javier pastore tra Palermo, Parigi e Roma: ricordi, scelte e nuove strade a Madrid nel 2025

javier pastore tra Palermo, Parigi e Roma: ricordi, scelte e nuove strade a Madrid nel 2025

Javier Pastore ripercorre la sua carriera da Palermo al Psg e Roma, riflettendo su successi, rimpianti e nuovi progetti a Madrid tra studio per dirigere nel calcio e la passione per il padel.
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Javier Pastore ripercorre la sua carriera dai successi con Palermo e PSG alle sfide con Roma, condividendo riflessioni su calcio, allenatori e nuovi progetti a Madrid dopo l’operazione all’anca. - Gaeta.it

Javier Pastore racconta quel che è stato e quel che resta dopo una carriera segnata da momenti intensi. Dal Palermo che gli ha dato la svolta al Psg che lo ha consacrato, fino a Roma dove ha vissuto un mix di speranze e rimpianti. Oggi, dopo l’operazione all’anca, vive a Madrid, studia per dirigere nel calcio e si concede anche qualche partita a padel. Nel dialogo emergono ricordi e riflessioni su club, allenatori e giocatori.

Da palermo a parigi, il percorso che ha segnato javier pastore

Palermo è la città che ha visto esplodere Javier Pastore come calciatore in Europa. È qui che ha incontrato sua moglie Chiara e ha iniziato un percorso che l’ha portato ben oltre. La squadra rosanero resta nel suo cuore, un luogo di ricordi profondi e affetto. Pastore segue ancora con interesse il Palermo, sperando in un ritorno in Serie A dopo una delusione per i playoff mancati. La sua fedeltà verso questa città non è solo sportiva, ma anche personale, dato il legame con Chiara, di origini palermitane.

L’approdo a Parigi è stata una scelta netta e decisa. Nel 2011 arrivò al Psg per 43 milioni di euro, una cifra impegnativa che però lo fece diventare la base del progetto che poi ha vinto la prima Champions League nel 2023. Tra tante offerte economiche anche più ricche, Pastore preferì Parigi a club come Roma, Chelsea, Barcellona e Milan. Quel trasferimento ha segnato anche la sua crescita personale oltre che professionale: Parigi l’ha fatto diventare uomo e padre, maturando in un ambiente che gli ha dato risposte; la sua esperienza lì si chiude con un ruolo da protagonista nel giorno storico della Champions.

Gli anni a roma: aspettative, rimpianti e visioni del calcio

Roma rimane una città dell’anima per Pastore, un luogo dove avrebbe voluto lasciare un segno più importante. Nel corso della sua carriera italiana prima del Psg, la permanenza nella capitale è stato un periodo ‘bello fuori dal campo’ ma non altrettanto brillante sotto il profilo sportivo. Lì ha avuto a che fare con la squadra e con tecnici come Gasperini e Ranieri, apprezzando le loro caratteristiche. Gasperini, in particolare, viene descritto come un allenatore che conosce bene il calcio italiano e capace di imprimere una forte identità alla squadra.

Pastore riconosce l’importanza della Roma come gruppo e sottolinea le chance di lottare per posizioni di alta classifica. L’ex calciatore crede nel valore del gruppo allenato e nella possibilità che con la giusta guida possa tornare a competere con squadre di vertice. Non nasconde il dispiacere di non essere riuscito a esprimersi al massimo in quel periodo, lasciando intendere che la sua esperienza a Trigoria avrebbe potuto essere migliore per lui e per la squadra.

L’esperienza al paris sg e il ruolo nella vittoria della champions league

La vittoria della Champions League da parte del Psg nel maggio 2023 a Monaco ha avuto per Pastore un valore simbolico molto forte. Non era più un calciatore in campo, ma ha partecipato alla cerimonia portando la coppa insieme a Javier Zanetti e assistendo da vicino all’esultanza della squadra e ai momenti emozionanti con il presidente Nasser Al-Khelaifi. Il legame con il club e con il progetto societario è rimasto saldo.

Al-Khelaifi ha sottolineato il ruolo speciale di Pastore, scelto come primo grande acquisto in un percorso ambizioso. Quel 31 maggio ha concluso una stagione di gloria che certifica il cammino tracciato dagli anni in cui “El Flaco” ha rappresentato un tassello di un progetto nato per vincere. Pastore scherza sul fatto di non aver vinto la Champions da calciatore, ma giudica quell’esperienza e il piccolo ruolo avuto come un onore. La dedizione e il legame con il Psg emergono chiari, rendendo evidente che la sua storia è parte della crescita del club francese.

Nuovi orizzonti a madrid, tra studio e padel

Ora a Madrid, Javier Pastore si dedica ad una nuova fase della sua vita. Sta studiando per diventare dirigente nel mondo del calcio. Al momento però non si vede come allenatore, nonostante resti coinvolto nello sport sia a livello personale che sociale. La passione per il calcio non è mai venuta meno, ma si sta aprendo a nuovi interessi, come il padel.

Ha preso parte all’EA7 World Legends Padel Tour nella capitale spagnola, una iniziativa che racconta come sia attivo e curioso anche in ambiti diversi dal calcio giocato. Pastore ammette che il padel è un gioco che gli piace, ma il calcio rimane il primo amore. Questo connubio tra vecchie passioni e nuove attività esprime un equilibrio tra eredità sportiva e nuovi stimoli, in una fase della vita dove la mobilità da giocatore è finita ma lo sport continua a far parte del suo percorso quotidiano.

Visioni sugli allenatori e riflessioni sulla stagione attuale

Parlando degli allenatori, Pastore evidenzia il valore di Luis Enrique. Lo descrive come persona vera, onesta e capace di trasmettere ai giocatori grande forza e fiducia. Il metodo di lavoro e la personalità di Luis Enrique hanno influito positivamente sulla squadra del Psg e sulla sua capacità di mantenere alta la concentrazione sulle sfide importanti.

Riguardo l’Inter, Pastore ha seguito la finale di Champions a Monaco da vicino. Ha trovato sorprendente la facilità con cui il Psg ha gestito la partita, sottolineando come l’Inter non sia riuscita a reagire dopo aver subito il gol iniziale. La stagione dell’Inter, pur non vinta, non è definita negativa, anzi Pastore ricorda con affetto i momenti di corsa e competizione vissuti anche da giocatore e apprezza le scelte personali di Simone Inzaghi. Il calcio resta una passione viva e osserva con attenzione le strategie e l’evolversi degli equilibri nelle squadre più importanti.

Commenti sui giocatori emergenti e protagonisti del presente

Nel discorso sul presente calcistico, Pastore indica alcuni nomi importanti per la stagione. Tra i candidati al Pallone d’oro, esprime una preferenza per Dembelè, sottolineandone la stagione straordinaria e il potenziale tecnico superiore ad altri giovani come Yamal. Il ricordo della giovanissima età di Dembelè rafforza la considerazione sull’impatto precoce di certi talenti.

Parlando di Donnarumma, Pastore riconosce il ruolo fondamentale del portiere nelle vittorie del Psg. Definisce Gigio un elemento capace di segnare la differenza in squadra, dando sicurezza e contribuendo ai successi con parate decisive. Ribadisce però che nel calcio moderno il ruolo del portiere resta meno visibile rispetto a chi segna gol. La valutazione resta netta: portieri come Donnarumma salvano punti e trofei, e la presenza di uno così in squadra conta davvero tantissimo.

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