Italia fatica a rispettare articolo 27 della Costituzione sul sistema carcerario e la riduzione della recidiva

Italia fatica a rispettare articolo 27 della Costituzione sul sistema carcerario e la riduzione della recidiva

Renato Brunetta denuncia il sovraffollamento e le carenze nelle carceri italiane, evidenziando l’importanza di programmi educativi e lavorativi per ridurre la recidiva e rispettare l’articolo 27 della Costituzione.
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Renato Brunetta denuncia il sovraffollamento e le condizioni carcerarie inadeguate in Italia, sottolineando l’importanza di programmi educativi e lavorativi per ridurre la recidiva e favorire il reinserimento sociale dei detenuti. - Gaeta.it

Il dibattito sullo stato delle carceri italiane torna al centro dell’attenzione dopo le dichiarazioni di renato brunetta, presidente del consiglio nazionale dell’economia e del lavoro , rilasciate a trento durante il festival dell’economia. Brunetta ha evidenziato come il sistema carcerario italiano, con i suoi 61.000 detenuti, non riesca a garantire condizioni dignitose né a rispettare pienamente l’articolo 27 della Costituzione, centrato sul non afflittività delle pene e sul reinserimento sociale dei detenuti.

Le condizioni attuali nelle carceri italiane e il sovraffollamento

Le strutture carcerarie italiane ospitano oggi oltre 61.000 detenuti, distribuiti in 189 istituti presenti sul territorio nazionale. Gran parte di questi spazi soffre un grave sovraffollamento che compromette la qualità della vita dei reclusi. Brunetta ha puntualizzato come, a eccezione di alcune realtà specifiche, la maggioranza delle carceri offra condizioni che si discostano notevolmente dal rispetto del dettato costituzionale, che richiede il rispetto della dignità umana e un focus sul recupero sociale.

Il sovraffollamento non rappresenta solo un problema numerico, ma si traduce in spazi ristretti, limitato accesso ai servizi essenziali e difficoltà nel garantire programmi educativi e di formazione. Questi elementi contribuiscono a un ambiente che spesso diventa causa di ulteriori problemi di ordine psicofisico per i detenuti, aggravando le difficoltà di reinserimento una volta usciti. La situazione testimonia una crisi che riguarda l’intero sistema penitenziario e le risorse destinate a questa gestione.

Carenze materiali e sanitarie negli istituti di pena

Brunetta ha portato l’attenzione anche su un aspetto poco noto ma cruciale: la mancanza di beni di prima necessità come dentiere, occhiali e apparecchi acustici per chi non può permetterseli nel carcere. Una carenza che, oltre a peggiorare la qualità della vita, mina direttamente la dignità dei detenuti e ostacola ogni possibile percorso di recupero.

Il sovraffollamento e le difficoltà organizzative si uniscono a una fragilità strutturale, che porta a situazioni in cui la salute e il benessere sono sacrificati. L’assenza di servizi essenziali penalizza soprattutto chi ha maggiori bisogno e riduce le possibilità di successo nelle attività di rieducazione. Nel sistema penitenziario, poter accedere a cure e dispositivi fondamentali è indispensabile per progettare un futuro diverso dopo la detenzione.

Il progetto “recidiva zero” e la sfida della riabilitazione

Il cuore dell’appello di brunetta riguarda la recidiva, cioè la percentuale di ex detenuti che tornano in carcere. Attualmente, il dato è preoccupante: il 70% delle persone che hanno già scontato una pena torna dietro le sbarre per nuovi reati. La spesa pubblica per mantenere attivo il sistema carcerario è consistente, ma finora non ha portato ai risultati sperati.

Brunetta ha ricordato invece studi che dimostrano come durante il periodo di detenzione, quando detenuti hanno accesso a scuola, formazione e lavoro, la recidiva possa scendere fino al 2% o addirittura allo zero. “Questo dimostra che il carcere può funzionare come luogo di recupero sociale, se accompagnato da programmi educativi e di inserimento lavorativo.” L’obiettivo è far sì che la pena diventi un’occasione di cambiamento reale e non solo un momento di isolamento.

Interventi mirati per chi è prossimo alla liberazione

Secondo brunetta, l’intervento più urgente riguarda i detenuti con una pena residua inferiore a un anno, stimati tra 6.000 e 7.000 persone. Investire su di loro con un sistema organizzato di educazione, formazione e lavoro può ridurre drasticamente la recidiva e favorire un reinserimento positivo nella società.

Questa fascia di detenuti rappresenta un gruppo su cui concentrarsi sin da subito, con programmi che inizino ancora dentro il carcere ma che accompagnino la persona anche fuori. Costruire percorsi di formazione e occupazione per chi sta per uscire diventa così una strategia concreta per rallentare o interrompere il ciclo di ritorno alla detenzione. Il progetto “recidiva zero” si fonda proprio su questa idea di intervento strutturato e mirato.

Brunetta ha messo in luce come queste azioni siano, in fondo, in linea con quanto dispone l’articolo 27 della Costituzione italiana, che vede nella pena non solo una sanzione ma un’occasione per rieducare il detenuto e consentirgli di ricostruire una vita normale. Il sistema carcerario resta una sfida aperta, ma disporre di una strategia concreta su scuola, formazione e lavoro rappresenta un passaggio necessario.

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