La recente indagine YouGov sul comportamento d’acquisto in Europa mette in luce un dato significativo per l’Italia: i consumatori del Belpaese mostrano una particolare attenzione alla provenienza dei prodotti e all’impatto delle loro scelte sul contesto sociale e ambientale. Il rapporto, basato su oltre 15.000 interviste in 21 paesi europei, svela come gli italiani preferiscano sostenere i produttori nazionali e locali, soprattutto in un clima di preoccupazione per il cambiamento climatico e l’instabilità globale. Il legame con identità territoriali e il ruolo attribuito alla qualità e alla sostenibilità risulta più marcato rispetto a molti altri paesi europei.
Italiani e consapevolezza sociale nelle scelte di acquisto
In Italia la percezione del potere d’acquisto come strumento di influenza sociale si conferma solida. Oltre il 60% degli intervistati ritiene che il proprio comportamento al supermercato possa incidere sulla realtà sociale. Questo valore supera nettamente la media europea, attestata al 44%. Un dato sorprendente, se si pensa alla tradizionale immagine un po’ fatalista dei consumatori italiani.
Negli ultimi mesi, cresce la preoccupazione per temi globali come la stabilità politica e l’economia, ma tra gli italiani il timore maggiore riguarda il cambiamento climatico, con una percentuale del 45%, sensibilmente superiore al 33% della media UE. Le famiglie italiane si mostrano più preoccupate per questi aspetti rispetto alle questioni economiche o alla salute personale, segnando una distinzione netta rispetto agli altri consumatori europei.
Leggi anche:
Con questo quadro, diventa chiaro come la scelta di comprare prodotti locali o nazionali rappresenti non solo un gesto di preferenza commerciale ma anche un modo per esprimere un impegno concreto verso la comunità. Il 50% degli italiani opta per prodotti del territorio contro il 45% degli europei; in questo, le strategie di boicottaggio non prendono piede come in altri paesi, forse per una maggiore tendenza verso il sostegno positivo piuttosto che verso il rifiuto.
Il valore dell’identità regionale e i marchi italiani radicati nel territorio
Le abitudini d’acquisto mostrano un legame emotivo e pratico forte con i prodotti locali. Quasi la metà della popolazione italiana intende incrementare il sostegno ai produttori regionali nei prossimi sei mesi, migliorando un dato già elevato del 39% raccolto l’anno precedente. L’attaccamento al made in Italy resta saldo, con il 83% che privilegia prodotti di origine nazionale e il 75% che preferisce marche locali.
La distribuzione di queste preferenze varia molto nel territorio. Nel Sud Italia oltre un terzo degli intervistati si identifica soprattutto con la propria regione, una percentuale doppia rispetto alla media nazionale. Questa identificazione territoriale spiega in parte il successo commerciale di alcune aziende locali, come La Molisana o Rummo nella pasta, che hanno aumentato significativamente la loro presenza nel mercato nazionale negli ultimi due anni.
Anche nei settori alimentari diversi dalla pasta emergono storie simili, come quella della birra Raffo in Puglia, che ha investito sull’orgoglio locale e ha scalato rapidamente le classifiche di popolarità. Modelli analoghi si osservano con Birra Ichnusa in Sardegna e Birra Messina in Sicilia. Resta inoltre evidente come le grandi industrie adottino un approccio simile su scala più ampia, come dimostra Ferrero con le sue iniziative che esaltano immagini italiane, o Mutti e Giovanni Rana, che puntano alla tradizione culinaria italiana per comunicare i loro prodotti anche all’estero.
Qualità, promozioni e apertura all’innovazione nei comportamenti d’acquisto
L’italianità resta il valore più diffuso, ma anche altri elementi determinano le scelte quotidiane. La qualità guida il 41% delle decisioni, seguita da vicino dal peso di sconti e promozioni, importanti per il 40%. L’impegno a ridurre gli sprechi alimentari coinvolge il 38% degli acquirenti.
Non mancano aperture verso novità, con un 21% che si dichiara disposto a provare nuovi prodotti, specialmente in ambiti come la cura della persona, detersivi, dolciari, latticini e prodotti da forno. La tecnologia, ad esempio l’intelligenza artificiale, non convince ancora del tutto: il 40% vorrebbe sapere di più, ma quasi un terzo preferirebbe che questi strumenti non venissero introdotti, mentre solo il 28% vede in essa dei vantaggi.
Questi dati evidenziano una popolazione che resta ancorata a valori tradizionali ma non chiusa all’innovazione, pur mantenendo uno sguardo cauto verso forme di acquisto futuristiche.
Comportamento d’acquisto in europa: prudenza e conservatorismo
Il contesto europeo si presenta segnato da un clima di forte incertezza. Il 71% degli intervistati teme per la stabilità globale. Le preoccupazioni più diffuse riguardano le difficoltà economiche e la sicurezza personale e familiare, seguite da salute, immigrazione e ambiente.
Per far fronte a queste sfide, molti clienti europei modificano il proprio modo di comprare: cercano di contenere la spesa attraverso il controllo dei prezzi, l’attenzione alle offerte e la riduzione dell’uso di marchi premium a vantaggio di quelli meno costosi. Gli hard discounter ottengono in questo scenario più spazio, mentre altri canali perdono preferenze.
Al di là del risparmio, la qualità rimane fondamentale nella scelta dei prodotti. Si notano due gruppi distinti tra i consumatori: chi fatica a mantenere l’equilibrio nel bilancio familiare tende a crescere nella domanda di private label e a limitare la spesa quotidiana. Chi invece vive con più tranquillità economica si apre maggiormente alle novità di prodotto e conserva la fiducia nella propria capacità finanziaria.
Differenze nei consumi alimentari e atteggiamenti verso la sostenibilità in europa
L’incidenza della spesa alimentare sul totale del budget familiare varia notevolmente tra paesi ricchi e meno ricchi dell’Unione. In Austria, Germania e altri stati benestanti la percentuale si attesta intorno al 14-15%, mentre in paesi come Ucraina, Romania e Serbia supera il 35%, arrivando in alcuni casi al 44%.
Questa differenza economica influenza anche l’attenzione verso la sostenibilità: nei paesi con più basso potere d’acquisto è minore la disponibilità a pagare un prezzo maggiore per prodotti green. Curiosamente, ci sono stati storicamente vicini all’ecologia, come la Danimarca, che mostrano oggi una maggiore reticenza su questo fronte, allineandosi a Bulgaria, Croazia e Serbia.
Benessere e salute: temi unificanti per i consumatori europei
Nonostante le difficoltà, cresce il numero di europei attenti al proprio benessere. Oltre il 30% dichiara di praticare regolarmente esercizio fisico e di limitare il consumo di alcol. Fra i trend più diffusi figura la riduzione dello zucchero, con una crescita marcata delle bevande funzionali ed energetiche in paesi come Bulgaria, Polonia, Romania, ma anche Belgio e Austria.
In Italia è aumentata la diffusione di marchi come Le Naturelle, passata dal 34% di penetrazione al 40,7% e in Polonia OnlyBio, salito dall’11,9% al 18,7%. In Germania il segmento della salute registra incrementi notevoli, con particolare attenzione a prodotti dimagranti e drink energetici.
Il benessere individuale appare quindi un punto fermo per molti consumatori europei, che modulano scelte alimentari e stili di vita in risposta a un futuro incerto. Questo orientamento influenza sempre più anche il modo di fare la spesa, a vantaggio di prodotti percepiti come più salutari e funzionali.