La recente sentenza della corte costituzionale numero 69 del 2025 ha riaffermato il divieto previsto dall’articolo 5 della legge 40 del 2004, che vieta la fecondazione eterologa alle donne single. La scelta rimane di competenza del legislatore, che può valutare in futuro eventuali modifiche. Il pronunciamento si concentra sul bilanciamento tra aspetti bioetici e sociali e il rispetto della figura paterna nel percorso di procreazione assistita.
La decisione della corte costituzionale sulla fecondazione eterologa in famiglia monoparentale
Il 10 aprile 2025 la corte costituzionale ha depositato la sentenza n. 69 sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita, in particolare sulla possibilità per le donne single di accedere alla fecondazione eterologa. Dopo aver esaminato i ricorsi, la corte ha confermato che l’attuale divieto contenuto nella legge 40 del 2004 non risulta irragionevole o sproporzionato. La normativa, infatti, preserva un modello di famiglia tradizionale basato sulla presenza del padre e tutela l’interesse del nascituro secondo principi di precauzione.
Nel testo si evidenzia come il legislatore abbia mantenuto una posizione prudente, considerando le significative implicazioni bioetiche e sociali legate alla procreazione assistita. La corte non esclude possibili futuri cambiamenti, lasciando alla politica il compito di definire se ampliare l’accesso anche a nuclei familiari diversi, come quello monoparentale. Rimane però fermo un principio: la tutela del diritto del bambino a crescere inserito in un contesto il più possibile equilibrato dal punto di vista genitoriale.
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Le valutazioni della corte si fondano su un’analisi delle conseguenze legate alla composizione della famiglia e al ruolo genitoriale, e chiariscono che la materia deve essere affrontata con attenzione dai legislatori, tenendo in considerazione il complesso equilibrio degli interessi coinvolti.
Implicazioni bioetiche e sociali evidenziate dal comitato nazionale di bioetica
Il giurista Alberto Gambino, prorettore vicario dell’università europea di Roma e membro del comitato nazionale di bioetica, ha commentato alla stampa il significato della sentenza. Secondo Gambino, la corte ha sottolineato le rilevanti questioni bioetiche e sociali che si riflettono nei rapporti familiari connessi alla fecondazione assistita.
In particolare viene richiamata l’importanza di non discostarsi troppo dalla generazione naturale della vita, soprattutto per prevenire rischi sui diritti e sul benessere dei futuri figli. La sentenza ha difeso, con coerenza, la necessità di garantire la presenza della figura paterna, indicandola come un elemento essenziale per la crescita equilibrata del minore.
Questa attenzione agli aspetti umani e sociali si riflette in una posizione prudente, che rappresenta un equilibrio tra esigenze individuali delle donne e tutela del nascituro. Nel dibattito attuale, la sentenza chiarisce che la discrezionalità spetta al legislatore, che deve valutare anche i mutamenti della società e dei modelli familiari.
Il confronto tra bioetica e diritto rimane un terreno complesso, dove la tutela dei soggetti coinvolti deve prevalere su adattamenti rapidi o generalizzati senza valutazioni approfondite.
Il problema dell’età e dell’infertilità nelle tecniche di procreazione assistita
Un altro aspetto centrale del pronunciamento della corte riguarda la definizione dell’infertilità. Gambino ha evidenziato come la sentenza abbia puntualizzato che l’infertilità dovuta all’età non è una condizione patologica e pertanto non rientra nel diritto alla salute. Questo dettaglio segna una distinzione netta tra infertilità medica e naturale declino della fertilità.
La questione dell’età ha risvolti importanti connessi a temi demografici, culturali e legati alle politiche del lavoro. Il ritardo nella maternità, ormai sempre più frequente, si interseca con difficoltà sociali e personali. Da qui l’esigenza di riflettere sulle risposte normative e sociali da offrire alle donne che desiderano diventare madri.
Il giurista ha aggiunto che questo punto rappresenta una soglia da affrontare per il futuro, trovando equilibri tra il rispetto dei limiti naturali e il desiderio di genitorialità delle persone. Il dibattito si estende anche sul piano sociale, coinvolgendo le politiche demografiche e la tutela del benessere familiare.
Maternità tra aspetti biologici, culturali e sociali
La maternità resta così una questione complessa, legata a fattori biologici ma anche culturali e sociali, sulla quale il legislatore dovrà intervenire con attenzione e gradualità. La sentenza della corte costituzionale indica chiaramente che la regolamentazione si deve basare su valutazioni concrete e rigorose.