Lisa Gastoni, nata Elisabetta Gastone, è un volto noto del cinema italiano e internazionale, con una storia artistica che si snoda tra successi, pause e ritorni sorprendenti. Dopo un debutto teatrale nel 1979 con “La Celestina” diretta da Luigi Squarzina, ha scelto di allontanarsi dalle scene per dedicarsi ad altre passioni, come la pittura e la scrittura. La sua carriera, però, non si è mai spenta del tutto e il suo ritorno sul set ha confermato una presenza capace di trasformarsi restando sempre intensa.
I primi passi tra l’italia e l’inghilterra, un inizio quasi casuale
Lisa Gastoni nasce ad Alassio il 28 luglio 1935 in una famiglia legata al mondo dell’ospitalità. La sua infanzia è divisa tra l’Italia e Londra, città dove si trasferisce insieme alla madre, aristocratica irlandese, al termine della seconda guerra mondiale. La sua avventura nel cinema comincia quasi per caso, dopo un’esperienza da fotomodella. Nel 1954 ottiene un piccolo ruolo nel film di guerra “Operazione commandos” di Lewis Milestone, accanto a Dirk Bogarde e Akim Tamiroff.
Nonostante abbia lavorato in più di venti film, Lisa non riponeva grande fiducia nel cinema, soprattutto in una stagione dominata da B-movies e registi come Michael Powell e David Lean. Il suo volto mediterraneo, gli occhi verdi e la statura viva la resero particolarmente richiesta nei set in costume di Cinecittà, dove interpretava spesso regine o donne misteriose in produzioni che attiravano l’attenzione ma non cambiavano la sua immagine consolidata.
Leggi anche:
L’apice della carriera: ruoli di spessore e film controversi
La svolta arriva con l’incontro con registi importanti come Joseph Losey e Sergio Corbucci. Nel 1962 partecipa a “Eva” di Losey, ma continua a interpretare soprattutto personaggi legati al cinema di genere. Il ruolo di Lucrezia Borgia nel film di Corbucci “L’uomo che ride” segna un passaggio importante, seguito dall’interpretazione accanto a Luciano Lutring in “Svegliati e uccidi” diretto da Carlo Lizzani.
Il 1968 è l’anno di “Grazie zia” di Salvatore Samperi, pellicola che le regala notorietà grazie a una parte provocatoria in cui interpreta una donna matura attratta da un ragazzo più giovane. “Quel film, capace di scatenare polemiche e scandali, si trasforma in un successo clamoroso ma condanna Gastoni a ruoli simili e a un’etichetta che comincia a sentirsi stretta.” Nel frattempo affianca registi come Gianni Puccini, Alberto Lattuada e Jerzy Kawalerowicz, mettendo in scena personaggi profondi.
Uno dei momenti più intensi della sua carriera arriva con “Mussolini, ultimo atto” di Lizzani, dove interpreta Claretta Petacci accanto a Rod Steiger. Dopo questo periodo ricco di soddisfazioni artistiche, decide di abbandonare il cinema nel 1974, lasciando un’eredità non molto lunga ma significativa.
Il ritorno e gli ultimi anni tra tv e nuove esperienze
Dopo un lungo silenzio e dedicandosi soprattutto alla scrittura e alla pittura, Lisa Gastoni si ripresenta sullo schermo nel 2005, grazie all’insistenza di Ferzan Ozpetek che la vuole nel film “Cuore sacro”. Da quel momento in poi partecipa a vari progetti tra cinema e televisione, con titoli che vanno da “La provinciale” all’ultima stagione de “L’onore e il rispetto” nel 2017.
In questi anni ha affrontato anche momenti difficili, come la perdita del marito Claudio Isgrò, noto penalista, nel 2021, e una vicenda giudiziaria legata a una truffa architettata dai suoi stessi vicini di casa. “Nonostante tutto, Gastoni ha mantenuto un profilo discreto, preferendo cancellare il passato e lasciare davanti a sé solo il presente.”
Il suo libro “La madre di Taron”, scritto nel 1995, resta il suo contributo più personale e autobiografico, a testimonianza di un’artista che ha saputo esprimersi in forme diverse oltre la recitazione. Oggi, che compie 90 anni, la sua figura continua a evocare un tempo in cui il talento si mescolava a scelte radicali e a incontri importanti con registi e attori di spessore.