Gli ultimi sviluppi sugli attacchi statunitensi ai siti nucleari iraniani di Fordow tornano a far discutere in ambito internazionale. Donald Trump ha negato con forza che Teheran abbia rimosso materiali delicati dopo il raid, replicando così a indiscrezioni circolate sulla stampa. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha confermato questa posizione in conferenza stampa, sottolineando invece l’impatto rilevante degli attacchi sul programma nucleare iraniano. Intanto si accende il dibattito sulla copertura mediatica degli eventi, accusata di distorcere i fatti e minimizzare il successo dell’operazione.
Trump smentisce la rimozione di materiali sensibili dal sito nucleare di fordow
Durante un intervento su Truth Social, piattaforma social molto seguita dall’ex presidente Donald Trump, è arrivata una smentita netta: nessun materiale nucleare è stato spostato o rimosso dal sito di Fordow dopo l’attacco americano del fine settimana. Trump ha spiegato che i veicoli presenti nell’impianto erano automezzi di operai intenti a coprire la sommità dei condotti con cemento. Ha definito impossibile spostare il materiale sensibile, per via del peso e del rischio operativo elevato. Sebbene il presidente Usa non abbia mostrato prove, il suo messaggio ribadisce quanto affermato in precedenza dal segretario alla Difesa Pete Hegseth.
Questa dichiarazione interrompe le speculazioni di alcuni media internazionali che avevano avanzato l’ipotesi che parti essenziali del materiale nucleare fossero state allontanate in preparazione di un possibile attacco. Trump ha chiuso la comunicazione con un rilancio contro alcuni organi di stampa, accusati di aver diffuso notizie false sull’esito e le conseguenze dell’operazione.
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Conferma del segretario alla Difesa pete hegseth sui danni al programma nucleare iraniano
Il segretario alla Difesa Pete Hegseth, parlando dal Pentagono, ha fornito dettagli più concreti sull’effetto degli attacchi Usa contro i siti nucleari di Fordow. Ha citato fonti come l’agenzia atomica israeliana e il direttore dell’agenzia internazionale per l’energia atomica per confermare che gli impianti per l’arricchimento dell’uranio sono stati resi non operativi. Ha specificato che sono stati provocati danni significativi e prolungati al tentativo iraniano di sviluppare capacità nucleari militari.
Hegseth ha aggiunto che l’intelligence della CIA valuta l’infrastruttura nucleare iraniana seriamente compromessa, rafforzando quanto sostenuto dal Pentagono e dagli alleati nell’area. Questa rappresenta una conferma ufficiale dell’impatto strategico degli attacchi, in contrasto con alcune narrazioni mediatiche che minimizzano l’operazione.
Polemiche e accuse sulla copertura mediatica negli Stati Uniti
Durante la conferenza stampa, Pete Hegseth ha criticato duramente i principali media statunitensi accusandoli di irresponsabilità e di voler dipingere l’operazione come un fallimento. Hegseth ha ribadito che l’attacco è stata una missione complessa e storicamente riuscita, sottolineando come invece i media preferiscano concentrarsi su scandali e notizie meno rilevanti, trascurando momenti importanti come i successi militari e il forte aumento delle adesioni ai corpi armati.
Ha inoltre menzionato che da quando Trump è al comando, c’è un forte riscontro positivo verso le forze armate, ma i media tendono a ignorare o ridicolizzare queste conquiste per ragioni politiche. Questa critica alla stampa americana è centrale nel discorso sull’attacco in Iran, dove l’impegno e i risultati delle forze statunitensi si scontrano con la narrazione negativa di certi giornali e network.
Trump rilancia contro i media dopo il sostegno di hegseth
Sulla scia dell’intervento del segretario alla Difesa, Trump ha colto l’occasione per attaccare nuovamente giornali come il New York Times e la CNN definendo alcune loro notizie “fake” e annunciando presunti licenziamenti a seguito di errori nelle ricostruzioni sull’attacco a Teheran. Ha celebrato la conferenza stampa di Hegseth definendola fra le più efficaci e professionali viste finora, lodando il linguaggio forte contro la disinformazione.
Trump ha sostenuto che i giornalisti dovrebbero scusarsi con le truppe e i militari coinvolti nell’operazione, ribadendo che buona parte della comunicazione imperfetta è alimentata da una volontà politica, più che da veri errori giornalistici. L’ex presidente ha voluto sottolineare di nuovo che i documenti sensibili non sono stati mossi, e che l’attacco ha colpito con precisione il programma nucleare iraniano.
Questa nuova ondata di accuse alla stampa si inserisce in un contesto di tensione elevata tra il governo USA e più media tradizionali, con ripercussioni importanti su come vengono raccontate questioni strategiche di sicurezza nazionale come questa.