Il crollo del viadotto ortiano 2, sulla statale 117 ‘Sila Mare’, avvenuto il 3 maggio 2023 a Longobucco, in provincia di cosenza, ha portato all’apertura di un’inchiesta da parte della Procura di Castrovillari. Dodici persone coinvolte nella progettazione, realizzazione e collaudo dell’opera risultano indagate. La vicenda riguarda presunte irregolarità tecniche e gestionali, che hanno portato al cedimento della struttura a soli nove anni dall’inaugurazione. L’attenzione si concentra soprattutto sulle modifiche al progetto originale e sulle responsabilità di chi avrebbe dovuto garantire la sicurezza dell’infrastruttura.
La procura indaga sulle responsabilità
L’inchiesta della procura riguardante il crollo del viadotto ha portato alla notifica degli avvisi di conclusione indagini a dodici indagati. Tra loro figurano membri della commissione di gara incaricata della scelta dell’impresa esecutrice, la commissione di collaudo dell’opera, il responsabile unico del procedimento , il direttore dei lavori, il legale rappresentante dell’azienda aggiudicataria, e dirigenti di Anas. La presenza di figure così diverse lascia intendere un’attenzione approfondita sia sulle fasi di assegnazione e progettazione che su quelle di verifica e gestione dell’opera.
Coordinamento delle indagini
Il pubblico ministero Veronica Rizzaro ha coordinato l’indagine. Il coinvolgimento del direttore dei lavori e del rup punta a fare luce su eventuali negligenze nella supervisione tecnica durante la costruzione. Aggiungendo le responsabilità legate al collaudo, emergono dubbi sulle verifiche effettuate prima dell’entrata in esercizio dell’infrastruttura.
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Modifiche critiche al progetto originale
Al centro dell’inchiesta c’è il mancato posizionamento di micropali alla base delle fondazioni del viadotto, ritenuto causa diretta dello scalzamento del terreno e del successivo cedimento della struttura. Il progetto iniziale prevedeva l’installazione di 32 micropali per contrastare il rischio idraulico, trattandosi di un’opera realizzata all’interno dell’alveo del torrente Trionto. Successivamente, il numero di pali previsti è stato ridotto a 15 senza valutare adeguatamente il pericolo di erosione della base.
Gli inquirenti ipotizzano che la modifica del progetto non abbia considerato le conseguenze di questa riduzione sulle caratteristiche di stabilità dell’opera. Il progetto finale sarebbe stato depositato senza una dettagliata valutazione del rischio che invece avrebbe imposto di mantenere o addirittura aumentare il rinforzo con micropali.
La riduzione del numero dei pali ha reso vulnerabile la fondazione, esponendola all’azione erosiva del torrente soprattutto durante eventi meteorologici estremi, come quello registrato poco prima del crollo.
Omissioni nella fase di collaudo
La procura punta il dito anche sulla commissione di collaudo tecnico amministrativo dell’opera, chiamata a controllare la sicurezza e conformità del viadotto. Nel 2016 è stato redatto il certificato di collaudo, a quasi nove anni prima del cedimento, ma dalle indagini è emerso che tale certificazione sarebbe stata rilasciata senza tenere conto delle modifiche rilevanti apportate al progetto originale.
La commissione di collaudo avrebbe dunque ignorato variazioni sostanziali che avrebbero dovuto richiedere controlli ulteriori e aggiornati. In questo modo, il collaudo non avrebbe rilevato le fragilità strutturali generate dalla riduzione dei micropali.
Questa omissione rappresenta un elemento chiave nella ricostruzione delle responsabilità, anche considerando che il viadotto è rimasto in esercizio per anni con una vulnerabilità potenzialmente pericolosa. La mancata segnalazione di questi problemi da parte della commissione fa sorgere dubbi sulla correttezza della procedura di verifica.
Crollo durante il maltempo
L’accaduto si è verificato durante un’ondata di maltempo che ha ingrossato la portata del torrente Trionto. Le forti piogge e l’aumento dell’acqua hanno aggravato le condizioni del terreno alla base del viadotto, provocando il cedimento strutturale.
Il video del crollo, diffuso su Facebook pochi istanti dopo l’evento, ha fatto il giro del web, mettendo in evidenza la rapidità con cui la struttura ha ceduto. Il fatto non ha causato vittime ma ha sollevato immediatamente domande sul livello di sicurezza delle infrastrutture viarie locali.
Dal 2019, Anas ha assunto la gestione della statale 117 ‘Sila Mare’ e delle sue opere, compreso il viadotto. Il passaggio di competenze ha introdotto anche una nuova responsabilità nella sorveglianza e manutenzione dell’infrastruttura, oltre che nella gestione delle emergenze.
L’episodio ha acceso un faro sulle procedure di gestione e sulle condizioni di manutenzione di ponti e viadotti, richiamando l’attenzione delle autorità competenti e della cittadinanza sulle misure adottate per prevenire ulteriori incidenti simili.