La corte costituzionale deciderà sull’estensione del bonus mamme alle lavoratrici precarie della scuola

La corte costituzionale deciderà sull’estensione del bonus mamme alle lavoratrici precarie della scuola

La Corte Costituzionale si pronuncerà l’11 giugno 2025 sull’estensione del Bonus Mamme alle lavoratrici precarie della scuola, dopo ricorsi di Anief e sentenze che evidenziano violazioni della Direttiva UE 1999/70/CE.
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L'11 giugno 2025 la Corte Costituzionale deciderà sull’estensione del Bonus Mamme alle lavoratrici precarie della scuola, attualmente esclusi, in seguito a ricorsi che ne denunciano la discriminazione rispetto alle lavoratrici a tempo indeterminato. - Gaeta.it

Il prossimo 11 giugno 2025 la Corte Costituzionale si pronuncerà sull’estensione del Bonus Mamme anche alle lavoratrici precarie del settore scolastico. Fino ad oggi questo contributo previdenziale, introdotto dalla Legge di Bilancio 2024, ha riguardato solo le madri con contratto a tempo indeterminato, escludendo migliaia di insegnanti e personale scolastico a termine. La questione arriva da un ricorso presentato dall’Anief, il sindacato che tutela i lavoratori precari della scuola, il cui intervento come amicus curiae è stato ammesso. Il verdetto della Consulta potrebbe modificare sensibilmente la normativa vigente, influenzando il lavoro di numerose donne nel comparto educativo.

La battaglia legale a favore delle lavoratrici precarie

Il nodo della vicenda riguarda il Bonus Mamme, che consente un esonero contributivo fino a 3.000 euro annui per invalidità, vecchiaia e superstiti, destinato però a madri con contratti stabili. Questo ha escluso lavoratrici a tempo determinato come docenti precarie, assistenti educativi e collaboratrici scolastiche. La prima sentenza favorevole a tali lavoratrici è arrivata dal tribunale di Lodi e da allora una serie di ulteriori pronunciamenti in città come Biella, Vercelli, Torino, La Spezia e Catania hanno confermato questo orientamento. I giudici hanno ritenuto che limitarne l’accesso viola la Direttiva UE 1999/70/CE, che vieta discriminazioni ingiustificate tra lavoratori a tempo determinato e indeterminato. Questa normativa europea stabilisce che i treatmenti meno favorevoli devono essere supportati da ragioni oggettive, assenti nel caso in questione. Le sentenze dei tribunali del lavoro si basano quindi su un principio di parità fra lavoratori con mansioni simili, indipendentemente dalla durata del contratto.

L’impatto del bonus sulle donne nel comparto scolastico

Il personale scolastico in Italia è composto per l’80% da donne, un dato che emerge dal rapporto Aran 2021 e si traduce in quasi 978 mila lavoratrici su 1,26 milioni di dipendenti. Questo rende il tema del Bonus Mamme particolarmente rilevante per un comparto dove la presenza femminile è predominante. Marcello Pacifico, presidente di Anief, ha evidenziato come queste lavoratrici affrontino spesso condizioni di lavoro difficili, con carichi impegnativi e responsabilità non adeguatamente riconosciute. Per questo motivo, estendere il beneficio alle precarie non ha solo un significato economico, ma rappresenta un passo verso un trattamento più equo e una valorizzazione delle figure femminili che contribuiscono alla scuola pubblica. Il riconoscimento del diritto al Bonus sarebbe un segnale concreto di tutela sociale, in un ambito fondamentale della vita pubblica.

Come funziona la normativa e cosa prevede il principio di non discriminazione

Il Bonus Mamme, fissato dall’articolo 1, commi 180-182 della Legge di Bilancio 2024, consente alle madri lavoratrici di non pagare contributi previdenziali fino a 250 euro al mese, per un massimo di 3.000 euro l’anno. Il limite attuale riguarda però solo chi ha un contratto a tempo indeterminato. Secondo i tribunali del lavoro, questa esclusione appare in contrasto con il principio europeo di non discriminazione, che protegge i lavoratori impiegati nello stesso ruolo, a prescindere dal tipo di contratto. Se la Corte Costituzionale accordasse pieno riconoscimento a questo principio, lo Stato dovrebbe trovare risorse nell’ordine di circa 200 milioni di euro sia per il 2024 sia per il 2025, al fine di estendere il bonus alle lavoratrici temporanee. In attesa della decisione, l’Anief prosegue con i ricorsi gratuiti e invita le interessate a inviare diffide formali per bloccare la prescrizione dei diritti previdenziali. Questa azione sottolinea quanto la questione continui a essere sotto attenzione dal punto di vista legale e sociale.

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