La blue economy italiana si conferma un comparto in espansione, con numeri significativi legati agli investimenti e all’occupazione. Durante il IV Summit Nazionale sull’Economia del Mare, Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha illustrato i dati più rilevanti sulle attività connesse al mare, mettendo in evidenza il ruolo particolare del Mezzogiorno e le opportunità generate dalle Zone Economiche Speciali . Il settore coinvolge diversi ambiti, dalla cantieristica alla pesca, passando per il turismo e le infrastrutture portuali.
La blue economy tra settori diversi e crescita sopra la media nazionale
Andrea Prete ha sottolineato come la blue economy comprenda molteplici settori. L’economia legata al mare non si limita a una singola attività ma racchiude industrie collegate alla cantieristica navale, al commercio marittimo, alle crociere, ai porti turistici, alla pesca e al turismo costiero. Anche il settore alberghiero e altre imprese connesse giocano un ruolo fondamentale. Questi comparti stanno registrando una crescita superiore a quella dell’economia nazionale nel suo complesso. Questo indica un fenomeno di sviluppo che coinvolge investimenti consistenti e un fermento reale, con diversi operatori impegnati nell’innovazione e nell’espansione delle proprie attività.
Il presidente di Unioncamere ha evidenziato come questa crescita sia particolarmente rilevante in rapporto al livello nazionale, indicando un’attenzione crescente verso l’economia del mare. La presenza diffusa di investimenti indica che il tema si sta radicando in modo solido nel tessuto economico italiano, con effetti positivi sull’occupazione e sulla produzione di valore.
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L’attenzione alla sostenibilità e il ruolo del mezzogiorno
Un aspetto che ha trovato spazio nel discorso di Prete riguarda la sostenibilità ambientale. La blue economy si sta sviluppando anche come risposta alle sfide ambientali, puntando su pratiche green soprattutto nel turismo marittimo, che rappresenta una componente rilevante del settore. Le aziende coinvolte stanno adottando modelli produttivi e servizi più attenti all’impatto ambientale, seguendo una direzione richiesta da un mercato sempre più consapevole.
Non è casuale che il Mezzogiorno risulti particolarmente attivo in questo contesto. La sua partecipazione allo sviluppo della blue economy supera la media nazionale, mostrando un coinvolgimento concreto nelle opportunità legate all’ambiente e all’economia del mare. Le regioni del sud Italia sfruttano al meglio le risorse marine e il potenziale turistico, potenziando le infrastrutture e le iniziative imprenditoriali favorevoli a un modello di crescita sostenibile.
I numeri delle zs: investimenti, domande e posti di lavoro
Uno dei punti più significativi presentati riguarda le Zone Economiche Speciali . Nel corso dell’ultimo anno, con l’avvio di un commissario unico e il supporto di piattaforme camerali, sono state approvate 700 domande di investimento nelle Zes. Il totale degli investimenti ammonta a 28 miliardi di euro, una cifra che evidenzia un impegno massiccio da parte delle imprese per sviluppare nuove attività e potenziare quelle esistenti.
Questi capitali hanno generato un impatto occupazionale notevole: 35 mila nuovi posti di lavoro principalmente concentrati nel Sud Italia. La crescita dell’occupazione nelle Zes testimonia come queste aree speciali rappresentino un volano per l’economia locale, offrendo sbocchi e opportunità di lavoro in un contesto spesso caratterizzato da difficoltà.
Le Zes si configurano quindi come strumenti chiave per rendere il territorio più attrattivo agli investimenti e per stimolare lo sviluppo di industrie legate al mare, dal commercio fino alla trasformazione e ai servizi ad esso collegati.
Prospettive e dinamiche future della blue economy in italia
Le cifre e le considerazioni fornite da Unioncamere tracciano un quadro che, nel 2025, pone la blue economy come uno dei settori in grado di dare impulso all’economia nazionale. L’interazione tra le diverse attività che ruotano attorno al mare genera una rete complessa, capace di portare miglioramenti economici e occupazionali.
L’interesse crescente per la sostenibilità ambientale farà probabilmente spostare l’attenzione verso modelli di sviluppo più responsabili. Al contempo, la capacità di attrarre investimenti attraverso strumenti come le Zes rappresenta un fattore concreto e misurabile, destinato a crescere almeno nel breve e medio periodo.
La regione del Mezzogiorno mantiene un ruolo centrale in questa dinamica, assumendo un peso pari o superiore rispetto ad altre aree italiane. L’evoluzione della blue economy sarà da seguire nelle prossime stagioni, soprattutto per valutare come si confermeranno i numeri attuali e quali effetti potranno avere sul territorio e sulle comunità locali.