Il procedimento sul decesso della 13enne a Bologna assume una nuova svolta. La giudice Chiara Alberti ha deciso di ammettere un rito abbreviato «condizionato» nel quale verranno ascoltati i due consulenti di parte. Questo passaggio è fondamentale per chiarire le circostanze che hanno portato alla tragedia, dopo che le conclusioni del medico legale incaricato dalla procura minorile hanno sollevato discussioni sulle cause precise del decesso.
Rito abbreviato «condizionato»: cosa prevede la decisione della giudice alberti
La decisione della giudice Alberti segna un momento cruciale nell’inchiesta. Invece di accettare il rito abbreviato così com’è, ha imposto la condizione di sentire in aula i periti nominati dalle parti coinvolte. Questi esperti avranno modo di esporre direttamente le proprie valutazioni, portando un confronto tecnico che va oltre le relazioni scritte, così da permettere al giudice di valutare personalmente la fondatezza delle tesi.
L’importanza di questo passaggio risiede nel fatto che le conclusioni del medico legale nominato dalla procura minorile di Bologna, che aveva indicato i motivi della morte, sono state definite «criticabili» dagli esperti di parte. Il rito abbreviato condizionato consentirà di acquisire una visione più completa sulle dinamiche dei fatti, in particolare sulle interpretazioni delle lesioni riscontrate sul corpo della giovane.
Leggi anche:
Questo tipo di rito si configura come uno strumento efficace per approfondire le controverse, senza allungare eccessivamente i tempi processuali. La presenza in aula dei consulenti, con la possibilità di interrogatori e contro-interrogatori, aiuterà a chiarire le opinioni divergenti e a ricostruire con maggior precisione quanto accaduto.
Il parere del medico legale cecchetto: dinamica incompatibile con il suicidio
Il medico legale Cecchetto, incaricato dalla Procura per i minorenni, ha avanzato una ricostruzione delle cause che ha precisato come la dinamica della caduta non si accorda con un’ipotesi di suicidio. Secondo la sua analisi, la posizione e le lesioni del cranio fanno pensare a una caduta all’indietro, provocata probabilmente da una spinta.
Questa deduzione nasce dall’esame dei segni riscontrati sul corpo della ragazza, in particolare le ferite al capo. La modalità di caduta che ha ipotizzato Cecchetto non coincide con la classica dinamica di un gesto volontario, che solitamente provoca lesioni frontali o proporzionali a un movimento in avanti. La caduta all’indietro suggerisce un fatto esterno o una dinamica accidentale differente.
Il consulente ha spiegato che questa conclusione deriva da un’analisi approfondita dei dettagli anatomici, delle forze coinvolte nell’impatto e dalla distribuzione delle lesioni. Il caso della giovane, purtroppo, si fa complesso perché questi elementi non si raccordano con la semplice ipotesi del suicidio come causa del decesso.
Le osservazioni di tavani e maisto: una lettura diversa delle lesioni
Tavani e Maisto, consulenti delle parti, hanno messo in discussione le conclusioni del medico legale Cecchetto. Il loro intervento si concentra principalmente sulle lesioni alla testa, che vengono interpretate in modo differente rispetto alla tesi della caduta indietro causata da una spinta.
Nella loro analisi, le condizioni dei traumi cranici non sarebbero compatibili con l’ipotesi avanzata dalla Procura per i minorenni. Mettono in dubbio la lettura delle ferite, riferendosi a particolari specifici che avrebbero potuto causare una diversa dinamica del trauma. Secondo loro, le lesioni potrebbero anche suggerire una caduta in direzione avanti, un elemento che riaprirebbe il caso a diverse interpretazioni.
Questa divergenza tecnica spiega perché la giudice abbia scelto di ascoltare direttamente questi periti in aula. L’analisi di Tavani e Maisto resta centrale per dare al processo un quadro equilibrato, in cui le prove siano valutate senza ambiguità. Non a caso, la valutazione delle lesioni craniche si conferma un punto nodale nel dibattito sul caso.
I legali difensori concentrano la loro attenzione su questi aspetti, ritenendo che il confronto diretto potrà mettere in evidenza eventuali errori o mancanze nella prima perizia. Questi dettagli potranno influenzare il corso del processo e determinare la direzione del procedimento giudiziario fino alle prossime fasi.