La giornata internazionale degli archivi 2025: un viaggio tra memoria, storia e innovazione vaticana

La giornata internazionale degli archivi 2025: un viaggio tra memoria, storia e innovazione vaticana

Il 9 giugno 2025 si celebra la 18ma giornata internazionale degli archivi, con focus sull’Archivio Apostolico Vaticano, custode di oltre ottocento anni di storia e accessibile a studiosi da tutto il mondo.
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Il 9 giugno 2025 si celebra la 18ª Giornata Internazionale degli Archivi, con un focus sull’Archivio Apostolico Vaticano, uno dei più grandi e storicamente ricchi al mondo, aperto a studiosi internazionali e impegnato nella conservazione e digitalizzazione della memoria storica collettiva. - Gaeta.it

Oggi, 9 giugno 2025, si celebra la 18ma giornata internazionale degli archivi, un appuntamento nato nel 1948 con la fondazione dell’International Council on Archives sotto l’egida dell’Unesco. Si tratta di un momento dedicato alla riflessione sul valore degli archivi nella conservazione della memoria collettiva e nella diffusione della conoscenza storica. Per raccontare cosa significhi conservare e studiare il passato, ci si concentra sull’Archivio Apostolico Vaticano, da sempre uno dei più importanti depositi di documenti al mondo, oggi aperto a studiosi da ogni parte del globo.

L’archivio apostolico vaticano tra storia e dimensioni ragguardevoli

L’Archivio Apostolico Vaticano custodisce una quantità impressionante di documenti, sparsi in circa ottantacinque chilometri di scaffalature all’interno del palazzo apostolico. Questa lunghezza, che equivale alla distanza tra Roma e Viterbo, ospita materiale d’archivio che copre oltre ottocento anni, dal 1198 a oggi. Si tratta di circa 650 fondi e serie archivistiche, frutto del lavoro di enti, personaggi e famiglie diverse. La concentrazione di passato si traduce in una documentazione ampia e varia, raccolta in registri, buste, faldoni e manoscritti unici. L’Archivio è noto per la sua continuità: i documenti non si interrompono mai in questo arco temporale, offrendo una testimonianza storica diretta e completa.

L’Archivio non è solo una riserva di carte. Ogni anno oltre 1200 studiosi da più di sessanta Paesi si soffermano nelle sue sale per condurre ricerche. In certi giorni si raggiungono picchi intorno alle sessanta visite. Si tratta di ricercatori provenienti da ambienti accademici diversi. Entrando dal Cortile del Belvedere, ci si imbatte in un ambiente ampio, protetto da condizioni di conservazione rigorose. La giornata internazionale si accompagna anche alla settimana dedicata agli archivi, con eventi e incontri che si svolgono fino al 13 giugno 2025.

Il ruolo sociale degli archivi tra praticità e memoria

L’archivista e docente Luca Carboni spiega come gli archivi abbiano origine in funzione pratica e amministrativa, spesso associata ai poteri che li hanno creati o custoditi. Gli archivi non sono solo collezioni di carte: incarnano la gestione giuridico-amministrativa di enti, persone o famiglie. Nel tempo hanno acquisito una dimensione culturale, ma lo scopo iniziale si lega sempre al controllo, al funzionamento di strutture istituzionali o private. Nell’immaginario comune, invece, spesso si pensa agli archivi come luoghi di polvere o burocrazia, sensazioni che riflettono l’idea di segretezza o lentezza associata a questi spazi.

Non a caso, in molte rivolte o sommosse storiche gli archivi sono stati bersagli, percepiti come simboli del potere da abbattere. Ciò evidenzia il loro valore come detentori e garanti di autorità e memoria ufficiale. Ma il significato degli archivi supera l’aspetto del controllo e si sposta verso la tutela della trasparenza e della responsabilità nei confronti dei cittadini, soprattutto in paesi democratici. L’archivio diventa strumento per attestare il rispetto delle norme e la verità dei fatti, un elemento chiave della relazione fra istituzioni e pubblico.

Archivi come luoghi di storia vissuta e memoria collettiva

Dietro ogni documento, anche il più insignificante, si nasconde la storia di persone comuni e non solo di protagonisti illustri. Gli archivi permettono di far rivivere vite, fatti e momenti dimenticati. Attraverso pergamene, lettere o registri riaffiorano immagini di tempi passati, ricostruzioni di sentire e pensieri. Spesso questo mondo sembra distante, ma non è così: è quello in cui tanti sono cresciuti o in cui si è coltivato quel modo di comunicare che oggi appare raro, come le lettere scritte a mano. L’archivio smette di essere “casa dei morti” per diventare fonte continua di conoscenza, riflessione e identità.

