Negli ultimi anni, in Italia si è assistito a un aumento di medici non specializzati che si definivano “chirurghi estetici” e praticavano interventi di chirurgia estetica. La recente sentenza n. 329/2025 della Corte d’appello di Milano cambia le regole del gioco. Questo pronunciamento ribadisce che solo i medici con una specializzazione in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva possono utilizzare questo titolo professionale. La decisione arriva dopo casi di cronaca in cui operazioni affidate a personale non adeguatamente qualificato hanno provocato complicanze. Le associazioni mediche ora puntano a una precisa regolamentazione per tutelare meglio i pazienti.
La pronuncia della corte d’appello e il significato per la professione medica
Il 10 febbraio 2025 la Corte d’appello di milano ha emesso una sentenza fondamentale per la chirurgia estetica. Ha stabilito che il titolo di “chirurgo estetico” può essere usato solo da chi ha conseguito la specializzazione in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva. Questo clarifica una questione molto dibattuta in ambito medico e legale. Prima di questa decisione, chiunque avesse la laurea in Medicina e Chirurgia poteva esercitare come chirurgo estetico, spesso in strutture private ambulatoriali. Il prof. Marco Toscani, presidente della Società Italiana di Tricologia e membro della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica , ha definito questa sentenza “storica”. Secondo lui, le complicanze derivanti da interventi estetici, spesso sottovalutate, richiedono competenza specifica e una preparazione accurata. Non si possono improvvisare operazioni che connettono aspetti tecnici e rischi importanti per la salute.
Sicurezza e competenza come punti chiave
Questa decisione rappresenta un passo importante anche in ottica di sicurezza per chi si sottopone a questi trattamenti. La specializzazione dimostra l’esperienza clinica necessaria per gestire situazioni complicate e ridurre i pericoli. La sentenza indirizza oltre alla professione medica anche i pazienti, aiutandoli a orientarsi nella scelta di specialisti qualificati, evitando il rischio di affidarsi a medici non adeguatamente formati. Le istituzioni e le associazioni sanitarie potranno ora riferirsi al pronunciamento per promuovere una maggiore chiarezza nel settore.
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Le associazioni mediche impegnate per regolamentare la chirurgia e la medicina estetica
Il pronunciamento della Corte d’appello di milano anticipa e rafforza le iniziative portate avanti da varie associazioni nazionali. La Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica ha presentato al Senato una proposta di legge che mira all’uso esclusivo del titolo “chirurgo estetico” per i soli specialisti in chirurgia plastica. Questa richiesta arriva dopo anni di campagne per disciplinare un campo spesso inflazionato da figure con titoli generici. La SICPRE segue l’esempio di altre organizzazioni importanti come l’Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica , che seleziona in modo rigoroso i propri associati, garantendo solo medici altamente qualificati e formati per svolgere interventi.
Medicina estetica come disciplina a sé
Non si tratta solamente di chirurgia, ma anche di medicina estetica. La Società Italiana di Medicina Estetica , guidata dal presidente prof. Emanuele Bartoletti, da anni chiede il riconoscimento ufficiale di questa specializzazione medica. SIME insiste affinché la medicina estetica venga regolamentata come una disciplina medica vera e propria, per assicurare che solo specialisti la pratichino. Il prof. Bartoletti ha sottolineato che la medicina estetica si occupa in particolare del benessere psicofisico della persona, e non deve essere confusa con l’uso esibizionistico provocato dai social network. È necessario quindi promuovere una visione più responsabile e scientifica del settore.
Questi enti organizzano anche corsi di formazione specifici e rigidi, con l’obiettivo di creare figure competenti che possano rispondere alle esigenze di sicurezza. L’attenzione si focalizza su conoscenze approfondite e aggiornate, per fronteggiare gli effetti collaterali e prevenire complicazioni.
Attivismo e campagne di informazione per tutelare pazienti e medici
Le associazioni coinvolte non limitano la loro attività alla sola formazione e alle richieste legislative. All’ultimo congresso di SIME, il prof. Bartoletti ha invitato i giornalisti a sostenere la promozione di dati e informazioni accurate. L’idea è far conoscere al pubblico che tipo di preparazione dovrebbe avere chi esercita in campo estetico e come riconoscere la professionalità. La trasparenza è un elemento chiave per evitare truffe o interventi sbagliati che rovinano la salute dei pazienti. La sfida è comunicare in modo chiaro e accessibile, lontano dall’immagine distorta diffusa sui social.
Monitoraggio e tutela nel settore estetico
Anche Giancarlo Loiacono Bellavitis, presidente di ASSOMEDICOM e editore di Infoestetica Mag, ha annunciato un progetto per monitorare le strategie di comunicazione nel settore della medicina e chirurgia estetica. Il progetto mira a creare un osservatorio che segnali alle autorità competenti eventuali pratiche scorrette o ingannevoli. Questo tipo di vigilanza vuole garantire una maggiore tutela non solo per i pazienti ma pure per i professionisti che lavorano seriamente e rispettano le norme.
Le campagne in corso coinvolgono pubblici diversi e puntano a diffondere la conoscenza sui titoli, le competenze e gli standard richiesti per operare nel campo estetico. La speranza è che così si riducano episodi di malasanità e si valorizzino le procedure sicure eseguite da veri specialisti.
La sentenza della Corte d’appello di milano rappresenta un cambio di passo per la chirurgia estetica in Italia. L’attenzione ora si sposta sul consolidamento di norme e pratiche che difendano la salute di chi ricorre a interventi estetici. In questo contesto, la collaborazione tra associazioni, media e autorità assume un ruolo centrale per far emergere la professionalità e allontanare attività rischiose.