido, aperto a interpretazioni plurime. La mostra punta a nutrire la riflessione in chi guarda, trasformando uno spazio archeologico in un luogo di incontri tra idee, tempo e arte.

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