In questi giorni si è acceso il dibattito sulle dinamiche tra israele, iran e Stati Uniti riguardo a un possibile attacco contro Ali Khamenei, la guida suprema iraniana. A far discutere sono state alcune interpretazioni errate riguardo alla posizione della Casa Bianca e alla possibilità che Donald Trump avesse posto un veto esplicito a un’azione militare diretta contro il leader iraniano.
La posizione di netanyahu sulla possibilità di colpire ali khamenei
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito senza mezzi termini che non esiste alcun divieto esplicito da parte degli Stati Uniti nei confronti di un’eventuale operazione contro Ali Khamenei. Rivolgendosi a Fox News, Netanyahu ha liquidato come “notizie false” le voci circolate su un presunto veto imposto da Donald Trump.
Il premier ha infatti specificato che non ci sono state conversazioni del genere, lasciando intendere che eventuali informazioni in tal senso sono fuori dalla realtà. Questa precisazione arriva dopo che vari media, Reuters inclusa, avevano riportato una linea rossa tracciata dal presidente americano uscente, con lo scopo di evocare un blocco a operazioni che coinvolgano la Guida Suprema iraniana.
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L’importanza del chiarimento israeliano
L’importanza di questo chiarimento sta tutta nel fatto che, dal punto di vista israeliano, non esistono limitazioni da parte di Washington che frenino la possibilità di intervenire militarmente contro figure di rilievo di Teheran. Si tratta dunque di una dichiarazione pubblica che vuole smontare speculazioni giornalistiche e, al tempo stesso, confermare che la politica estera di israele verso iran segue un proprio corso.
Il ruolo centrale dell’operazione rising lion e le vittime di teheran
L’operazione denominata Rising Lion ha rappresentato una delle mosse più significative in questo contesto di tensioni crescenti. Netanyahu ha ufficialmente confermato l’uccisione del capo dell’intelligence di unità dei Guardiani della rivoluzione e del suo vice. I due ufficiali, Mohammad Kazemi e Hassan Mohaqeq, sarebbero rimasti vittime di un raid eseguito nella capitale iraniana, Teheran.
Questa azione militare è stata motivata, secondo il premier israeliano, dalla necessità di frenare il programma nucleare iraniano. Netanyahu ha sottolineato come Israele abbia individuato uranio sufficientemente arricchito da produrre nove bombe atomiche. Il raid si è quindi focalizzato su siti nucleari e figure chiave legate alla sicurezza del regime, incoraggiando la presenza israeliana a non risparmiare nemmeno le alte cariche dell’intelligence.
Strategia di tel aviv verso l’apparato militare di teheran
Questi eventi dimostrano come la strategia messa in atto da Tel Aviv si spinga oltre gli attacchi convenzionali, mirando direttamente ai vertici dei servizi iraniani. Difficile scorgere una semplice azione simbolica dietro questa operazione: si tratta piuttosto di un colpo che punta a paralizzare una parte cruciale dell’apparato militare di Tehran.
La politica israeliana contro il nucleare iraniano e i commenti del ministro degli Esteri
Oltre alle parole di Netanyahu, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar ha precisato in un’intervista rilasciata a Cnn che l’obiettivo principale dell’azione militare non è il cambio del regime iraniano. Sa’ar ha ribadito che questa decisione spetta al popolo iraniano, mentre il focus attuale è quello di fermare la realizzazione del programma nucleare di Teheran.
Il ministro ha tentato di smorzare i toni, sottolineando che israele non considera gli iraniani come nemici, bensì come una entità separata dal regime al potere. Questa distinzione è rilevante nel contesto diplomatico e politico che coinvolge entrambe le nazioni, indicando come la tensione si concentri soprattutto su aspetti strategici e militari e non su un conflitto identitario.
La linea ufficiale di tel aviv sul nucleare iraniano
La posizione ufficiale di Tel Aviv, quindi, evita di puntare direttamente a un cambio politico, privilegiando un approccio che blocchi sul nascere l’accesso di iran a potenziali armi di distruzione di massa. Questa linea si traduce in interventi mirati come quello che ha portato all’eliminazione dei vertici dell’intelligence delle Guardie della rivoluzione.
Le comunicazioni pubbliche governative vogliono chiarire che israele mantiene una linea precisa per contenere le ambizioni atomiche di Teheran, senza però schierarsi in modo esplicito contro la popolazione iraniana o aspirare a una rivoluzione interna.