Lo scenario attuale nella striscia di Gaza descrive una realtà drammatica, dove la fame e la sete si fanno sempre più pressanti e le infezioni crescono rapidamente. Chi lavora sul campo racconta di madri costrette a partorire in condizioni disperate, senza accesso a farmaci essenziali, mentre le strutture sanitarie si avvicinano al collasso. L’emergenza coinvolge decine di migliaia di donne incinte e bambini, con ospedali che riescono a malapena a garantire assistenza. La scarsità di carburante e di materiali medici blocca molte attività fondamentali. È urgente intervenire con corridoi umanitari più ampi e evacuazioni mediche senza discriminazioni.
stato delle donne e dei neonati a Gaza
Secondo l’operatore umanitario Loris De Filippi, che da 30 anni opera in zone di conflitto come Haiti, Congo e Sud Sudan, la presenza a Gaza di 55.000 donne incinte in rifugi di fortuna prefigura un quadro infernale. Queste donne vivono senza acqua potabile, cibo sufficiente o farmaci. De Filippi sottolinea come ogni terza gravida affronti uno stato di alto rischio durante la gestazione, mentre più di una su cinque porta al mondo neonati prematuri o di peso inferiore alla norma. I pochi ospedali ancora in funzione, solo 5 lungo tutta la striscia, offrono assistenza in condizioni estreme, con medici che perdono conoscenza per la mancanza di nutrimento durante i turni di emergenza.
Difficoltà negli ospedali per parti e neonati
L’assenza di antidolorifici e di risorse di base per i parti mette a rischio la salute delle madri e dei nuovi nati. Questi dati indicano come la maternità sia una sfida quotidiana, aggravatasi dalla distruzione e dal fermo di molte strutture sanitarie. L’impatto sulle future generazioni si manifesta già oggi nei tassi elevati di prematurità e nei problemi legati a malformazioni dovute a carenze di cure e nutrizione.
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Ospedali in gravissima difficoltà e carenza di risorse mediche
Il sistema sanitario di Gaza subisce pressioni senza precedenti. Sempre secondo De Filippi, la scarsità di carburante mette a rischio la continuità delle attività mediche e potrebbe presto comportare la chiusura definitiva di molti ospedali. Gli ospedali che ancora funzionano carezzano a fatica la speranza di far fronte all’emergenza, ma lo sforzo è gravissimo. L’arrivo di materiali come incubatrici e ventilatori pediatrici è bloccato da mesi nei magazzini israeliani, vittima di una burocrazia che appare ormai insostenibile.
Impatto sulle condizioni dei bambini
Le conseguenze sono drammatiche soprattutto per i più piccoli: diversi tipi di lesioni gravi, come ustioni chirurgiche, traumi cranici, lesioni spinali e amputazioni, colpiscono una percentuale alta di bambini. Si parla di una sistematica incapacità di fornire cure adeguate, con un impatto immediato sulla sopravvivenza e sulla qualità della vita dei minori. La mancanza di accesso a strumenti medici moderni e farmaci perfino basilari è un elemento che aggrava ulteriormente la catastrofe.
Bisogno urgente di corridoi umanitari e aiuti senza discriminazioni
Di fronte a questa emergenza umanitaria, chi opera direttamente sul territorio invoca un intervento rapido e incisivo. La prima necessità è aprire corridoi umanitari stabili e sicuri, per permettere l’arrivo di acqua, alimenti, carburante e medicinali indispensabili. Non basta più garantire soltanto passaggi sporadici; serve una pianificazione che consenta un flusso continuo di aiuti verso Gaza e verso il nord della Cisgiordania.
Insieme, è fondamentale facilitare la mobilità del personale sanitario e assicurare l’accesso di medici e operatori alle aree più colpite. Le evacuazioni mediche di pazienti in condizioni critiche devono avvenire senza restrizioni o discriminazioni basate su etnia, religione o condizione politica. L’obiettivo immediato è permettere a migliaia di persone di ricevere trattamenti che ora risultano impossibili.
Senza una drastica accelerazione negli aiuti e senza maggiore apertura da parte delle autorità coinvolte, la quantità di vite coinvolte nella crisi non potrà che aumentare. Le immagini di sofferenza e morte che arrivano da Gaza non lasciano spazio a interpretazioni, ma richiedono risposte concrete e tempestive.