L’incidente della scorsa settimana, costato la vita a un paziente e a un accompagnatore a bordo di un’ambulanza, ha spinto la croce bianca a fare alcune considerazioni sul modo in cui vengono gestiti i corsi di guida e i controlli sugli autisti di mezzi di soccorso. L’associazione ribadisce l’impegno quotidiano nel garantire la sicurezza in strada e riapre il dibattito sull’eventualità di rendere obbligatori i corsi di aggiornamento, fino ad oggi facoltativi. Scopriamo cosa ha detto il direttore Ivo Bonamico e quali sono le specifiche del lavoro della croce bianca.
Chilometri percorsi e formazione degli autisti: l’impegno della croce bianca
La croce bianca copre ogni anno più di 9 milioni di chilometri, con una media giornaliera che spesso supera i 30 mila chilometri, un dato che sottolinea quanto intensivo sia il lavoro dei mezzi di soccorso sulle strade. Un carico così elevato richiede una preparazione accurata per gli autisti, che non si limita al solo possesso della patente ma comprende test di abilità e corsi di guida sicura organizzati al safety park. Questi corsi per molti autisti sono facoltativi e opzionali, con possibilità di aggiornamento ogni due anni. Nelle varie sezioni, gli addetti vengono introdotti anche al funzionamento specifico dei mezzi e alle loro caratteristiche tecniche.
Formazione specifica e abilità richiesta
Ivo Bonamico, direttore dell’associazione, ha voluto evidenziare proprio questi aspetti, ricordando che il lavoro di chi guida un’ambulanza non è come quello di un normale conducente. Serve attenzione costante, capacità di reazione immediata e formazione specifica per gestire situazioni di emergenza. La frequenza e la qualità dei corsi incidono su queste capacità. Così, valutare se i corsi debbano restare a discrezione o diventare obbligatori è al centro di un confronto aperto dopo quanto accaduto.
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Riflessioni dopo l’incidente: verso corsi obbligatori e differenze tra soccorso e trasporto infermi
L’episodio dell’incidente ha fatto emergere una domanda cruciale nella mente dei responsabili della croce bianca: cosa si può fare ancora per trovare margini di miglioramento? Ivo Bonamico ha proposto la possibile obbligatorietà dei corsi di aggiornamento biennali, per garantire una preparazione più rigorosa e aggiornata degli autisti. In un contesto in cui la velocità e la sicurezza si giocano su dettagli minimi, acquisire nuove competenze periodicamente potrebbe fare la differenza.
distinzione tra attività di soccorso e trasporto infermi
Bonamico ha anche puntualizzato la necessità di distinguere chiaramente tra due situazioni di guida, diverse per caratteristiche e rischi: il vero intervento di soccorso e il trasporto di infermi, che non richiede le stesse condizioni. Questa specificazione aiuta a inquadrare meglio le differenze che ogni autista deve tenere presente quando è al volante di un mezzo di emergenza.
Il caso del conducente coinvolto: stato di salute e formazione completata
L’autista coinvolto nell’incidente, un uomo di 75 anni, aveva completato i corsi facoltativi di aggiornamento e superato tutti i controlli medici richiesti per la sua età, requisito fondamentale per poter guidare un’ambulanza. Dopo l’impatto, è stato ricoverato in ospedale ma poi dimesso. Attualmente non presta servizio e si sta riprendendo dagli eventi.
Ivo Bonamico ha riferito di aver mantenuto contatti telefonici con l’autista e ha sottolineato quanto quest’ultimo sia rimasto profondamente toccato dall’accaduto. La sua situazione personale e professionale resta al centro di un’attenzione particolare da parte della croce bianca, che osserva con attenzione sia la sua salute sia il percorso che lo porterà eventualmente a tornare al lavoro.
Le parole di Bonamico ribadiscono che chi guida un’ambulanza svolge un compito delicato e gravoso, dove la preparazione, i controlli e la capacità di affrontare momenti critici sono imprescindibili per la sicurezza di pazienti, accompagnatori e operatori stessi.