Nel 2025 Julian Schnabel è tornato alla Mostra del Cinema di Venezia con un progetto che ha messo quindici anni a prendere forma: In the Hand of Dante. Il film, ispirato al romanzo di Nick Tosches, mescola letteratura e arte contemporanea, esplorando la figura di Dante Alighieri in relazione al nostro tempo. La pellicola, presentata fuori concorso, ha schierato un cast di primo piano guidato da Oscar Isaac, ma non sono mancate le tensioni politiche che hanno animato le giornate al Lido.
Un viaggio lungo oltre un decennio tra classico e moderno
L’idea alla base del film di Schnabel è nata oltre quindici anni fa. L’opera prende spunto dal romanzo La mano di Dante di Nick Tosches, scomparso nel 2019, che intreccia una trama contemporanea con flashback e riflessioni sulla vita del Sommo Poeta. Nel libro, l’autore si inserisce come personaggio, collegando la scoperta di un manoscritto della Divina Commedia ai giorni nostri con un viaggio reale e immaginario nella vita di Dante Alighieri. Schnabel ha deciso di dare corpo a questa doppia anima affidando a Oscar Isaac il doppio ruolo di Tosches e Dante, una scelta che rafforza il legame tra passato e presente.
Inizialmente avrebbe dovuto esserci Johnny Depp come protagonista, ma lui è uscito dal cast. La visione di Schnabel però è rimasta intatta, sostenuta da un cast internazionale e da un approccio che mescola più generi cinematografici. Il film non è una semplice trasposizione letteraria, ma un’esperienza artistica viva, capace di rileggere il passato alla luce del presente. La narrazione si snoda in modo fluido e complesso, attraversata da personaggi diversi e toni che oscillano tra follia e tragedia, come nella vita stessa.
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Cast stellare e polemiche per la crisi israelo-palestinese
Oltre a Oscar Isaac, il film mette in campo nomi di spicco come Al Pacino, John Malkovich, Martin Scorsese, Gal Gadot, Gerard Butler e altri volti noti del cinema internazionale. Proprio la presenza di Gadot e Butler ha scatenato polemiche durante il festival. Il gruppo Venice4Palestine ha chiesto alla Biennale di revocare l’invito agli attori, accusandoli di aver pubblicamente appoggiato Israele e di sostenere un “genocidio”. Ma la richiesta è stata respinta dagli organizzatori della Mostra.
Schnabel ha difeso la scelta del cast, spiegando che si è basata sul talento artistico degli interpreti. Ha invitato a non soffermarsi sulle posizioni politiche personali degli attori, ma a giudicare il valore del loro lavoro. Gadot e Butler non hanno partecipato alla presentazione al Lido, una decisione che ha alimentato le polemiche, ma senza fermare la proiezione del film.
Dante tra storia e arte: il messaggio di Schnabel
Il film va oltre la semplice biografia di Dante. Per Schnabel, l’arte è un modo per sfidare la morte, un concetto che ha raccontato anche con un aneddoto personale su Lou Reed. Nel film, vita e morte si intrecciano, ma l’arte apre sempre a una speranza, anche nei personaggi più tormentati. Schnabel distingue tra talento e mediocrità, e vede la creazione artistica come una necessità, a prescindere dalla forma.
Martin Scorsese interpreta Isaia, un personaggio saggio che dà a Dante un consiglio duro: “puoi mentire e andare all’inferno oppure dire la verità e essere crocifisso”. Schnabel ha detto che questa frase riflette anche l’esperienza personale di Scorsese e il suo sostegno verso il regista fin dai primi passi della carriera. La scena diventa così un momento intenso, sia nella storia sia nel legame reale tra i due cineasti.
Il regista ha sottolineato anche quanto sia stata importante la collaborazione sul set, lasciando spazio ai singoli artisti per esprimersi liberamente. Così ognuno ha potuto portare un contributo autentico, senza forzature. Dopo anni di lavoro collettivo, è nata un’opera che celebra l’arte in tutte le sue sfaccettature.
A Venezia tra applausi e riconoscimenti
La proiezione fuori concorso di In the Hand of Dante ha aperto un nuovo capitolo nella carriera di Schnabel alla Mostra del Cinema di Venezia 2025. Il regista ha ricevuto il Cartier – Glory To The Filmmaker Award, un premio che celebra chi ha lasciato un segno personale nel cinema. Il film ha attirato l’attenzione per la sua ricchezza culturale e il cast di lusso, ma anche per le polemiche legate ad alcuni attori.
Questo lungometraggio segna un passaggio importante per Schnabel, che qui non si limita a raccontare una storia, ma riflette sull’arte come esperienza che supera il tempo. La scelta di mettere insieme Dante e Tosches in un unico racconto permette di guardare la Divina Commedia con occhi moderni. In un momento di tensioni politiche nel mondo, il film si fa anche spazio di dialogo sulle contraddizioni da cui nasce la creazione artistica.
La Mostra di Venezia ha accolto quest’opera complessa in un clima di dibattito e interesse culturale, confermando la voglia di progetti capaci di intrecciare letteratura, storia e attualità in modo originale. Schnabel si conferma un artista pronto a confrontarsi con temi difficili senza mai tradire la propria visione.