La ministra dell’uruguay chiede il cambio rapido del contingente caschi blu in congo

La ministra dell’uruguay chiede il cambio rapido del contingente caschi blu in congo

La ministra Sandra Lazo chiede alle Nazioni Unite un cambio urgente del contingente uruguaiano in Congo, a causa dei rischi crescenti e delle pressioni di famiglie e governo per la sicurezza dei caschi blu.
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La ministra uruguaiana Sandra Lazo ha chiesto urgentemente alle Nazioni Unite il cambio del contingente dei caschi blu in Congo, preoccupata per la sicurezza dei militari coinvolti in scontri con il gruppo ribelle m23. - Gaeta.it

La ministra dell’Uruguay Sandra Lazo ha sollevato la questione del cambio urgente del contingente delle forze di pace uruguaiane stanziate in Congo. L’appello è arrivato durante un incontro a Montevideo con rappresentanti delle Nazioni Unite, manifestando la preoccupazione per la situazione dei caschi blu coinvolti in scontri recenti nella regione. Il governo uruguaiano intende portare la richiesta direttamente alle Nazioni Unite nel tentativo di accelerare la rotazione delle truppe.

Richiesta di cambio urgente per i caschi blu uruguaiani in congo

Sandra Lazo, ministra dell’Uruguay, ha espresso la necessità di un rapido avvicendamento dei militari uruguaiani impegnati nelle operazioni di pace in Congo, durante una conferenza stampa tenuta dopo il confronto con le autorità dell’Onu a Montevideo. Lazo ha dichiarato che la questione suscita una forte preoccupazione e ha sottolineato che questa richiesta dovrà essere formalizzata da una lettera ufficiale. Presto il cancelliere Mario Lubetkin si recherà a New York per consegnare questa comunicazione alle Nazioni Unite, mettendo in evidenza l’urgenza della situazione.

Una richiesta formale e urgente

La ministra ha evidenziato che, nonostante i rapporti positivi con le Nazioni Unite, la lettera rappresenta una richiesta precisa: il governo uruguaiano vuole che sia organizzato il rientro e il cambio dei propri soldati. Lazo ha anche avvertito che, qualora le Nazioni Unite non dovessero agire, l’Uruguay sarebbe costretto a prendere iniziative autonome per riportare a casa i suoi militari. Questo segnale indica un certo grado di impazienza rispetto ai tempi della missione e sottolinea la responsabilità del governo nei confronti dei suoi uomini impegnati lontano da casa.

Condizioni e rischi per i caschi blu impegnati negli scontri con il gruppo m23

Il contingente uruguaiano in Congo comprende circa 550 soldati addetti a missioni di mantenimento della pace. Nel corso del 2025, questi militari hanno affrontato situazioni di pericolo legate ai violenti scontri con il gruppo ribelle noto come m23, presente nella regione orientale del Congo. I fatti registrati includono un decesso ascritto a un attacco diretto dei ribelli e un altro caso di morte dovuto a un arresto cardiaco. Questi eventi mettono in risalto le condizioni difficili in cui operano le truppe uruguaiane.

Preoccupazioni e proteste delle famiglie

L’Uruguay ha anche assistito al rientro volontario di almeno 20 soldati che hanno finanziato personalmente il viaggio verso casa, segnalando problemi nella gestione o nella percezione della sicurezza nella missione. Recentemente, i familiari dei caschi blu hanno manifestato il proprio malcontento. Due settimane fa, hanno consegnato una lettera al presidente Yamandú Orsi, auspicando maggior attenzione per i propri cari in missione e denunciando una sensazione di “abbandono” e “mancata considerazione” da parte delle autorità.

Il clima tra le famiglie e il governo rispecchia una situazione complessa, in cui i rischi sul campo si sommano a tensioni di carattere amministrativo e umano. Queste tensioni contribuiscono a rafforzare la richiesta di una soluzione tempestiva per il cambio dei militari.

La posizione del governo uruguaiano verso le nazioni unite

Il governo dell’Uruguay tiene fede al suo impegno nella cooperazione internazionale, ma in questo caso si trova a esercitare una pressione sulle Nazioni Unite affinché rispettino i tempi e le esigenze del cambio del contingente. L’azione del cancelliere Mario Lubetkin, atteso a New York per consegnare la lettera ufficiale, fa parte di questo sforzo diplomatico diretto.

La ministra Lazo ha chiarito che la missiva non è una semplice comunicazione ma un vero e proprio atto di richiesta formale che impone alle Nazioni Unite di organizzare il rimpiazzo dei caschi blu uruguaiani. L’eventuale inerzia dell’organismo internazionale potrebbe spingere l’Uruguay a compiere mosse autonome, ribadendo così un’attenzione particolare verso la tutela del proprio personale.

Impegno e responsabilità del governo uruguaiano

Questa posizione riflette la sensibilità politica e militare del paese rispetto a un impegno internazionale che si rivela complicato e pericoloso nelle aree contese del Congo. Lo stato uruguaiano sembra motivato dal bisogno di garantire protezione e supporto ai militari, mantenendo un rapporto collaborativo con l’Onu ma pronto a intervenire direttamente se necessario.

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