Maria rosa stasi torna a parlare delle accuse legate alla morte di Chiara. In un dialogo con Carla, emerge la sua insistenza nel negare qualsiasi coinvolgimento diretto o motivo per essere rinviata a giudizio. Le sue parole rivelano una memoria confusa e un senso di pressione costante, ma anche una ricostruzione degli spostamenti e delle attività del giorno del fatto che alimenta il dibattito sull’orario esatto della morte.
I dubbi sull’orario della morte di chiara e la ricostruzione degli eventi
L’orario in cui Chiara è morta ha un peso decisivo nel caso. Maria rosa stasi rivela che lei non ricorda neanche più alcuni dettagli di quel giorno, come il fatto di essere stata alla posta o dal dottore, attività confermate e documentate da fotocopie di ricette mediche e timbri. Questi elementi diventano fondamentali per stabilire un alibi e una ricostruzione precisa di dove si trovasse. Il suo racconto si svolge tra dubbi e tensione, soprattutto quando si sofferma sulle ricostruzioni degli inquirenti e la loro attribuzione degli orari.
Carla invece evidenzia come lo spostamento in avanti dell’ora della morte favorisca alcune ipotesi accusatorie. “Se la morte viene fissata tra le 9:30 e le 10, diverse persone risultano coinvolte direttamente,” secondo lei e Maria rosa. Ma se l’ora viene posticipata, allora cambiano le responsabilità e la posizione di alcuni. Qui si intrecciano elementi di telefonate e spostamenti, che vengono messi sotto esame per capire chi fosse effettivamente presente o impegnato altrove.
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La pressione e il senso di oppressione nella difesa di stasi
Maria rosa parla apertamente della sensazione di “spada di Damocle sul collo” che prova. Una metafora che esprime il peso opprimente delle accuse e la preoccupazione per possibili sviluppi giudiziari. Lei dice che “non pensa di aver fatto nulla che giustifichi una chiamata a giudizio,” ricordando che se ci fossero stati problemi, non l’avrebbero avvisata così tardi. Questo spiega anche la sua confusione e le difficoltà di ricordare con precisione gli eventi.
Il suo racconto si alterna tra tentativi di chiarire ogni dettaglio e la consapevolezza di essere sotto osservazione. Le sue ricostruzioni sembrano voler dimostrare la sua estraneità ai fatti, ma aprono spazi per ulteriori dubbi e speculazioni, soprattutto sul ruolo di altre persone coinvolte nel caso. Il racconto mette in luce inoltre come, anche a distanza di mesi, i ricordi siano frammentati e a volte incerti, complicando l’intera vicenda.
Le telefonate, gli spostamenti e la dinamica tra chiara e gli altri protagonisti
Il colloquio con Carla affronta anche le telefonate intercettate e la cronologia degli spostamenti. Maria rosa menziona le chiamate ricevute, chiedendosi “chi fossero i numeri sconosciuti che comparivano sul cellulare.” Questi contatti, ancora non chiariti, sono oggetto di verifica per capire chi fosse in contatto con chi e in quale momento.
il ruolo di paola e stefania nella ricostruzione
In questa parte della vicenda emergono anche i nomi di Paola e Stefania, che secondo Carla giocano un ruolo importante nella ricostruzione dell’accaduto. Stefania era al telefono mentre Maria rosa faceva commissioni, come spiega Carla, e questo dettaglio diventa centrale nella discussione sull’ora della morte di Chiara, perché cambia completamente le possibilità di movimento e presenza dei vari soggetti. Queste dinamiche di comunicazione e presenza assumono un peso cruciale nell’indagine, mettendo in evidenza come anche piccoli dettagli possano incidere sulla definizione della verità processuale.