La discussione sulla difesa europea si amplia oltre i confini dell’Unione Europea, coinvolgendo paesi come Turchia, Norvegia e diversi stati dell’est Europa. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha offerto una visione chiara del futuro della cooperazione militare nel Vecchio Continente, indicando la necessità di regole comuni e una maggiore interoperabilità tra le forze armate. Questo avviene in un contesto globale di crescente competizione tecnologica e produttiva nel settore militare.
Una difesa europea che abbraccia tutto il continente
Guido Crosetto ha sottolineato che la difesa europea non può limitarsi ai 27 Paesi membri dell’Unione Europea. La proposta va oltre, puntando a un’alleanza più ampia che includa anche la Turchia, la Norvegia e vari Paesi dell’Europa orientale. L’idea è costruire un sistema di difesa continentale, ancor più esteso rispetto all’Europa politica, capace di aggregare forze e risorse in modo coeso.
Questa estensione nasce dalla necessità di affrontare le sfide di sicurezza comuni in modo più efficace. Paesi come Italia, Polonia, Gran Bretagna, Francia e Germania — denominati gruppo dei cinque da Crosetto — hanno già avviato collaborazioni per uniformare l’addestramento militare e creare vere e proprie reti di interoperabilità tra truppe e sistemi. Tuttavia, per arrivare a un livello operativo condiviso, serve introdurre regole comuni che riguardano anche gli acquisti nel settore difesa, garantendo prodotti interoperabili e standardizzati.
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L’obiettivo è evitare duplicazioni e inefficienze, producendo un sistema di difesa integrato in tutti i suoi aspetti, dai protocolli agli equipaggiamenti tecnologici. È una strategia articolata, che richiede una visione lungimirante e la disponibilità all’alleanza tra Stati con tradizioni e interessi diversi. Si punta alla costruzione di un blocco unico capace di sostenere un ruolo internazionale indipendente, riducendo la frammentazione attuale.
Il gruppo dei cinque e il ruolo dell’interoperabilità militare
Italia, Polonia, Gran Bretagna, Francia e Germania hanno provato a spingere concretamente verso l’integrazione delle forze armate europee. Crosetto ha evidenziato come questi Paesi lavorino per fare convivere eserciti e risorse in modo coordinato, armonizzando le procedure e l’addestramento dei soldati.
L’interoperabilità tra le forze armate significa che unità, armi, mezzi e sistemi di comunicazione devono combaciare perfettamente, senza difficoltà di uso o maneggevolezza. Per ottenerlo si deve sottoporti a misure precise, stabilire regole condivise e creare sinergie nelle scelte tecnologiche.
Un passaggio centrale è la standardizzazione degli acquisti in materia di difesa, evitando che ogni nazione compri equipaggiamenti incompatibili o troppo eterogenei. Così si può agevolare un uso combinato degli strumenti militari durante missioni comuni, migliorare l’efficienza e ridurre i costi, mantenendo un elevato livello di sicurezza.
L’idea del gruppo dei cinque mostra un primo esperimento che però andrà ampliato e fatto evolvere per coinvolgere più paesi europei. Solo così si potrà contare su un sistema credibile e affidabile, capace di competere con strutture militari potenti come quelle degli Stati Uniti o della Russia.
La sfida produttiva della difesa europea di fronte a Usa e russia
Il ministro ha segnalato alcune criticità che rallentano lo sviluppo e la produzione di armamenti nel continente europeo. I costi e i tempi di realizzazione sono elevati, superati da quelli americani e russi che offrono sistemi più economici e rapidi da fabbricare.
Crosetto ha parlato della necessità di aumentare la concorrenza tra le industrie della difesa, un settore che oggi sembra troppo rigido e costoso. Bisogna trovare un equilibrio tra la produzione militare e quella civile, che ormai si intrecciano sempre di più. Le tecnologie utilizzate nelle aziende difensive e in quelle civili condividono molti aspetti, e questa tendenza continuerà a crescere.
Nonostante questa sinergia, il settore della difesa richiede comunque un percorso di doppio binario per elevare il livello tecnologico sia nel campo militare che in quello civile. L’obiettivo è produrre sistemi meno costosi e più competitivi, ma con elevati standard di innovazione, indispensabili in uno scenario geopolitico complicato e imprevedibile.
La capacità di adattarsi e velocizzare la catena produttiva sarà decisiva per mantenere la sovranità tecnologica europea, che altrimenti rischia di dipendere eccessivamente dall’estero. Ecco perché la questione della cooperazione industriale nel settore militare resta al centro del dibattito politico e strategico.
L’intervento al festival dell’economia di trento
Le dichiarazioni di Crosetto sono arrivate durante l’incontro “Geopolitica delle risorse: materie prime e sovranità tecnologica una sfida globale”, tenutosi a Trento nel 2025. L’appuntamento, organizzato dal Gruppo 24 Ore e da Trentino Marketing, ha riunito esperti e rappresentanti politici per discutere dei nodi legati alle risorse strategiche e alle tecnologie chiave in un contesto mondiale complesso.
Dalle parole del ministro emerge una preoccupazione concreta rispetto al modo in cui l’Europa può affrontare queste sfide senza perdere terreno rispetto a potenze globali come Stati Uniti e Russia. Alla base ci sono anche questioni industriali e regolamentari che richiedono interventi a livello europeo, per evitare divari troppo ampi.
L’intervento ha mostrato come la difesa e la tecnologia militare siano ormai imprescindibili per la sicurezza e la sovranità continentale. Anche la gestione delle materie prime assume un peso molto più rilevante, considerando il legame stretto tra risorse, produzione e capacità tecnologica.
Parallelamente alla discussione scientifica e industriale, si è percepita netta la spinta politica a costruire un sistema europeo di difesa più ampio e solido. Nel dibattito è emersa l’urgenza di affrontare le complessità internazionali con strumenti adeguati, a cominciare dalla coesione tra i vari Paesi coinvolti.
Il Festival dell’economia di Trento ha quindi rappresentato un palcoscenico importante per mettere a fuoco le prospettive future in materia di geopolitica e difesa, con un’attenzione crescente alle relazioni multilaterali e agli equilibri di potere globali.