Giorgia Marino, una giovane di 25 anni e madre di una bambina di quattro anni, ha perso la vita dopo un incidente stradale a Torino lo scorso maggio. Impiegata come corriere per Amazon nel polo logistico di Grugliasco, la sua routine era fatta di consegne e corse quotidiane. Il 30 maggio un’auto in corso Orbassano le ha tagliato la strada mentre era in moto, innescando una serie di eventi che hanno portato al suo decesso il 9 giugno. La famiglia ora ha depositato un esposto alla procura di Torino per chiarire alcune fasi della gestione ospedaliera intervenuta dopo lo schianto.
Dinamica dell’incidente e primo soccorso a torino
Giorgia Marino stava guidando la moto lungo corso Orbassano, una delle arterie trafficate di Torino, quando un’auto ha svoltato a sinistra senza concederle la precedenza. L’impatto è stato violento: la giovane è stata sbalzata contro due veicoli in sosta. Le condizioni riportate comprendevano traumi multipli e diverse fratture. È stata trasportata d’urgenza al CTO di Torino, dove si è optato per sedarla e indurla al coma farmacologico. La scelta è stata dettata dallo stato critico e dalla necessità di intervenire con urgenza.
Secondo la famiglia però, da subito si è creato un distacco nella comunicazione tra medici e i suoi cari. Nessun consenso informato è stato mai firmato e i rischi legati all’intervento chirurgico sono stati spiegati in modo sommario o non del tutto chiariti. Questa mancanza di confronto resta uno dei principali motivi di sospetto nei riguardi della gestione clinica, scatenando la richiesta formale di un’indagine più a fondo da parte della procura.
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L’intervento chirurgico e le complicazioni successive
L’operazione eseguita venerdì 2 giugno puntava a intervenire sul bacino, area particolarmente delicata visto il coinvolgimento di ossa e tessuti spesso difficili da recuperare. L’operazione è durata diverse ore e si è rivelata complessa fin dall’inizio. A poche ore dall’intervento, Giorgia ha subito un arresto cardiaco. È stata quindi trasferita all’ospedale Molinette, dove è stata collegata all’ECMO, il macchinario che sostituisce temporaneamente la funzione cardiaca e respiratoria.
Il ricovero alle Molinette ha prolungato di poco le speranze. Nei tre giorni successivi le condizioni non sono migliorate, culminando con il decesso il 9 giugno. Al centro dei dubbi della famiglia ci sono le modalità di intervento e la tempestività delle cure, oltre all’assenza di dialogo nelle ore più drammatiche. Si chiede cioè non solo se quell’operazione fosse indispensabile, ma anche come sono state valutate le condizioni e quali alternative erano contemplabili.
Reazioni della città e attesa di risposte dalla procura
La notizia della morte di Giorgia ha suscitato grande commozione nei quartieri di Torino dove viveva e lavorava. Non si tratta solo di una tragedia privata, ma di un fatto che tocca una comunità intera. In molte manifestazioni pubbliche e sui social si invocano trasparenza e responsabilità.
L’esposto presentato dai familiari sollecita l’apertura di un’indagine sulla dinamica dell’incidente e soprattutto sul percorso sanitario post-trauma. Alcuni parlano di negligenza medica, ma le autorità invitano a mantenere rispetto e a lasciare che il lavoro degli inquirenti faccia chiarezza.
Nel frattempo resta una domanda che pesa su chi conosceva Giorgia: come mai non è stato possibile un confronto più diretto con la famiglia, e perché non sono stati spiegati i rischi maggiori dell’operazione? La risposta a queste domande potrebbe influenzare non solo la verità nel caso ma anche pratiche future legate a incidenti simili.
L’eredità lasciata da giorgia e le ripercussioni per la figlia
La vicenda di Giorgia Marino mette in luce anche le fragilità di chi ogni giorno affronta rischi sul lavoro e nelle strade della città. Madre giovane e lavoratrice, cercava di garantire un futuro alla sua bambina tenendola stretta e amandola con tutta se stessa. Per la piccola ora resta un vuoto che non si potrà colmare, e qualcuno dovrà spiegarle cosa è successo alla sua mamma.
La morte di Giorgia rappresenta una ferita nella città di Torino che spinge a riflettere sulle condizioni di sicurezza negli ambienti urbani e sulle modalità di assistenza medica post-trauma. Per la famiglia Marino chiedere chiarezza rappresenta un gesto carico di dolore ma anche di determinazione a non lasciare cadere nel silenzio una storia durissima, che riguarda tanto la responsabilità umana quanto quella professionale.