La capacità degli archivi di rendere presente il passato si basa proprio sulla materialità dei documenti e sulla loro conservazione. Il contatto diretto con carte antiche offre un’esperienza sensoriale e intellettuale insostituibile, che va oltre la semplice informazione digitale. Gli studiosi imparano così a riconoscere lo spessore storico di ogni singolo foglio e a contestualizzarlo, dando valore anche a dettagli apparentemente irrilevanti.

L’unicità dell’archivio vaticano e le sue radici storiche

L’Archivio Apostolico Vaticano, nato nel 1612 come archivio centrale della Santa Sede, è definito da Luca Carboni “l’archivio del mondo” per la sua vastità e la varietà di documenti custoditi. Non conserva solo materiale europeo o cristiano, ma anche testimonianze rare come la documentazione scritta in mongolo più antica al mondo. Questa unicità si distingue rispetto ad altri grandi archivi europei spesso poveri di materiali medievali.

Il nome storico di “Archivio Segreto” testimonia la sua origine riservata esclusivamente al pontefice, non pubblica e non accessibile al di fuori degli ambienti ecclesiastici per circa quattro secoli fino al 2019. In passato il termine “segreto” andava inteso come “separato o riservato” e non come occultamento. Solo con il XIX secolo e la nascita degli archivi di stato di stampo moderno si instaurò la pratica di apertura agli studiosi e al pubblico. Da allora, anche il Vaticano ha iniziato a concedere accesso a tutti, ma con regole specifiche dovute al carattere delicato dei documenti conservati.

Come accedere all’archivio e criteri di consultazione

L’archivio richiede alcuni requisiti precisi per entrare: il possesso di una laurea e una lettera di presentazione da parte di un ateneo o istituto culturale, senza alcun tipo di discriminazione. L’accesso è gratuito e la varietà di chi vi accede è ampia: arrivano ricercatori da ogni continente, confermando la portata internazionale dell’istituto. Per quanto riguarda la consultazione dei documenti, a differenza di altri archivi non si applica una “data mobile” fissa. È infatti il pontefice a stabilire quali periodi storici siano aperti allo studio.

Attualmente, a giugno 2025, sono consultabili documenti fino all’ottobre del 1958, momento che segna la chiusura del pontificato di Pio XII, aperto per volere di papa Francesco dal marzo 2020. Nei quarantadue anni fra il 1978 e il 2020 Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco hanno concesso l’accesso a 81 anni di storia, dal 1878 al 1958, volume superiore a qualsiasi altro archivio nel mondo.

La scuola vaticana di paleografia e archivistica nella formazione specialistica

L’Archivio Apostolico ospita la Scuola di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, istituita da papa Leone XIII nel 1884. La scuola nasce con l’obiettivo di formare il clero e i giovani studiosi alla lettura e interpretazione dei documenti antichi, affiancando la più ampia apertura avviata negli anni precedenti. Oggi la scuola prepara non solo esperti in documentazione storica, ma anche archivisti digitali, capaci di gestire gli archivi del presente e del futuro e di lavorare con materiale elettronico.

Ogni anno circa quaranta studenti, in maggioranza laici internazionali, avviano questo percorso di specializzazione che si concentra non solo sulla conoscenza della scrittura e delle fonti storiche, ma sulla cura e conservazione fisica e digitale dei documenti. Questo impegno rappresenta un contributo importante alla salvaguardia della memoria storica collettiva.

Digitalizzazione e conservazione tra sfide e opportunità

La digitalizzazione è uno dei temi più discussi nel campo archivistico moderno. Da un lato aiuta a preservare i documenti originali limitandone l’uso materiale e quindi l’usura. Da un altro facilita consultazioni a distanza, estendendo l’accesso a ricercatori che non potrebbero recarsi fisicamente in Vaticano. L’Archivio riceve continuamente nuovi materiali da tutta la Curia Romana e dalle rappresentanze pontificie nel mondo, molti dei quali digitalizzati ogni anno per garantirne una più rapida fruizione.

Non tutta la documentazione ha la stessa priorità però. Documenti più recenti come fax o fotocopie su carta povera e fragile necessitano di attenzione perché rischiano di deteriorarsi velocemente. La digitalizzazione continua rappresenta una sfida enorme e senza fine, una corsa contro il tempo per proteggere anche il materiale più recente.

Pur riconoscendo il valore della tecnologia, resta vivo l’apprezzamento per la componente “materiale” degli archivi. Molti studiosi e archivisti ancora testimoniano il piacere raro di maneggiare documenti originali, di aprire per la prima volta faldoni intatti da secoli o sfogliare lettere antiche con una storia personale e culturale alle spalle, come la lettera dell’imperatore messicano Massimiliano I a pio IX nella notte prima della sua esecuzione. Questo rapporto tattile con la storia rimane un elemento essenziale difficilmente replicabile in formato digitale.

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