Israele ha completato due operazioni militari segrete che hanno colpito duramente la leadership iraniana e il suo programma nucleare. L’attacco a sorpresa ha eliminato generali e scienziati chiave, aprendo la fase iniziale della guerra durata 12 giorni. Un intreccio di strategia militare e intelligence ha permesso di eseguire raid a lunga distanza a quasi 1.600 chilometri da tel aviv. Le manovre sono state catalogate con nomi in codice evocativi: ‘nozze rosse‘ e ‘operazione narnia‘.
Strategia e preparativi per un attacco a lungo raggio a teheran
L’idea di colpire l’iran risale a metà anni Novanta, quando i servizi segreti israeliani identificarono i primi segnali di un tentativo di sviluppare armi nucleari. Da allora si sono susseguiti numerosi atti di sabotaggio, tra cui esplosioni controllate in siti per l’arricchimento dell’uranio e omicidi mirati di alcuni scienziati. Queste azioni non riuscirono a fermare del tutto il programma, rafforzando la convinzione che bisognasse colpire con un attacco diretto.
La distanza tra israel e teheran rappresentava la sfida principale: oltre 1.600 chilometri da percorrere per raggiungere i bersagli. I piloti israeliani dovettero addestrarsi a volare in strette formazioni di 6-10 aerei, alternandosi per i rifornimenti in volo via aerei cisterna, per poter mantenere la copertura fino all’obiettivo. In più, per ottenere la massima efficacia, i missili sganciati dovevano esplodere in rapida successione, con una differenza temporale di appena 15-20 secondi.
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Addestramento e simulazioni precedenti
Per questo, nel 2008 fu organizzata l’operazione “Glorious Spartan” nei cieli della Grecia, con più di 100 aerei F-15 e F-16 impegnati a simulare la distanza e la coordinazione necessaria. Le esercitazioni si ripeterono negli anni successivi e alcuni tentativi di attacco furono bloccati per timori di escalation o per volontà diplomatica americana. Nel 2024, raid su obiettivi in yemen e in iran permisero ulteriori test di capacità offensive a lunga distanza, neutralizzando anche sistemi difensivi S-300 forniti dalla russia.
Il giorno degli attacchi: nozze rosse e operazione narnia
Nella notte del 13 giugno, i vertici militari israeliani si riunirono in un bunker sotto il quartier generale dell’aeronautica per seguire in diretta la discesa in picchiata dei caccia su teheran, chiamata ‘nozze rosse‘. In poche ore la maggior parte delle figure chiave delle forze armate iraniane venne eliminata. Il nome in codice si ispira a una scena del celebre telefilm ‘il trono di spade‘, che raffigura un massacro durante un matrimonio.
Poche ore prima, un’altra operazione denominata ‘operazione narnia‘ aveva colpito i quartieri di teheran, eseguendo l’eliminazione simultanea di nove scienziati nucleari iraniani, impegnati nelle ricerche strategiche per il programma atomico. L’azione richiese una serie di infiltrazioni, con droni esplosivi e piccoli gruppi armati posizionati vicino alle difese antiaeree iraniane, pronti a neutralizzare postazioni missilistiche non appena sarebbe iniziato l’attacco.
Supporto operativo e intelligence
A novembre dell’anno precedente, l’esercito israeliano riunì 120 esperti di intelligence e piloti aeronautici per stilare una lista di oltre 250 obiettivi, tra militari, scienziati e impianti nucleari. Fu fondamentale l’apporto operativo del mossad, che per mesi riuscì a contrabbandare componenti per droni esplosivi attraverso valigie e container diretti verso i punti chiave a teheran.
Il primo ministro benjamin netanyahu prese la decisione definitiva il 9 giugno, sapendo che avrebbe dovuto coprire ogni mossa per mantenere l’effetto sorpresa. Per mascherare i movimenti, annunciò un weekend di ferie proprio mentre organizzava il rinvio del matrimonio del figlio avner, previsto per il 16 giugno. Nemmeno la famiglia ne fu informata subito.
In quei giorni si registrarono fughe di notizie verso media internazionali per suggerire divergenze tra netanyahu e l’allora presidente statunitense donald trump sulle azioni da seguire. Trump spingeva per tentare ancora la via diplomatica, mentre i vertici israeliani preparavano da tempo la risposta armata. Il giorno dell’attacco, trump ribadì la speranza in un accordo con l’iran e invitò a non provocare ulteriori tensioni. In realtà, l’esecuzione delle operazioni era già in corso.
La logica dietro l’attacco e la reazione imprevista della leadership iraniana
La chiave militare fu far credere a teheran che israele non avrebbe agito senza il via libera americano. In questo modo, lo stato ebraico mantenne sotto controllo la comunicazione e il monitoraggio, evitando che gli iraniani si preparassero all’attacco. Senza un intervento diretto degli stati uniti, israele poté agire da solo mantenendo la sorpresa.
Colpire la leadership e impedire rappresaglie
La priorità assoluta fu colpire la leadership militare iraniana con ‘nozze rosse‘ per impedire rappresaglie immediate. Dato che i vertici dell’aeronautica erano riuniti nello stesso luogo, furono eliminati quasi tutti insieme. Ciò permise ai caccia e ai droni israeliani di proseguire il lavoro, distruggendo siti per missili e centrali nucleari, almeno nelle prime fasi. La manovra mitigò la capacità di risposta veloce di teheran, bloccando alcune contro-mosse nei giorni successivi allo scoppio della guerra.