La discussione sulla legge italiana sul fine vita riprende vigore al senato con un testo definito, dopo mesi di sospensione e controversie. Il nuovo testo presenta modifiche rilevanti rispetto alle bozze precedenti e riapre il dibattito su un tema delicato e complesso, che coinvolge diritti, salute e politica. Nel frattempo, si osservano gli sviluppi legali in altri paesi europei, dove si stanno definendo regole diverse, talvolta più avanzate, sul suicidio medicalmente assistito e le cure palliative.
La nuova proposta di legge sul fine vita in italia
Dopo più di un anno trascorso tra cinque distinte proposte di legge, in cui maggioranza e opposizione non erano riuscite a trovare un’intesa, il senato ha approvato un testo di legge più compatto composto da quattro articoli. Il compito di elaborare una versione condivisa era stato affidato a dicembre a un comitato ristretto, che però ha lavorato con difficoltà. Perciò la maggioranza ha deciso di procedere con un testo scritto e condiviso, da esaminare in aula dal 17 luglio 2025.
Il primo articolo stabilisce che il diritto alla vita costituisce il fondamento di tutti gli altri diritti nel nostro ordinamento. Si conferma la protezione della vita indipendentemente dall’età, dallo stato di salute o dalla condizione sociale. Un elemento nuovo e rilevante riguarda la scomparsa della formula “dal concepimento alla morte naturale”, frase che nei mesi passati aveva suscitato forti proteste da parte delle opposizioni, preoccupate che potesse mettere a rischio la legge sull’aborto.
Leggi anche:
Il trattamento di fine vita non sarà coperto dal Servizio sanitario nazionale: né i medici pubblici, né le strutture o i farmaci pubblici potranno essere utilizzati a questo scopo. Si sottolinea però che chi assiste una persona nel percorso di fine vita non potrà essere considerato responsabile penalmente.
Comitato nazionale di valutazione e tempi ridotti
Un altro punto importante riguarda il ruolo del comitato che verifica i requisiti dei pazienti. Non sarà più il Comitato etico, ma un Comitato nazionale di valutazione, nominato con decreti firmati dal presidente del consiglio. La scelta di questo organismo ha sollevato critiche da parte di esponenti della sinistra che denunciano un eccesso di politicizzazione. I tempi per il pronunciamento sul caso si riducono a 90 giorni, rispetto ai 120 previsti dalla versione precedente. Anche il periodo per ripresentare la domanda in caso di rifiuto passa da 4 anni a 6 mesi.
Il testo non impone l’erogazione obbligatoria delle cure palliative in tutte le regioni, ma prevede che siano rese disponibili, cercando di limitare le differenze di accesso tra territori. L’articolo 3 regola nel dettaglio l’accesso a queste cure, nel tentativo di uniformare le prestazioni e migliorare la qualità dell’assistenza.
Suicidio medicalmente assistito e quadro internazionale
L’Italia non è l’unico paese a muoversi sul tema del suicidio medicalmente assistito, ovvero la situazione in cui una persona autogestisce la somministrazione di medicinali che provocano la fine della vita. Secondo l’Associazione Luca Coscioni, attualmente 23 stati nel mondo consentono questa pratica.
In Europa, tra quelli che permettono il suicidio assistito, ci sono Germania, Svizzera, Austria, Belgio, Spagna e Portogallo. Nel nostro paese invece la legge lo autorizza solo per chi è in trattamento di sostegno vitale, come i pazienti in stato vegetativo permanente o in condizioni molto gravi. Al contrario, 101 paesi vietano espressamente questa pratica. Tra questi figurano alcune grandi nazioni europee come Francia, Regno Unito, Polonia, Finlandia, Norvegia, Svezia, Irlanda e anche la federazione russa.
Come funziona il fine vita in francia
In Francia la legge Claeys-Leonetti del 2016 disciplina il fine vita, confermando l’assenza di legalizzazione di eutanasia o suicidio assistito, ma garantisce indicazioni precise per i trattamenti palliativi. Il presidente Emmanuel Macron ha annunciato nel 2024 di voler proporre un nuovo progetto di legge, che potrebbe regolare il suicidio assistito.
Di recente l’Assemblée nationale ha approvato due proposte di legge: una per assicurare l’accesso alle cure palliative ovunque in Francia, accolta all’unanimità, e un’altra per l’“aiuto a morire”. Ora si attende il via libera del senato francese.
In questi provvedimenti si richiede che chi chiede l’aiuto a morire sia cittadino francese o residente, affetto da una malattia grave, incurabile, che provochi sofferenze insopportabili. La richiesta deve essere fatta dal paziente in condizioni di coscienza, preferibilmente con domanda scritta. La domanda viene valutata da un collegio sanitario di tre membri. Il paziente può cambiare idea entro 48 ore, mentre il medico ha 15 giorni per rispondere. La valutazione tiene conto non solo del tempo di vita potenziale, ma anche della qualità della vita che resta.
La regolamentazione nel regno unito
Nel Regno Unito, dopo dieci anni di bocciature da parte del parlamento, la Camera dei comuni ha approvato nel 2025 in terza lettura una legge per regolamentare la morte assistita. A questo punto il testo, che riguarda l’Inghilterra e il Galles, passa alla Camera dei lord per possibili modifiche o rallentamenti, ma non può essere bloccato definitivamente.
Scozia e Irlanda del Nord hanno percorso vie autonome, gestendo la normativa su questo tema in modo indipendente.
Il testo consente il suicidio assistito a tutti i maggiorenni con diagnosi terminale e aspettativa di vita inferiore a sei mesi. Richiede il consenso di due medici e prevede il diritto all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari.
La legge punta a definire con precisione i casi in cui si può attivare il percorso assistito, mettendo in risalto il ruolo dei medici e delle procedure di autorizzazione.