Infiltrazioni camorriste al comune di caserta: gestione appalti e servizi sotto la lente del governo

Infiltrazioni camorriste al comune di caserta: gestione appalti e servizi sotto la lente del governo

Nel 2025 il comune di Caserta è stato sciolto per infiltrazioni camorriste che coinvolgono l’ex sindaco Carlo Marino, assessori e dirigenti, con indagini su appalti pubblici e legami con i clan Casalesi e Belforte.
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Nel 2025 il comune di Caserta è stato sciolto per gravi infiltrazioni camorriste nell’amministrazione, con indagini che coinvolgono l’ex sindaco Carlo Marino e altri esponenti politici per corruzione e gestione illecita di appalti pubblici. - Gaeta.it

Nel 2025, il comune di caserta è stato sciolto dal governo per gravi infiltrazioni camorriste che hanno coinvolto l’amministrazione e i suoi apparati negli ultimi anni. L’ex sindaco carlo marino, in carica dal 2016 al 2024, è al centro di indagini e accuse che svelano rapporti con la criminalità organizzata e gestioni illecite di servizi pubblici. La decisione segue una serie di indagini della procura, una commissione d’accesso e una relazione del ministro dell’interno matteo piantedosi, che documentano un sistema radicato di illegalità. Le attività criminali si sono concentrate soprattutto negli appalti per scuole, verde pubblico, rifiuti e servizi socio-assistenziali.

La relazione del ministro dell’interno e le motivazioni dello scioglimento

Il ministro matteo piantedosi ha formalizzato nel 2025 una relazione che evidenzia come l’amministrazione comunale di caserta fosse manovrata da interessi collegati alla camorra. Nel documento, allegato al decreto di scioglimento pubblicato in gazzetta ufficiale, si sottolinea “una evidente assenza di legalità nell’azione amministrativa” e uno stato di “precarià degli uffici comunali” che favoriva irregolarità. La struttura politica, secondo il ministro, ignorava i principi fondamentali di legalità, trasparenza e imparzialità, pena la compromissione dell’intera gestione dell’ente. In particolare, il rapporto segnala strette relazioni tra il sindaco carlo marino, l’ex vicesindaco e l’ex assessore con ambienti della criminalità organizzata.

Intervento diretto del governo

Questa valutazione spiega la decisione del governo di intervenire direttamente, sciogliendo il consiglio comunale per “infiltrazioni camorriste”. Le relazioni affrontano anche il tema della continua assegnazione di incarichi a figure sospette, nonostante provenissero da processi giudiziari. Il ministro fa riferimento a numerosi incarichi attribuiti a dirigenti ritenuti vicini a clan come quello dei casalesi, peggiorando così la situazione di illegalità.

L’indagine della prefettura e il lavoro della commissione d’accesso

La prefettura di caserta, sotto la guida del prefetto lucia volpe, ha fornito un’altra relazione decisiva per le azioni del governo. I dati raccolti si basano su un’indagine duratura della commissione d’accesso insediatasi nell’agosto 2024, che ha analizzato oltre sei mesi di attività amministrative. La commissione, nominata dal precedente prefetto giuseppe castaldo, ha riscontrato una forte reticenza del comune nel fornire documenti completi e precisi.

In più occasioni, l’ente ha fornito atti parziali o fuorvianti, rallentando il lavoro dei commissari. La commissione ha messo in evidenza come dall’inizio del mandato di marino nel 2016 fosse emersa una tendenza consolidata a nascondere situazioni irregolari che coinvolgevano appalti e forniture pubbliche. Le carenze documentali hanno ostacolato anche la comprensione completa delle responsabilità, pur indicando chiaramente la presenza di infiltrazioni criminali.

Difficoltà nell’accesso ai documenti

L’ostruzionismo amministrativo ha rappresentato un ulteriore elemento di criticità nell’indagine, mettendo in luce un sistema che tentava di nascondere le irregolarità agli organi di controllo.

Le indagini della procura e le figure coinvolte negli appalti illeciti

Nel corso del 2024, la procura di santa maria capua vetere ha condotto almeno due importanti indagini sugli appalti pubblici a caserta. I procedimenti riguardano la gestione delle forniture per le scuole e la manutenzione del verde pubblico. Entrambe le inchieste si sono concluse con arresti, tra cui quello dell’assessore marco marzo e del dirigente franco biondi, figura chiave nell’amministrazione comunale.

biondi, nonostante fosse coinvolto in processi per fatti gravi, ha continuato ad esercitare una forte influenza su settori strategici, come la programmazione urbanistica e i lavori pubblici. Un tema ricorrente è il parcheggio di via san carlo, progetto affidato ad un imprenditore vicino al boss michele zagaria, secondo le accuse. Solo alla fine del 2024, marino ha tolto alcune deleghe a biondi, mostrando una resistenza a cambiare assetti chiave durante il mandato.

Oltre a queste persone, c’è un’indagine a carico di marino stesso, accusato di turbativa d’asta per un appalto relativo alla raccolta rifiuti. Nella stessa inchiesta figura carlo savoia, ritenuto un rappresentante “colletto bianco” vicino al clan casalesi. Questi elementi dimostrano come la criminalità utilizzasse più livelli della struttura comunale per consolidare il proprio controllo sugli appalti.

Coinvolgimenti politici e legami con clan locali

L’ex vicesindaco emiliano casale è indagato per voto di scambio politico-mafioso, una pratica che la procura di santa maria capua vetere attribuisce in relazione a rapporti con un imprenditore vicino al clan belforte di marcianise. Questo episodio è uno dei molti segnali di una penetrazione camorristica nelle istituzioni locali.

Un ulteriore elemento si trova nelle indagini sui servizi socio-assistenziali gestiti dal comune. È coinvolto anche un ex assessore e alcune cooperative vicine alla criminalità. Nel 2023 una di queste cooperative ha subito un’interdittiva antimafia a cura della prefettura di salerno. Queste situazioni confermano quanto la criminalità organizzata abbia agganciato aspetti fondamentali della vita cittadina.

Condanna per voto di scambio politico-mafioso

Viene inoltre menzionata la condanna del 2023 a quattro anni e otto mesi per voto di scambio politico-mafioso inflitta a pasquale corvino, ex vicesindaco prima di carlo marino e protagonista nella scena politica di centrodestra. Curiosamente, la sorella di corvino fu candidata con marino nel 2016, ottenendo consensi significativi e diventando assessore.

I fatti accertati e le decisioni prese dal governo segnalano quindi un clima di corruzione diffusa, con nodi che si intersecano tra politica, criminalità e appalti pubblici. Le prossime fasi giudiziarie dovranno fare chiarezza completa sulle responsabilità e aprire la strada a una ricostruzione dell’amministrazione cittadina.

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