La manifestazione organizzata dal Coordinamento Marche per la Palestina ha animato le strade di Ancona con richieste precise rivolte alla Regione Marche. L’appello è chiaro: sospendere ogni tipo di collaborazione commerciale, militare e accademica con lo Stato di Israele, replicando il modello adottato dall’Emilia-Romagna. A guidare la protesta, rappresentanti della comunità palestinese e giornalisti attivi nel raccontare le tensioni nella Striscia di Gaza.
La mobilitazione ad ancona per la causa palestinese
L’iniziativa si è svolta nel pomeriggio di oggi ad Ancona, partendo da piazza Ugo Bassi nel quartiere Piano. I manifestanti, tra cui diversi esponenti palestinesi residenti nelle Marche, hanno formato un corteo diretto verso il centro della città. Un furgone aperto ha guidato la marcia, fungendo da palco per interventi e momenti musicali, mentre la polizia ha garantito la sicurezza e l’ordine pubblico lungo il percorso. Il presidio ha raccolto numerose bandiere palestinesi ed è stato caratterizzato da striscioni che denunciavano il “genocidio a Gaza”, invocando un intervento concreto da parte degli stati dell’Unione europea per fermare i bombardamenti.
La partecipazione ha dato visibilità all’ampia richiesta di azioni politiche mirate nei confronti dello Stato di Israele, con un’attenzione particolare alle responsabilità internazionali. Le persone in piazza hanno voluto sottolineare l’urgenza di una presa di posizione forte e coerente da parte della Regione Marche, tenendo conto delle recenti scelte dell’Emilia-Romagna, che ha già bloccato ogni rapporto con Israele.
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L’appello di ammar amadneh e il ruolo della regione marche
Dal furgone che fungeva da palco è intervenuto Ammar Amadneh, referente della comunità palestinese nelle Marche, che ha chiesto apertamente alla Regione di adottare la stessa linea politica intrapresa dall’Emilia-Romagna. Amadneh ha ribadito la necessità di isolare Israele in ambiti fondamentali come il commercio, la cooperazione militare e i rapporti universitari. Nell’ottica del referente, queste misure rispondono a un’esigenza di giustizia e di pressione internazionale per fermare quello che ha definito “un massacro” nella Striscia di Gaza.
L’appello si inserisce nel contesto di un movimento cresciuto negli ultimi mesi tra le comunità palestinesi e i sostenitori della causa nei territori italiani. Denunciare il coinvolgimento diretto o indiretto con Israele in settori strategici rappresenta per Amadneh un passo concreto per manifestare solidarietà e per fermare le violenze. La Regione Marche, a suo avviso, non può più rimanere in una posizione di neutralità rispetto a una crisi umanitaria che si va aggravando giorno dopo giorno.
Il racconto del giornalista samir al qaryouti e il dramma dei cronisti nella striscia di gaza
Uno dei momenti più toccanti della manifestazione è stato l’intervento di Samir Al Qaryouti, giornalista palestinese che ha messo sotto i riflettori la situazione dei colleghi impegnati sul campo nella Striscia di Gaza. Al Qaryouti ha denunciato la morte di circa 240 giornalisti durante i conflitti recenti, mettendo in evidenza il pericolo che corrono i cronisti nel tentativo di documentare le violenze. Il giornalista ha spiegato che molti di questi reporter lavoravano per testate diverse ma con un unico obiettivo: raccontare la realtà e sostenere la loro comunità attraverso il lavoro sul campo.
La testimonianza di Al Qaryouti ha richiamato l’attenzione sui rischi che i media indipendenti assumono in una zona di guerra, dove documentare i fatti espone a minacce letali. Questo dato ha alimentato la richiesta di fermare immediatamente il conflitto, visto che anche chi si occupa di informazione diventa vittima delle ostilità. L’uccisione dei giornalisti rappresenta una violazione della libertà di stampa e un ostacolo alla diffusione di notizie veritiere sulla guerra. Il racconto ha aggiunto una chiave emotiva alla protesta, rafforzando il senso di urgenza nell’agire contro le violenze.
La richiesta di pressione europea per fermare i bombardamenti a gaza
La manifestazione ha raccolto un appello rivolto ai governi europei e alle istituzioni dell’Unione per intervenire con più decisione nella crisi di Gaza. I manifestanti hanno sollevato la questione della responsabilità internazionale nel fermare i bombardamenti, ritenuti insostenibili per la popolazione civile della Striscia. Le bandiere palestinesi e gli slogan contro le azioni militari israeliane hanno rappresentato una protesta che va oltre il piano locale, puntando a sensibilizzare un’opinione pubblica più larga.
La richiesta è di un coinvolgimento più incisivo degli stati europei nel sollecitare Israele a interrompere le operazioni armate, garantendo al contempo l’accesso agli aiuti umanitari per chi vive nella zona. È stata sottolineata anche l’importanza di iniziare a considerare provvedimenti politici e diplomatici contro Israele, come quelli avviati dall’Emilia-Romagna e auspicati nelle Marche, volti a isolare lo Stato coinvolto nel conflitto. Il corteo ha inteso ribadire che non si tratta solo di una questione umanitaria, ma di un problema politico da affrontare con strumenti concreti.
Questa mobilitazione di Ancona si inserisce nel quadro più ampio delle proteste in Italia e in Europa che chiedono la fine delle violenze nel Medio Oriente. La voce della comunità palestinese nelle Marche ha voluto farsi sentire con determinazione, chiedendo anche alle istituzioni locali di prendere una posizione chiara e incisiva, in linea con le esperienze di altre regioni italiane.