L’Italia conferma l’allineamento alle indicazioni europee per ridurre gradualmente il deficit pubblico al di sotto del 3% del prodotto interno lordo . Il Semestre europeo, aggiornato a primavera 2025, evidenzia come Roma si trovi tra i Paesi che rispettano le condizioni della procedura per deficit eccessivo. Al contrario, Vienna rischia l’apertura di una nuova procedura da parte della Commissione Europea, a causa di un deficit sopra la soglia consentita. Andiamo a vedere dettagli e implicazioni di queste situazioni nell’Unione.
L’austria sotto la lente per un deficit più alto del consentito nel 2024
L’Austria si trova ora nel mirino della Commissione Europea, che ha deciso di proporre al Consiglio l’apertura di una procedura per deficit eccessivo motivata dal superamento della soglia del 3% del Pil. Nel 2024, infatti, il disavanzo registrato a Vienna ha raggiunto il 4,7%, una cifra superiore ai limiti fissati dal Patto di stabilità. Si tratta di un evento rilevante, visto che l’Austria ha sempre rappresentato uno degli Stati più rigorosi nel controllo dei bilanci pubblici dell’Unione.
La proposta della Commissione arriva dopo una valutazione approfondita, inclusa la considerazione del parere del Comitato economico e finanziario. L’obiettivo è che il Consiglio avvii una procedura per deficit eccessivo fondata sul valore assoluto del disavanzo, non solo sul debito pubblico. Vienna aveva già affrontato una procedura simile nel passato, attivata nel 2009 e chiusa solo nel 2013 dopo un aggiustamento dei conti.
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Questo nuovo sviluppo segnala una svolta significativa nelle finanze austriache, con possibili conseguenze per le politiche di bilancio del Paese. Il procedimento potrebbe portare a raccomandazioni sul piano correttivo da adottare per riportare il deficit entro i limiti richiesti. La situazione riguarda soprattutto la gestione della spesa pubblica e le misure straordinarie messe in atto o meno per contenere il disavanzo.
L’italia tra i paesi che rispettano le regole europee sul deficit
Secondo la Commissione Europea, l’Italia si sta muovendo nella direzione indicata dal Patto di stabilità, che richiede un progressivo rientro del deficit pubblico sotto la soglia del 3% del Pil. Tra gli Stati membri sotto procedura per disavanzi eccessivi, Roma è considerata conforme alle regole insieme a Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia. Non è quindi richiesta l’adozione di ulteriori misure correttive in questa fase, come confermato dal pacchetto di primavera del Semestre europeo presentato a Bruxelles.
La valutazione si basa principalmente sulla crescita della spesa pubblica netta, indicatore fondamentale sulle dinamiche dei conti pubblici. L’Italia, infatti, ha mantenuto in linea il tasso di aumento previsto nel piano di medio termine, fermandosi poco sotto il limite massimo concordato. La Commissione segnala un margine prudente di 0,3-0,4 punti percentuali di Pil inferiore rispetto al tetto definito, una strategia che contribuisce a un percorso sostenibile verso il pareggio strutturale. Per il 2025, questo margine si prevede intorno allo 0,2% del Pil, pari a circa 4 miliardi di euro. Tale risultato suggerisce un controllo attento della spesa pubblica da parte del governo italiano.
L’allineamento serve anche a evitare sanzioni o ulteriori pressioni da Bruxelles, poiché un disavanzo eccessivo può comportare l’apertura formale della procedura prevista dal Patto di stabilità. La conferma dello stato di buona condotta sul piano finanziario europeo riflette un equilibrio raggiunto dopo anni di gestione complessa dei conti pubblici. La situazione economica italiana resta comunque monitorata con attenzione, considerando gli scenari congiunturali e internazionali che impattano sulle finanze statali.
Valutazione della spesa netta e piani a medio termine degli altri stati membri
In occasione della presentazione dei piani a medio termine di 18 Stati membri, la Commissione ha condotto un’analisi dettagliata dell’andamento della spesa netta, parametro chiave per valutare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Dodici Paesi rispettano i limiti di crescita massima della spesa raccomandata, tenendo conto della clausola di salvaguardia nazionale. Tra questi, oltre all’Austria, ci sono Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Slovenia e Svezia.
Portogallo e Spagna risultano sostanzialmente conformi ai piani, nonostante si registrino alcune deviazioni limitate rispetto agli obiettivi indicati. La Commissione segnala invece un rischio di superare i tassi di crescita massima per Cipro, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi. Questi Stati dovranno probabilmente adottare misure per riallinearsi ai percorsi monitorati, onde evitare sanzioni o procedure di correzione.
La situazione del Belgio appare incerta: dopo la presentazione del piano a medio termine è stato raccomandato un nuovo percorso correttivo, attualmente in fase di adozione da parte del Consiglio. L’aumento della spesa netta prevista per il 2025 supera il limite massimo raccomandato, ma rimane entro la flessibilità definita dalla clausola nazionale. Questo comporta una valutazione attenta, perché la flessibilità può compensare temporanei scostamenti, ma non giustifica distorsioni strutturali nei conti.
Per la Romania, invece, la situazione appare critica. La crescita della spesa netta supera significativamente il tetto previsto, con rischi evidenti sulla possibilità di correggere il disavanzo entro il 2030 secondo il percorso stabilito. La Commissione ha raccomandato che il Consiglio riconosca la mancanza di misure efficaci da parte di Bucarest per rientrare negli obiettivi finanziari europei. Questo pronostico potrebbe portare a provvedimenti più stringenti nei confronti del Paese.
Impatto delle nuove regole del patto di stabilità dopo la pandemia
Le regole sul Patto di stabilità e crescita, riformate nel 2023 dopo la sospensione legata alla pandemia di Covid-19, mostrano effetti piuttosto evidenti nella gestione delle finanze pubbliche europee. Questi nuovi criteri hanno introdotto modalità più rigorose per controllare la spesa pubblica e il rispetto del deficit, cercando di evitare eccessi che potrebbero compromettere la stabilità economica degli Stati membri e dell’Unione nel suo complesso.
L’Italia è tra i Paesi che paiono aver raggiunto un equilibrio soddisfacente grazie a questi standard. Al contrario, l’esempio dell’Austria, con il possibile avvio di una nuova procedura per deficit eccessivo, dimostra che anche stati tradizionalmente rigorosi possono incorrere in difficoltà, specie in un contesto economico globale sempre più complesso.
Nel complesso, il quadro emerso dal Semestre europeo conferma che il monitoraggio rigoroso della spesa pubblica resta uno degli strumenti principali per garantire la sostenibilità delle finanze nell’UE. Alcuni Paesi stanno rispettando le regole con margini variabili di flessibilità, mentre altri mostrano segnali di criticità che potrebbero richiedere interventi correttivi per evitare ripercussioni sul bilancio e sulla credibilità finanziaria.